di Gianluca Albanese
SIDERNO – Nel day after di uno dei giorni più neri della sinistra calabrese, che consegna al presente e al futuro prossimo il consiglio regionale più a destra della cinquantennale storia del regionalismo di casa nostra, si fa fatica a trovare segnali positivi nella coalizione sconfitta.
A ben vedere, però, uno c’è.
Ci riferiamo alla straordinaria affermazione dell’ex presidente del consiglio regionale Nicola Irto, un vero e proprio “mister preferenze” coi suoi 12.568 consensi personali, che gli permettono di essere l’unico consigliere eletto nella lista del Pd nella circoscrizione Sud e di “doppiare” il primo dei non eletti, l’altro uscente Mimmetto Battaglia. 12.568 voti di appartenenza – certo – di opinione – sicuramente – e di speranza, soprattutto. Speranza di ricostruire un centrosinistra rinnovato e non più succube dell’asse Cosenza-Catanzaro.
Giovane, coerente, reggino.
Sono le tre qualità di Nicola Irto che potrebbero costituire un buon punto di partenza per una consiliatura che dovrà essere quella della sua definitiva maturazione, dopo la positiva esperienza da presidente del consiglio regionale. Positiva ma relativamente comoda, visto che ora lo attendono cinque anni in cui dovrà anzitutto mostrare di meritare il grande consenso personale ottenuto e assumere, progressivamente, un ruolo da leader per costruire un’alternativa di governo credibile e non più legata alle scelte del Nazareno e alle sirene di un civismo che fa a pugni con la tradizione di militanza e radicamento sul territorio del partito erede di Pci e Dc.
Irto piace ai giovani turchi del Pd reggino, ma anche a senatori (in senso lato) e padri nobili del partito e dell’area di riferimento. Giovane senza essere vittima di rampantismo o furia rottamatrice, lontano dalle tentazioni degli equilibristi sempre pronti al salto della quaglia, Irto dovrà studiare da leader in questo quinquennio, contribuendo, come ha dichiarato in un’intervista rilasciata al Corriere della Calabria, a ricostruire una presenza sul territorio di un Pd dominato da personalismi e tesseramenti spesso farlocchi, con segretari “cooptati” in base alle esigenze dei maggiorenti piuttosto che eletti al termine di un confronto dialettico interno e in cui le idee di chi non si allinea al correntone di maggioranza sono spesso state calpestate e delegittimate, fino ad arrivare al rifiuto della tessera per i militanti considerati riottosi.
Irto dovrà essere presente in tutto il territorio regionale (e provinciale in primis) così come ha fatto in campagna elettorale, dialogando con cittadini e associazioni e facendo esattamente il contrario dei leader precedenti: dovrà includere e non escludere, discutere e non sbattere porte in faccia, pensare e agire in termini di “noi” piuttosto che di “io”.
Se lo farà non sarà difficile preconizzare per lui un futuro da leader del centrosinistra regionale e/o da candidato presidente della giunta regionale. Quantomeno, riuscirà a dare il proprio contributo a un partito che ha bisogno di ritrovare dignità e quel valore della militanza che per troppo tempo è venuto meno, schiacciato tra una classe dirigente di governo spesso ancorata ai propri privilegi e alle proprie indennità, e tra strati di civismo ipersensibile alle inchieste giudiziarie per le quali fa il tifo in maniera spesso acritica, senza rendersi conto che così facendo, si perdono di vista il primato della politica e lo stato di diritto.
Buon lavoro.