di Domenica Bumbaca
LOCRI – È andato in onda mercoledì sera nel programma “Le Iene” il servizio sul caso di Maria Pia, la bambina diversamente abile di Locri che dal 2011 aspetta il risarcimento, riconosciuto con sentenza del Tribunale, dall’Asp reggina. La sua famiglia, dopo vari appelli e lettere indirizzate al presidente Scopelliti e all’allora direttore generale dell’Asp, dottoressa Rosanna Squillacioti, stanca delle ingiustizie, della negligenza e delle lungaggini burocratiche, ha chiesto l’intervento della redazione “Le Iene”.
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Già un altro cittadino locrese, Cosimo Romeo, nei mesi scorsi aveva chiesto supporto a Mauro Masciari & Co. Mercoledì sera il giornalista ha ricordato che Maria Pia è una bimba disabile a cui, alla nascita nel 1999, è stata causata una asfissia perinatale con emorragia celebrale con conseguente cerebropatia con ritardo cognitivo epilessia di tipo tetraplegico.
A casa dei Bruzzese è andato il giornalista Pablo Trincia de “Le Iene” che nella sua inchiesta, ha dato dimostrazione che il diritto alla salute e soprattutto, il rispetto della vita, sono “concetti astratti” per la burocrazia italiana. Quello che il signor Giuseppe, padre della ragazza di Locri, ha voluto sottolineare, è il diritto ad essere risarciti. “Stiamo aspettando dal 2011 che l’Asp ci paghi, ma nonostante ci sia la sentenza, nessuno si è mosso”.
Tutto è accaduto nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale civile di Locri Asl 9, oggi Asp 5 di Reggio Calabria, nell’inverno del novembre 1999, con conseguenze gravi che a distanza di lunghi anni, dopo la denuncia dei familiari, trova la soluzione, almeno giuridicamente, in un risarcimento alla famiglia. Un risarcimento, però, a distanza di due anni, ancora non percepito.
Oggi, dopo che il Tribunale civile di Locri ha emesso la sentenza, riconoscendo colpevoli e dichiarando la responsabilità professionale del medico ginecologo di turno e dell’ostetrica e condannandoli in via solidale, oltre la condanna all’Asp 5 (ex Asl), il signor Bruzzese, padre di Maria Pia, deve doppiamente lottare. Si lotta con i mulini a vento, perché non solo la trafila burocratica ha impiegato 10 anni dal momento del primo provvedimento, ma addirittura il risarcimento, ad oggi, non c’è mai stato”.
Non si è voluto fare sicuramente lo “scoop” come l’ex direttore generale Squillacioti, intervistata da Trincia, ha affermato. Non c’è bisogno di pubblicità, c’è bisogno di vedere eseguita una sentenza di risarcimento, perché le condizioni economiche della famiglia sono davvero precarie. Toccherà adesso, visto le dimissioni della Squillacioti, al commissario Sarica, dare, quantomeno, delle risposte alla famiglia. Al momento, resta solo affidarsi alla fede. Perché le Istituzioni preposte stanno in silenzio e il caso sembrerebbe non avere una rapida soluzione. Lo ha capito anche Maria Pia che ha salutato Trincia sussurrando: “Alla prossima”.