di Adelina B. Scorda
LOCRI – È sempre il maresciallo dei Carabinieri Antonio Orfei a sedere sul banco dei testimoni sottoponendosi al lungo esame del Pm Antonio De Bernardo. La puntuale deposizione del teste seguita e ripresa dal Pm oggi tocca uno dei tre filoni riconducibile al processo “Saggezza”.
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Sono gli appalti pubblici fra Antonimina e Gerace e i legami fra alcuni esponenti della cosiddetta “corona” e le ditte che hanno avuto in appalto i lavori alle Terme, al campo di calcio e nel ponte Cannone che vengono analizzati in ogni singolo dettaglio. L’esito delle indagini avrebbe, infatti, evidenziato come Nicola Romano, capo operaio forestale sulla carta, ma imprenditore di fatto, si avvalesse di legami e influenze per controllare l’aggiudicazione e l’esecuzione dei più rilevanti appalti pubblici banditi dal Comune di Antonimina.
Dalle indagini degli inquirenti messe in luce dalle dichiarazioni del maresciallo Orfei le modalità d’azione si realizzavano ”attraverso la fraudolenta predisposizione di offerte o attraverso rapporti di subappalto lecito o illecito dei lavori, fino all’imposizione esterna della scelta delle ditte destinate ad aggiudicarsi gli appalti o comunque ad eseguire di fatto i lavori sulla base di una logica che si basava su uno specifico criterio di turnazione tra le ditte interessate”. Dinamiche che si ripetono con dovizia sempre uguali come nel caso del campo di calcio di Antonimina i cui lavori di ristrutturazione furono appaltati dal Comune di Antonimina all’impresa di costruzioni Siciliano.
Dalle indagini risulterebbe sia la falsificazione delle certificazioni di ultimazione lavori che il fatto che la fornitura del materiale sarebbe state alterata in modo tale che sembrassero regolarmente effettuate da parte della ditta impresa di costruzioni Siciliano.
Irregolarità “certificate” anche grazie al contributo del Rup Giuseppe Murdaca che insieme al personale incaricato avrebbe omesso i controlli di regolarità causando la liquidazione illegittima da parte del Comune delle spettanze per prestazioni in realtà effettuate in maniera difforme a quanto previsto dal progetto. Un meccanismo che consentiva così come articolato un ingente profitto.
Operazioni che basandosi su logiche criminali non si facevano scrupolo d’impiegare materiali scadenti e con caratteristiche difformi da quelle prescritte. Appalti e opere realizzate attraverso fittizi certificati di regolarità che da quanto scaturito dalle indagini non avrebbero condotto alla realizzazioni di opere prive di qualunque collaudo definitivi.
È il caso della costruzione del ponte sul torrente Cannone nel comune di Gerace. Anche qui le dinamiche sarebbero identiche, ma a figurare qui è l’ombra del sub-appalto che da Gironda Filippo titolare della ditta aggiudicatrice, passa subito dopo l’aggiudicazione dell’appalto all’impresa di costruzioni Siciliano. Anche qui sarebbero gli uffici a chiudere un occhio, consentendo l’irregolarità della pratica e della successiva realizzazione dei lavori. A scaturire dalle dichiarazioni del maresciallo Orfei è un’organizzazione criminale che oltre ad avere importanti interessi negli appalti pubblici opera attraverso le ditte di proprietà sempre con lo scopo unico del profitto illecito con uno smodato sfruttamento del territorio ,attraverso il prelievo di una quantità ingenti di materiale inerte, “asportandolo dal greto della fiumara “S. Paolo”, così causando il mutamento dell’originario corso delle acque con deturpamento del paesaggio”. La ditta messa sotto esame è la calcestruzzi ed inerti di Romano Maria, che secondo gli inquirenti e le dichiarazioni in tribunale di Orfei avrebbe consentito al padre Nicola Romano di esercitare indisturbato lo sfruttamento del territorio di Antonimina. La seduta col controesame del teste da parte degli avvocati della difesa è stata aggiornata al prossimo 29 aprile.