DI SEGUITO LA NOTA STAMPA DELL’ASSOCIAZIONE ESCURSIONISTICA GENTE IN ASPROMONTE:
L’itinerario molto bello si articolerà nella zona della vallata delle pietre e lungo il suo sviluppo si ha la possibilità di visitare dei siti di particolare interesse ambientale, storico e religioso. La modesta difficoltà del percorso e gli agevoli sentieri permetteranno di ammirare da vicino le bellezze dei Giganti di San Giorgio, ossia i castagni lasciataci in eredità probabilmente dai monaci basiliani.La visita si concluderà ai resti del monastero bizantino di San Giorgio non distante da Pietra Cappa.
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Superato il cimitero del paese a circa 300 mt. E comunque prima di entrare in paese si lasciano i mezzi di trasporto. Il percorso inizia subito dall’entrata del paese seguendo una via che si inerpica su per il paese. Superato l’abitato si segue sulla sinistra un’antica stradella che porta verso le alture sopra il paese. La si segue per circa 1,5 km. Per poi seguire sulla destra una mulattiera che ora si presenta in forte ascesa per circa 300mt. e poi pian piano farsi sempre più pianeggiante. Siamo sui piani di “Afranto” o “ Afrondo” dove esisteva un convento basiliano.
Probabilmente l’insediamento venne devastato e depredato da incursioni saracene, tant’è che i monaci sopravvissuti decisero di spostarsi sulle rocche soprastanti e all’ombra di Pietra Cappa nella parte Sud-Ovest dello stesso monolito di origine arenaria, in quel luogo fondarono il monastero di San Giorgio.
A questo proposito si suppone che i monaci abbiano usato gli stessi materiali del vecchio convento distrutto, in quanto oggi rimane ben poca traccia del vecchio insediamento di “Afranto”.
Superato un piccolo rio si segue sulla sinistra un sentiero per circa 100 mt, alla prima biforcazione si devia a destra e poi subito a sinistra seguendo una scanalatura a mò di chanion in dolce salita. Giunti ad un pianoro davanti a noi, sulla destra, si presenta un bel ed ampio sentiero, lo percorriamo per duecento metri fino a giungere alle “Rocche di San Pietro”, dove la sosta è d’obbligo per ammirare quei misteriosi ed enigmatici pertugi scavati nella roccia dalla mano dei monaci basiliani all’epoca della furia inoclasta (VIII secolo) e successivamente utilizzati dall’uomo come ricovero delle greggi.
Il posto non è uno qualunque, uno come gli altri, ma un vero paradiso terrestre, dove la natura si sposa con la meravigliosa bellezza del paesaggio. Suggestiva la veduta su Pietra Cappa che evoca leggende e racconti circonfusi di mistero. Dopo la breve visita si lasciano alle spalle questi anglomerati rocciosi e si segue la sterrata in leggera salita per 200 metri circa per poi immettersi sulla sinistra su un labile sentiero immerso in una fitta macchia di erica, corbezzoli e giovani lecci. Il sentiero è poco visibile ed il cammino è obbligatoriamente in fila indiana , si raccomanda la massima attenzione in quanto qualche passaggio si presenta su roccia.
Giunti nei pressi di un recinto che delimita un “Jazzo” (ricovero di ovini) noi lo seguiamo sulla destra per circa 100 metri per poi immetterci sulla pista che porta a sud al paese di Natile S. e a nord prosegue fino a collegarsi con la strada San Luca- Polsi.
Noi svoltiamo a sinistra e la percorriamo per qualche centinaio di metri. Giunti ad uno spiazzo con segnaletica Pietra Cappa si devia a sinistra seguendo la mulattiera che a zig-zag sale tra lecci erica e corbezzoli, 20 minuti di cammino e siamo sul sentiero che circonduisce l’imponente monolite di Pietra Cappa, un luogo dove non si conosce il rumore se non il sussurrio del vento tra i verdi lecceti, luogo dove il silenzio è poesia e dove la natura diventa grandiosa, seducente, struggente spettacolo.
Il cammino continua tra leggi ed eriche. Ad una biforcazione con segnaletica casello Afor “San Giorgio” dall’omonimo monastero si segue il sentiero di sinistra in leggera discesa che ci conduce al monastero. Superato un valloncello ci immettiamo sulla sinistra in un giovane castagneto dove si possono notare i ruderi del monastero e qualche mozzicone di colonna dell’edificio centrale costituito dalla chiesetta di tipica architettura bizantina, distrutto forse a seguito della catastrofe tellurica del 1783 per cui venne abbandonato definitivamente dai monaci che si spostarono a Polsi dove edificarono il primo santuario intitolato alla omonima Madonna.
Lasciati i ruderi del monastero puntiamo verso il casello della forestale dove è possibile una breve sosta per fare rifornimento di acqua. Da qui continuiamo a girovagare nel bosco per circa un’ora alla ricerca di quei millennari castagni che sono la vivente testimonianza del lavoro dei monaci. Sulla nostra strada ne incontriamo una decina circa, solenni come cattedrali alcuni dei quali, però, sono in evidente irreversibile declino.
In questo girovagare incontriamo un secondo casello in evidente stato di abbandono, da qui seguiamo un viottolo che in breve ci immette sul sentiero fatto in precedenza, lo percorriamo in senso inverso, ora in discesa. L’escursione si presenta gradevole, ampi i panorami sulla vallata del Careri e di Platì, sui costoni che precipitano dai piani dello zilastro e sull’amba di Gerace. Camminando tra tanto splendore si giunge all’acquedotto che fornisce l’abitato di Natile S. Qui si svolta a destra seguendo una vecchia mulattiera che in pochi minuti ci porta al paese e quindi al luogo dove abbiamo lasciato i mezzi di trasporto.
Raduno ore 9,00 presso centro commerciale Center Cross (Bovalino) S.S.106,
Partenza per Natile Superiore ore 9,15.