di Adelina B. Scorda
AFRICO – E’ arrivata intorno alle 10,30 di questa mattina l’equipe dell’Arpacal per effettuare i primi rilievi. A presentarsi davanti al sindaco Versaci la dottoressa Angela Cardile che insieme a Pasquale Laganà e a Duilio Dieni, fanno parte del reparto servizio suolo e rifiuti. Con loro anche un fisico, Santina Marguccio e un ingegnere ambientale: Alberto Belvedere del laboratorio fisico dell’Arpacal, con specifica competenza a rintracciare radioattività.
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Una riunione nell’uffico del sindaco precede l’inizio dei lavori. Qui è la Cardile a prendere per prima la parola presentando il piano di lavoro che da qui in avanti dovranno e vorranno seguire al fine di controllare ogni ambito al fine di scoprire da cosa sia determinata l’altissima incidenza tumorale nel Comune. Solo in questi giorni sarebbero stati scoperti altri cinque nuovi casi.
Ci si organizza prima di iniziare a scavare, ci si confronta per stabilire il modo migliore di procedere. Tre sono i punti in cui iniziare a scavare e tutti in un’unica via, quella che fino ad oggi ha mietuto più vittime: via Matteotti, 500 metri di strada e troppe morti. Si scaverà al centro della via, al civico 50, a monte quasi davanti la caserma dei Carabinieri e al suo imbocco.
Martello pneumatico, escavatore, un paio di operai e alle 11 si inizia a lavorare, si arriva alla profondità di un metro e trenta centimetri, sarà così per ogni scavo, tre i prelievi, due per i laboratori chimici del servizio suolo e rifiuti e uno per il laboratorio fisico, qui il materiale verrà analizzato per verificare la presenza o meno di radioattività. Ma l’attività dell’Arpacal dovrà procedere anche su altri fronti: a dover essere analizzate anche le abitazioni, con la possibilità di allargare lo studio oltre la via Matteotti. Ma qui servirà l’aiuto del Comune che dovrà elaborare, attraverso le conoscenze acquisite, una mappa delle aree maggiormente critiche. Da qui anche lo studio, i prelievi di materiale (mattoni ad esempio) all’interno delle abitazioni e l’installazione di un rilevatore Radon (ne saranno messi nove per effettuare una campionatura) per misurare la radioattività.
Un secondo step interesserà l’asse fluviale del torrente La Verde e anche se l’acqua è stata sottoposta nel tempo a controlli costanti da parte dell’’Arpacal, del Comune e dalla Sorical, si analizzeranno i sedimenti fluviali su tre stazioni di prelievo. Una alla foce del torrente, una all’intermedio, e uno in prossimità della parte più alta del torrente. L’obiettivo come più volte sottolineato dall’attivista del comitato “No discarica” Pratticò e dal sindaco è quello di riuscire a capire la causa di questa morti. «È mia intenzione – ha dichiarato il sindaco – arrivare alla fine di tutti gli accertamenti che andremo a fare ed essere in grado di dare una risposta scientifica a tutto questo».
Si scava, punto dopo punto il tempo scorre velocemente, la gente si avvicina, domanda, è interessata, vuole sapere se veramente qualcosa, finalmente, si muove. Sì, la macchina è in moto, sta muovendo i primi passi e ora non può più fermarsi.
Ci vorranno mesi, forse addirittura passerà un anno prima che un quadro, anche se non del tutto completo, possa essere stilato, ma non è importante, la lotta dei cittadini di Africo ha alzato la voce e si è fatta sentire, su questo esempio molti altri comuni dovrebbero fare lo stesso.
Intanto domani l’equipe dell’Arpacal farà ritorno ad Africo, per un ulteriore sopralluogo e inserire un rilevatore necessario al controllo dell’aria.