R. & P.
Più volte minacciato per le sue inchieste sulla ndrangheta, fondatore e direttore del quotidiano online di Reggio Calabria “Il Dispaccio” che ha investigato e denunciato la mafia più potente del mondo, a Teramo importante riconoscimento per Claudio Cordova, 33enne recente ingresso nella squadra di Paper First, la collana di libri del Fatto Quotidiano. A Cordova, infatti, è stato assegnato il Premio nazionale Paolo Borsellino, per l’impegno nel raccontare la ‘Ndrangheta. La cerimonia si è tenuta nel Teatro Comunale Teramo. L’iniziativa, organizzata come sempre dal 1992 dall’Associazione Falcone e Borsellino, con il patrocinio del Comune di Teramo, in collaborazione con l’Associazione studentesca “Omertà” segna il ritorno di questo Premio nella città di Teramo dopo 15 anni. L’attività, quella di Cordova, culminata con la recente pubblicazione di “Gotha – il legame indicibile tra ‘Ndrangheta, massoneria e servizi deviati”, libro-inchiesta che indaga sul coinvolgimento della criminalità organizzata calabrese in alcuni dei misteri irrisolti d’Italia, che si avvale della prestigiosa prefazione del procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho. Tra i premiati, anche Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, regista e attore e celebre per il film “La mafia uccide solo d’estate”, e Floriana Bulfon, giornalista che si è occupata con le sue inchieste del pericoloso clan dei Casamonica a Roma.Davanti a centinaia di studenti, Cordova ha raccontato delle difficoltà che si affrontano svolgendo l’attività giornalistica in Calabria: “Ancor prima delle minacce fisiche e muscolari, molto più pericolosi e dolorosi sono l’isolamento e la delegittimazione”. Ai giovani, Cordova ha lanciato un messaggio di speranza: “Prima o poi, vi scontrerete con la mentalità mafiosa, che è quella che non fa emergere il merito. Ma vi dico: non smettete di sognare, perché ogni sogno vi porta più in là”.Da ultimo, il direttore del Dispaccio, ha ribadito il proprio impegno per far diventare la Calabria e la ‘ndrangheta due casi nazionali: “La mia terra è molto difficile, amara spesso. Ma è composta da tante persone oneste, cui mancano però punti di riferimento. E io cerco di non dimenticare mai quello che faccio e perché lo faccio in Calabria. Farlo in Calabria ha un sapore diverso”.