di Domenica Bumbaca
RIACE – In strada per protestare perché non hanno più tutela ed assistenza. In mezzo ad una strada gli immigrati di Riace, uno dei Comuni della rete Sprar (Sistema di Protezione dei Richiedenti Asilo e dei Rifugiati), impegnato nei progetti di assistenza ai richiedenti asilo. Giovani, padri e madri di famiglia, si sentono presi in giro, loro chiedono assistenza perché finito il progetto sono rimasti senza documenti e l’accoglienza terminerebbe in un pugno di mosche.
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Stamani erano in strada a ribadire i loro diritti, non riescono a comprendere la burocrazia, o meglio, le lungaggini burocratiche, italiane. Sono stati accolti, e adesso? Chiedono a gran voce l’intervento del Comune e vogliono sapere il loro destino.
Si è concluso il progetto Sprar, nessuna traccia di nuovi stanziamenti, eppure gli immigrati, anche in base all’ultima disposizione della Prefettura, di circa sei mesi fa, attraverso i progetti speciali con posti aggiuntivi, sono in sovrannumero. Non si contano i loro disagi, si lamentano, qualcuno pretende assistenza, quella assistenza che dovrebbe essere garantita, il minimo indispensabile per uno Sprar, ma che, manca. E poi c’è chi sostiene che gli Sprar sono uno strumento utile ma non di garanzia assoluta. «I beneficiari degli Sprar commentano alcuni- ignorano, o fanno finta di non capire, che i progetti di assistenza hanno un termine e molti di loro, pretendono, senza aver voluto mai imparare la lingua o addirittura senza mai voler lavorare». In altri progetti di accoglienza c’è la tutela a vita, qui i soldi non arrivano, anche se ci si chiede, effettivamente dove siano finiti questi finanziamenti.
Mancano i soldi e continuerà a mancare la certezza di ospitalità se qualcuno non interviene celermente, perché il destino di queste persone è legato a decisioni politiche, ad una procedura burocratica, che poco sa di umanità.
Loro sono umani, gli immigrati. Quelli che arrivano, sopravvivono e poi rimangono ad attendere chi deciderà, ancora, il loro futuro. Saranno sempre “sballottati” a destra e sinistra. Sono numeri che contano, ma, adesso questi numeri pesano e nessuno riesce più a mantenerli.
Intanto vagano per il paese con la sola assistenza delle associazioni e cooperative che, momentaneamente, li stanno accogliendo. Anche questo, senza rifinanziamenti, finirà. L’ospitalità di Riace, visto come modello Sprar, non può bastare. Servono tutela dei diritti, garanzie, assistenza e tutela finanziaria. Stamani il loro appello è stato chiaro: “Aiutateci a difendere i nostri diritti, perché non possiamo vivere sempre nell’incertezza”.
«Questi immigrati- afferma il consigliere di minoranza di Riace, Antonio Trifoli, raggiunto telefonicamente- sono allo sbando vero e proprio. Il progetto è finito e molti sono senza documenti e poche le speranze di poter restare. Non si comprende, spesso, l’iter procedurale molti immigrati restano in attesa. La burocrazia italiana, già è difficile da interpretare agli italiani stessi, figuriamoci per loro immigrati».
Non conoscono le pratiche procedurali, alcuni vagabondeggiano, altri approfittano, alcuni sono stati spostati nei centri dei paesi limitrofi, altri sono vittime di un sistema precario. Sta di fatto che oggi Riace è costretta, nuovamente, ad assistere ad un’altra ribellione. Riace accoglie. Ma le garanzie a chi si dovranno chiedere?