R. & P.
Il coronavirus e la violenza domestica. Due concetti apparentemente isolati che però, purtroppo, viaggiano all’unisono.
Nelle ultime settimane infatti le restrizioni giustamente messe in atto in ogni paese per contenere il covid-19, hanno avuto delle tragiche conseguenze nell’ambito della violenza domestica, in particolare sulle donne.
In questo periodo di emergenza e nuove disposizioni in Italia abbiamo assistito alla cronaca di diversi omicidi, in particolare quello che ci tocca più da vicino, il femminicidio di Lorena, studentessa di medicina all’Università di Messina, strangolata ed uccisa dal suo fidanzato calabrese.
L’isolamento casalingo crea disgraziatamente la condizione “perfetta” per compiere questi gesti di folle violenza. Le donne che vivono tali situazioni di abusi nell’era del corona virus, non riescono infatti a trovare un appiglio o un piccolo aiuto per fuggire e liberarsi dalla dinamica disfunzionale.
Proprio per questo la Dottoressa Psicologa reggina Francesca Frattima, sempre in prima linea contro la violenza sulle donne, avanza una proposta già attuata da poco in Spagna. Il progetto spagnolo consiste dunque nell’utilizzare le farmacie come luogo in cui poter denunciare i maltrattamenti subiti durante le giornate di convivenza forzata.
“La decrescita della curva del virus non può e non deve far aumentare quella della violenza di genere – afferma la Dottoressa Frattima – In questo momento storico stare a casa è la migliore soluzione per la nostra salute, ma purtroppo non per tutti è così. Per alcune persone e alcune donne in particolare, casa non significa porto sicuro, ma al contrario le pareti domestiche potrebbero facilmente trasformarsi nel palcoscenico di un omicidio”.
Ma se una donna vittima di violenza non può uscire, oppure non può effettuare una telefonata, come potrebbe mai salvarsi? E’ questo l’interrogatorio che ci si pone in questo tragico periodo e a cui la Spagna ha dato una risposta proponendo la parola in codice “Mascherina 19”.
“Lì come qui, uno dei pochissimi motivi validi per giustificare la propria uscita è quello di recarsi in farmacia, luogo che potrebbe appunto diventare un’ancora di salvezza per le donne vittime di violenza. Nel momento in cui la persona pronuncia al farmacista la parola in codice Mascherina19 – spiega Frattima – scatterà subito un protocollo per cui verranno avvisate immediatamente le forze dell’ordine”.
L’idea è inizialmente nata dalla collaborazione del governo delle isole Canarie con l’associazione delle farmacie e poi è approdata anche nelle altre comunità autonome spagnole, da Madrid a Valencia.
L’obiettivo è di far varcare i confini nazionali a questo nobile progetto:
“Una battaglia dunque non può sacrificare l’altra – conclude la psicologa reggina – Come donna, come madre, compagna, e come dottoressa, mi appello a tutte le farmacie della città di Reggio Calabria, agli enti istituzionali, alle associazioni antiviolenza, e a chiunque altro voglia contribuire a mettere in atto questo piano, questa piccola strategia che, tramite l’utilizzo della breve parola in codice Mascherina19, potrebbe concretamente salvare una vita”.