DI SEGUITO LA NOTA DEL CONSIGLIERE PROVINCIALE ALESSANDRA PLIMENO.
Senza dubbio quello della parità di genere resta un argomento mai veramente intenso nella sua singolare complessità. Naturalmente una osservazione corretta deve partire dalla volontà di lasciarsi alle spalle i diecimila luoghi comuni nei riguardi delle donne. Vada per la curiosità di soffermarsi sulle diversità tra i sessi – Luciano De Crescenzo ne ha scritto un libro – ma l’argomento rischia di divenire “inesauribile” se non si registrano fatti consequenziali di cambiamento.
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Un cambiamento che non si è avvalso del voto alla Camera, che ha bocciato la parità di genere per la composizione delle liste elettorali ed ha fatto rinascere i soliti luoghi comuni sulle donne, in un rimando continuo dei termini in cui la questione era stata affrontata nella circostanza precedente e in quelle precedenti ancora.
Pertanto, affinché alla prossima occasione l’argomento si possa affrontare senza ipocrisie e improbabili giustificazioni, segnalo il mio di contributo di donna delle Istituzioni. Dato che sono arrivata a svolgere la mia azione politica prendendo tanti voti – e non certo da “nominata” – ed opero tra mille difficoltà, tra le quali quella di essere l’unico Consigliere provinciale donna di Reggio Calabria. Una “unicità”, quest’ultima, poco considerata dal mio Presidente, che ha ritenuto giusto non riconoscermi uno spazio in Giunta. Anche dopo essermi battuta, perché ci credo, su le tante questioni che la sensibilità delle donne sicuramente considera fondamentali.
Mi riferisco, ad esempio, alla proposta per la Consulta Femminile, alla sottoscrizione della Carta Europea per la uguaglianza e parità di genere, alla mozione contro il “femminicidio”, all’adesione alla Rete contro la violenza proposta dalla Rete antiviolenza di Rimini, all’adesione alla Campagna “Posto occupato”, al Tavolo Provinciale contro la violenza di genere e, per fare il mio dovere, non certo per fini personali, alla “mozione per la parità di genere” nella composizione dell’organo di governo della Provincia. Detto questo, senza retorica, mi piace pensare che la Festa della Mamma resti la sublimazione di tutti i nostri discorsi, l’omaggio alla donna che si dedica al compito più impegnativo che esiste, dovendo, per di più, fare i conti con il suo lavoro fuori di casa, con la sua fatica a conquistare spazio nella società e nelle professioni, dopo aver dedicato quotidianamente energia e amore ai figli.
Si dice che “l’amore delle donne è smisurato, negli uomini è smisurata la ricerca del Potere”. E’ così? Certamente, la sofferenza è una condizione che richiama di più alle donne, e se è così vuol dire che, non essendo congenita, è procurata dalla disparità di trattamento che riserva loro questa società in termini di spazi e di ruoli, oltre che dalle delusioni che ricevono.
Esistono colpevoli “eccellenti”, da Platone in poi, fino ad arrivare a Nietzsche che nello Zarathustra conclude il capitolo “ Delle donnicciole vecchie e di quelle giovani” consigliando : “vai dalle donne? Non dimenticate la frusta”.
Ne deriva che sono state dette, scritte e decretate cose “squilibrate” sulle donne. Lo stesso Kant lo aveva inteso e avvertiva che: “Tutto ciò che è stato scritto dagli uomini sulle donne deve essere ritenuto sospetto dal momento che essi sono ad un tempo giudici e parti in causa”.
Tuttavia il vero colpevole è il ritardo con il quale si sviluppa il percorso che conduce alla concreta parità di genere.
Non possiamo più parlare delle teorie di Schopenhauer che in un saggio del 1851 affermava che la donna appartiene al “sexus sequior” (“il secondo sesso, che da ogni punto di vista è inferiore al sesso maschile”). Difatti, non passa giorno che il mondo della scienza e della ricerca, ad esempio, non annoveri donne che fanno importanti scoperte, donne, anche calabresi, sulle quali si è investito per le loro grandi capacità, la disponibilità al sacrificio e la capacità di cogliere ogni opportunità anche all’estero.
Le donne sanno essere decisive per far vivere e raccontare una società migliore, hanno i requisiti della passione e della pazienza.
Ma sanno pure essere risolutive, a patto di non prevedere sempre e soltanto per loro lo straordinario che si deve fare in famiglia, di non selezionare per i posti di responsabilità e di dirigenza prevalentemente uomini, di garantire già con la formazione delle liste una parità di genere che sia parità di possibilità.
Con un impegno in tal senso, non dovremo invocare la rivoluzione, e la parità di genere diventerà un principio democratico e costituzionale suffragato dal merito e applicato nella realtà.
Alessandra Polimeno