R. & P.
La politica non deve essere la fiera delle ipocrisie, almeno questo è quello che credo. E non lo deve essere sia perché chi fa politica non dovrebbe essere una persona ipocrita, sia, soprattutto perché, chi fa politica, ancor di più chi governa dovrebbe essere, nei confronti dei cittadini, sincero e trasparente.
Per questo non è possibile trattenersi quando si leggono frasi ipocrite sull’importanza dei giovani o su ipotetici passi indietro a favore dei giovani, da parte di chi, notoriamente, i giovani li usa, li mastica e li butta via, non senza prima addossargli ogni possibile colpa e demerito.
Già perché chi oggi dice queste frasi (banali luoghi comuni), è lo stesso che qualche tempo fa dava ad un giovane, anzi ad una giovane, le colpe “di alimentare, in diverse circostanze, un clima di tensione sociale” in una Regione delicata come la Calabria e di avere condotto il proprio lavoro con “limiti” ed “insufficienze” non meglio precisate… Ed è lo stesso che ha salutato il Consiglio Regionale nella sua, presumibilmente, ultima seduta dicendo, prima, che un Presidente non può avere la bacchetta magica per risolvere anni e anni di problematiche sociali esistenti in Calabria, per poi fare l’elenco delle cose messe in campo, citando guarda caso tutti gli atti nati per iniziativa della stessa giovane che, d’accordo con i sindacati, ha provato ogni giorno della durata del mandato ad intervenire proprio sul tema del disagio sociale in Calabria.
È accaduto per i tirocini della giustizia, nati dopo diverse interlocuzioni con i già tirocinanti del settore e con i sindacati; è accaduto per i tirocini nei beni culturali, nati da un’intuizione dopo la protesta di chi, dalla bellissima Scolacium, lamentava la carenza di personale nei luoghi di interesse del Ministero dei Beni Culturali; è accaduto per i tirocini nella scuola, nati per volontà di chi aveva capito che bisognava fare qualcosa per aumentare il numero di assistenti agli alunni disabili nelle scuole; è accaduto con le politiche attive dei Comuni e con i bandi per le assunzioni da parte dei privati, fatti in modo che, chi non poteva più percepire le politiche passive della mobilità, potesse avere un aiuto per andare avanti.
Atti così “insufficienti”, che dopo questi atti c’è stato il nulla, se si escludono le proroghe degli stessi.
E attenzione, la volontà di queste parole non è quella di elencare le cose fatte, ma quella di chiedere ai giovani di non cascarci e ricordare a tutti quanto può essere vile strumentalizzare i giovani, utilizzarli alcuni giorni come belle statuine da esibire per fare bella figura, altri come parafulmine su cui far concentrare attacchi e accuse, altri ancora come decorazioni troppo ingombranti da rimuovere quando diventano scomode o, semplicemente, quando lo ordina qualcuno.
Federica Roccisano