di Antonella Scabellone
SIDERNO- Un comune allo sbando, senza direzione, con molti settori arretrati e inefficienti, basati sull’ improvvisazione; immobili fantasma, tributi non riscossi, sprechi a non finire, appalti irregolari e contenzioso giudiziale da fare spavento. Tutto ciò a pesare come un macigno su un bilancio strano, falsato, pieno di residui attivi e passivi, più virtuale che reale.
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E’ questo il quadretto desolante che emerge dalla relazione della Commissione di accesso inviata dalla Prefettura nel giugno 2012 nel comune di Siderno che ha concluso i suoi lavori nel marzo 2013 portando allo scioglimento dell’ente per infiltrazioni mafiose. Quella relazione è stata oggi acquisita agli atti del processo “Falsa Politica” che si sta celebrando davanti al Tribunale di Locri a carico di una serie di imputati accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, tra cui alcuni ex amministratori e politici sidernesi. E’ stato il dirigente di Prefettura, Salvatore Gullì, già subcommissario dal 2012 al 2013 al Comune di Siderno insieme a Luca Rotondi, e poi membro della Commissione di accesso, chiamato a deporre oggi come teste dell’accusa, a depositare l’importante documento.
Gullì ha sostanzialmente riferito di avere trovato al suo arrivo a Siderno un comune con grandi potenzialità ma sotto sfruttate, a partire dalle miriadi di situazioni di abuso edilizio non regolarizzate “che, da sole-ha detto il funzionario della prefettura-avrebbero potuto sanare le casse comunali”. Quelle casse comunali che invece, oggi, con oltre 20 milioni di euro di debito, hanno portato l’ente al dissesto. Senza mezzi termini l’ex commissario ha messo a nudo tutte le pecche della macchina amministrativa sidernese, frutto, ha lui stesso ammesso, di anni e anni di cattiva gestione che parte da lontano e che tocca tutti i settori. Sprechi e irregolarità nella gestione del contenzioso legale, avvocati in eccesso rispetto alle esigenze dell’ente rinnovati di anno in anno senza concorso; mancanza di un regolamento interno per gli appalti e di un ufficio a ciò preposto, con incarichi spesso affidati in modo illegale, per telefono o per chiamata diretta; aree cimiteriali assegnate per anni a prezzi irrisori, molto più bassi rispetto al valore di mercato; gestione contabile “leggera”, con un regolamento vetusto fermo al 1997 che nessuno si era preoccupato mai di aggiornare; immobili fantasma da censire, a centinaia, ma procedimenti bloccati a causa della inefficienza degli impiegati comunali che litigano dalla mattina alla sera per decidere chi tra loro debba prendersi l’ingrato compito di andare sul territorio ad effettuare i rilievi. E poi, la cosa più anomala, il bilancio dell’ente “davvero strano, con una gestione esosa di residui attivi e passivi (circa 40 milioni di euro per parte), con una forte crisi di liquidità dovuta alla scarsa riscossione e molti debiti insoluti”. Ad ogni modo il teste non ha riferito della posizione specifica dei singoli imputati, non avendone neanche gli elementi, limitandosi a un inquadramento generico della situazione del comune di Siderno all’epoca dello scioglimento per mafia.
Prima di Gullì oggi in aula è compraso anche il sovraintendente capo della polizia di stato Di Bellonia, che ha riferito in merito alle modalità di identificazione degli imputati. A tal proposito l’avvocato Davide Lurasco, legale di Domenico Commisso, ex consigliere comunale, ha dimostrato che il suo assistito non è l’unico nipote con quel nome di Giuseppe Commisso detto il “mastro” insinuando così errori di identificazione nelle intercettazioni. Inoltre Lurasco ha evidenziato che lo stesso Domenico Commisso, consigliere di maggioranza dell’amministrazione Ritorto, è stato per un certo periodo consigliere di opposizione con Figliomeni sindaco che, a detta degli inquirenti, aveva l’appoggio del “mastro”. Di Bellonia ha poi aggiunto che nelle intercettazioni telefoniche del mastro si parla della candidatura di Cherubino e della sua posizione politica. Dal controesame dei legali è poi emerso che Rocco Commisso (figlio di Giuseppe Commisso “mastro”) non è stato mai ripreso all’interno della lavanderia del padre e che gli imputati Tavernese Damiano e Giovanni Verbeni prima d’ora non sono mai stati nel mirino degli investigatori. A deporre anche l’ispettore Rossi che ha riferito di una intercettazione telefonica relativa a Cherubino. La causa è stata rinviata al 20 marzo per l’audizione di Costa Giuseppe e Oppedisano Domenico