di Gianluca Albanese
SIDERNO – Quel mattacchione del Matteino ne ha combinata un’altra delle sue. Quando il popolo dei social network si divideva tra i favorevoli e i contrari alla nomina -data per molto probabile – a Ministro della Giustizia del magistrato antindrangheta per antonomasia, ovvero il geracese Nicola Gratteri, l’ex rottamatore nomina la farmacista di Mammola trapiantata a Monasterace (paese di cui è stata sindaco fino a pochi mesi fa) Maria Carmela Lanzetta.
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Lei, che renziana non è mai stata, viene nominata ministro per gli Affari Regionali dal leader politico prediletto del suo storico avversario politico Cesare De Leo; lei, capolista pro Civati alle primarie dell’otto dicembre, suscita le ire del Pippo nazionale – dopo Baudo, naturalmente – perché si vede sottratta una “sua” figura di riferimento, lui che non è un fan di questo costituendo esecutivo.
Ma tant’è. La Lanzetta ha già dichiarato di accettare l’incarico per rappresentare la Calabria nel Governo. Alè. Parole che suonano comune musica per questo comprensorio che, a memoria nostra, non ha mai avuto un proprio ministro.
Salutiamo con gioia la sua nomina. Noi che ne conosciamo la storia recente, fatta di lotta alla ‘ndrangheta in tutti i suoi volti: quella che spara e brucia le farmacie come la sua, e quella dei colletti bianchi che paralizza l’attività amministrativa di un paese che voleva fosse “normale”. Una storia in cui non mancano le ombre, non ultima quella del dissesto finanziario di un Comune abbandonato con le dimissioni dopo attentati e ostruzionismi di tutti i generi.
La Lanzetta non è un personaggio qualsiasi: o la si ama o la si osteggia in tutti i modi. Non si è ancora spenta l’eco delle polemiche col settimanale “La Riviera” allora diretto dal compianto Pasquino Crupi; nemmeno della feroce ironia dei suoi avversari politici per il suo ruolo di “sindaca” antimafia, spesso accostandola a due colleghe del tempo come la Girasole e la Tripodi.
La Calabria, e in particolare la Locride, però, ora si aspettano molto da lei. Le sfide che la attendono sono tante e importanti. Una di noi a palazzo Chigi potrebbe riaprire scenari che sembravano sopiti e che invece si potrebbero ripresentare: zona franca urbana, città metropolitana, interventi straordinari sulle grandi e ataviche emergenze del nostro comprensorio.
E allora ci aspettiamo dal nuovo ministro un “occhio di riguardo” verso questa terra. Quello che, insomma, è sempre mancato. Ma non solo. Ci aspettiamo che da una poltrona così prestigiosa dimostri, senza le paludi di ostruzionismi più volte lamentati, le proprie capacità di governo.
Vorremmo, infatti, che l’ex sindaco di Monasterace smettesse di essere semplicemente “un simbolo” – ricordiamo nitidamente l’annuncio che fece Pippo Civati durante il confronto televisivo a Sky Tg24 contro Renzi e Cuperlo quando tirò fuori il jolly presentando la sua candidatura in lista per le primarie dell’otto dicembre 2013 – e si proponga all’attenzione nazionale come Ministro capace. Noi siamo con lei, perché essere dalla sua parte significa fare il tifo per questa terra, mai troppo generosa con la Lanzetta, ma dalla quale ora si aspetta tanto.
In bocca al lupo, signor Ministro.