DI SEGUITO L’INTERROGAZIONE DI RICCARDO MODAFFERI- GRUPPO CONSILIARE PROGETTO GRANDE GIOIOSA:
Il sottoscritto consigliere comunale
premesso che
il nostro Consiglio Comunale a grande maggioranza ha votato l’adesione ad Avviso Pubblico – la rete degli enti locali per la formazione civile contro le mafie.
{loadposition articolointerno, rounded}
Premesso inoltre che
Il codice etico(definito Carte di Pisa) elaborato da un autorevole gruppo di lavoro di Avviso Pubblico”per definire specifiche regole di condotta e di comportamento finalizzate a rafforzare la trasparenza e la legalità all’interno delle istituzioni pubbliche fa parte integrante ed è l’aspetto qualificante per ogni singolo amministratore dell’adesione ad “Avviso Pubblico”
si è preso l’impegno di predisporre una copia della Carta di Pisa affinché amministratori e consiglieri possano apporre la propria firma in calce al documento,e io insieme con loro.
ECCO IL TESTO DELLA CARTA DI PISA:
Mafie e corruzione sono una minaccia seria, concreta e attuale per la democrazia italiana e per la sua economia. Lo attestano una serie di indicatori, tra i quali possiamo menzionare: le inchieste giudiziarie, che anche in tempi recenti hanno visto implicati amministratori pubblici locali e politici nazionali; i 202 decreti di scioglimento di enti locali per infiltrazione mafiosa emanati dal 1991 ai giorni nostri; le stime dei costi economici dell’illegalità che quantificano il giro d’affari mafioso, della corruzione e dell’evasione fiscale, rispettivamente in 150 miliardi, 60 miliardi 120 miliardi di euro all’anno. Dati impressionanti ed inaccettabili, specie se pensiamo alla grave crisi economica e sociale che sta attraversando il nostro Paese e ai sacrifici richiesti alle fasce più deboli della popolazione. Dati che incidono pesantemente sulla credibilità dell’Italia a livello internazionale, sulla sua capacità di crescita e di attrazione di investimenti dall’estero.
Di fronte ad uno scenario come quello descritto è illusorio pensare che la situazione possa volgere ad un miglioramento contando esclusivamente sull’azione svolta dalle forze dell’ordine e dalla magistratura. Insieme all’azione repressiva è necessario portare avanti, contemporaneamente, un’azione sul versante delle prevenzione nell’ambito del quale la politica è chiamata ad agire come soggetto primario e responsabile.
Sulla base di questa convinzione, Avviso Pubblico ha dato vita ad un gruppo di lavoro, coordinato dal prof. Alberto Vannucci e composto da amministratori locali, funzionari della pubblica amministrazione, docenti universitari, avente l’obiettivo di redigere un codice etico destinato agli amministratori pubblici e contenente specifiche regole di condotta e di comportamento finalizzate a rafforzare la trasparenza e la legalità all’interno delle istituzioni pubbliche.
L’elaborazione del testo è durata alcuni mesi, durante i quali le versioni provvisorie proposte dal gruppo di lavoro sono state oggetto di confronto e di dibattito con amministratori locali, magistrati, personale della pubblica amministrazione e giuristi. Preziosi sono stati i suggerimenti e i contributi che ciascuno degli interpellati ci ha fornito e a loro va il nostro più vivo ringraziamento.
Sede delle riunioni del gruppo di lavoro è stata la città di Pisa ed è per questa ragione che il codice che qui presentiamo è stato battezzato con il nome di “Carta di Pisa”.
La Carta di Pisa, già dalla sua genesi, può considerarsi un primo tentativo di formulazione di una politica anticorruzione in base ad un’istanza che nasce dal basso. Nella nostra rete, composta da amministratori locali che operano concretamente per la formazione civile contro le mafie, si avvertiva da tempo l’esigenza di dotarsi di uno strumento che potesse fornire delle indicazioni concrete alle quali attenersi per rafforzare la barriera contro il dilagare di nuove forme di illegalità.
L’input a predisporre il codice etico è nato sulla scia della campagna “Cor- rotti” che Avviso Pubblico ha condotto insieme a Libera nel corso del 2011, raccogliendo un milione e mezzo di firme da consegnare al Presidente della Repubblica affinché solleciti il Parlamento ad emanare norme adeguate per prevenire e contrastare la corruzione, come le convenzioni internazionali, in primis la Convenzione di Strasburgo, firmata dall’Italia nel 1999 ma non ancora ratificata.
La Carta di Pisa non va considerata come un documento rigido e immodificabile. Al contrario, essa intende porsi come duttile strumento di riferimento dal quale ogni ente locale potrà attingere per cercare di agire concretamente sul versante della prevenzione delle nuove e più insidiose forme di corruzione e per promuovere la cultura della trasparenza e della legalità. Non una legalità qualsiasi. Ma la legalità democratica, ispirata ai principi e ai valori della nostra Costituzione, che richiede a chi rappresenta le istituzioni o ha assunto un incarico pubblico di operare con imparzialità, disciplina e onore.
Andrea Campinoti Presidentedi Avviso Pubblico
Pierpaolo Romani Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico