di Adelina B. Scorda
LOCRI – Riprende “Saggezza” il troncone giudiziario che mette sotto accusa numerosi affiliati alle cosche di Locri, Antonimina, Sant’Ilario, Ardore, Ciminà e altri centri interni in cui si ipotizza l’esistenza di una “corona”,ovvero, una struttura in cui le consorterie criminali del luogo si sarebbero “federate” per realizzare meglio i loro disegni criminali. A sedere, questa mattina, fra i banchi dei testimoni richiesti dal Pm Antonio De Bernardo il capitano della locale stazione di Careri il maresciallo Antonio Orfei.
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Quasi otto ore per ricostruire, grazie alle intercettazioni ambientali e telefoniche, i presunti legami fra il capo corona indicato dal maresciallo Orfei in Melia Vincenzo affiancato dai due “capi consiglieri”, Nicola Romano e Nicola Nesci, quest’ultimo individuato quale “capo locale” di Ciminà e legato anche da vincoli di parentela alla cosca Spagnolo. Un’attività investigativa che sembrerebbe rilevare anche grazie ai dialoghi intercettati l’appartenenza al sodalizio mafioso e il particolare legame i fra Melia Vincenzo e Nicola Romano, secondo gli investigatori uno dei suoi più stretti consiglieri. A essere individuato è un circuito di interessi economici e societari riferibili agli indagati, ed in particolare le attività economiche attraverso le quali gli stessi conseguivano i propri profitti illeciti, inoltre sarebbe stato evidenziata dagli investigatori l’ipotesi di ostacolo al libero esercizio del voto come riportato da Orfei in riferimento all’elezione del Presidente della Comunità Montana Aspromonta Orientale. A emergere qui è la figura di Bruno Bova residente ad Ardore Marina ex sindaco di Ardere consigliere di maggioranza interessato alla carica di presidente di Aspromonte Orientale.
Intercettazioni ambientali tra il marzo e l’agosto del 2007 rivelerebbero come Bruno Bova seguisse due canali per raggiungere lo scopo dell’elezione alla presidenza della Comunità Montana, quella prettamente politica e quella di natura ‘ndranghetistica legata alla corona. Sarà quest’ultima a rivelarsi la più efficace grazie ai contatti con il presunto capo locale di Ardore Varacalli Giuseppe e con Nicola Romano. Secondo la ricostruzione fatta dal maresciallo Orfei Bova sembrerebbe non accontentarsi del sostegno dei sindaci e allora alza l’asticella, chiamando il consigliere provinciale in carica Gigi Giugno chiedendogli di fare da garante del sostegno dei comuni di Bovalino, Benestare e Careri. Intanto, guarda anche a Sant’Ilario, interessandosi col sindaco in carica Pasquale Brizzi affinché questi possa intercedere presso gli altri due rappresentanti del suo comune nella comunità montana.
Sono giorni di febbrili trattative, alla ricerca del quorum necessario per essere eletto presidente della comunità montana, quando nel suo albergo in pieno centro ad Ardore, Bova riceve la visita di uno che politico non è, amministratore nemmeno, ma che gli potrebbe comunque dare una grossa mano: Giuseppe Varacalli, presunto capo locale di Ardore che fa capire che grazie ai suoi buoni uffici avrebbe potuto garantire a Bruno Bova i consensi necessari all’elezione pescando in quel di Antonimina, paese del suo sodale Nicola Romano. L’esito del coffee break tra i due presunti boss in un bar di Locri è documentato in un’intercettazione ambientale, ed è favorevole a Bruno Bova, che quando ne parla col compaesano Giuseppe Varacalli, soprannomina Cola Romano “il geometra”. E così, mentre incamera il sostegno del sindaco di Antonimina Luciano Pelle che rincasava la sera tardi dopo aver lavorato come funzionario regionale a Catanzaro, “costringendo” il “geometra” Cola Romano a fare ben due viaggi ad Antonimina visto che in occasione della prima visita il sindaco non era tornato dal capoluogo, Bova gioca di tattica sfruttando il sostegno, in buona fede, del primo cittadino di Sant’Ilario Pasquale Brizzi.
Secondo gli investigatori, infatti, Bova sa di avere i numeri per vincere, dopo l’intervento risolutivo del suo “geometra” di fiducia Cola Romano presso il sindaco di Antonimina, ma vuole far credere a Brizzi che ci sia assoluto bisogno della sua azione politica e quindi non esita a sollecitargli un impegno maggiore per trovare voti che in realtà c’erano, visto che gli ultimi “sondaggi” gli davano 24 preferenze, due in più di quelle che cercava. Ma la tattica era chiara: meglio far credere a Brizzi e agli altri che si trattava di un successo politico fatto d’intermediazioni tra amministratori che ottenuto grazie all’intervento straordinario del compaesano Giuseppe Varacalli presso Cola Romano. Le ipotesi investigative sostenute dalle intercettazioni troverebbero riscontro positivo nell’elezione di Bruno Bova a presidente della Comunità Montana Aspromonte orientale nel settembre del 2007. L’appoggio della corona avrebbe, infatti, consentito di eliminare le titubanze del comune di Antonimina divenuto fondamentale per l’elezione di Bova dopo le remore dimostrate da Bovalino.
Le dichiarazioni di Orfei supportate delle risultanze investigative svelerebbero l’intreccio fra politica – massoneria e ‘ndrangheta. Emblematica sarebbe la figura del “professore” Michele Romano uomo di spessore dal quale sarebbero passati tutti i “capoccioni” dalle forze dell’ordine alla magistrature in ottimi rapporti con alcuni personaggi di spicco di Natile. È previsto per domani mattina alle 9 il controesame della difesa.