di Simona Masciaga
“L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, apre il sipario lirico del Locri Opera Festival, un appuntamento ormai annuale, voluto dal Comune di Locri in collaborazione sinergica con l’Associazione Traiectoriae, l’Orchestra e il Coro del teatro “F.Cilea” di Reggio Calabria.
L’opera, tenutasi ieri 25 luglio,presso la Corte del Palazzo Comunale di Locri, sotto la direzione musicale del Maestro Alessandro Tirotta e la regia di Franco Marzocchi, ha ottenuto successo e approvazione da parte del pubblico presente.
“L’elisir d’amore”, melodramma giocoso, composto nel 1832 in brevissimo tempo, su libretto di Felice Romani, tratto dal romanzo “ Le Philtre” di Eugène Scribe, è un’opera considerata di “transizione”: sia per temi trattati che armonie e stile, si avverte musicalmente e nei ruoli interpretativi, l’eco dell’opera buffa di Rossini che la chiave di apertura del melodramma italiano che, vedrà in Verdi il massimo e più significativo esponente.
Arie poco note ai non appassionati, ad esclusione della celebre “Una furtiva lacrima”, poiché offuscate da opere maggiormente rappresentate e divenute emblema del Risorgimento italiano, sono state perfettamente eseguite dai protagonisti interpretati da una splendida e radiosa Ralitza Ralinova (Adina), Massimiliano Silvestri (Nemorino) Cuneyt Unsal (Belcore) Antonio Gobbi (Dulcamara) e Ilenia Morabito (Giannetta).
Contrariamente alle rappresentazioni canoniche, le quali danno risalto alla figura di Nemorino, personaggio che non solo deve dimostrare capacità scenica nei passaggi da ruolo giocoso a drammatico, il regista Franco Mazzocchi, in un’intervista a noi concessa, ha dichiarato di aver voluto mettere al centro della vicenda Adina: capricciosa fittaiuola, donna molto simile alla Mirandolina goldoniana, colta, capace, con spirito da imprenditrice che si crede astuta anche in amore ma che alla fine darà ascolto al vero sentimento dell’amore per Nemorino.
Grande interpretazione del basso giocoso Antonio Gobbi nel ruolo di Dulcamara, il quale, con ironia ha sostituito alcuni termini librettistici con parole locali quali “Locresi” e “Cirò”, strappando un sorriso divertito al pubblico.
Un’opera apparentemente semplice che diviene complessa specie nel susseguirsi delle scene e qui si è notata la perfetta intesa e sinergia tra regia e orchestra: coro, musiche e interpreti principali diventano un insieme senza lasciare vuoti e spazi d’attesa. Splendidi costumi molto accurati nei particolari e ovviamente va un nostro elogio all’Orchestra del Cilea e al maestro Alessandro Tirotta per il lavoro svolto alla perfezione diventando i veri protagonisti della serata. La replica sabato 27 luglio.
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