di Gianluca Albanese
LOCRI – Quando un errore di notifica si trasforma in una clamorosa gaffe. Tribunale di Locri, ore 10,20. L’udienza inizia e i due monitor a cristalli liquidi posti sopra la corte mostrano due riquadri.
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«Parma, mi sentite?», dice il presidente Sicuro, sperando di ottenere conforto dall’altro capo del cavo. «Sì, vi sentiamo», rispondono da Parma col tipico accento emiliano. Nel riquadro piccolo in basso a destra del monitor, un signore anziano si esprime solo in dialetto e dice «Non sentu i ‘na ricchi». Il presidente gli chiede le generalità. «Sono Oppedisano Domenico – risponde l’anziano – nato a Rosarno nel 1930».
Dopo aver sentito la classe anagrafica dell’uomo dall’altro capo del cavo l’imbarazzo pervade i volti del presidente e del Pm.
L’uomo collegato in videoconferenza, infatti, avrebbe dovuto essere Domenico Oppedisano, collaboratore di giustizia locrese e intorno alla cinquantina; l’Oppedisano Domenico collegato, invece, è il 74enne rosarnese condannato nell’ambito del processo “Crimine”, in quanto “capo della Provincia” della ‘ndrangheta reggina, che collaboratore di giustizia non è e che probabilmente non ha alcuna intenzione di diventarlo.
«Abbiamo sbagliato Oppedisano – ha detto il presidente Sicuro – citando un omonimo».
Collegamento chiuso, con tante scuse e qualche avvocato in pausa caffè a sogghignare per la gaffe.