R. & P.
Ad un mese dal lock down deciso dal governo Conte a seguito del
propagarsi della pandemia da covid19, se dovessimo tirare le somme e
guardarci i torno per capire come la giunta regionale calabrese abbia
inteso affrontare questa emergenza sanitaria, ci ritroveremmo nel più
totale caos.
Ebbene sì, ad oggi, la Regione Calabria non ha stilato nessun piano epidemiologico, nessun protocollo di sorveglianza attiva per fronteggiare l’infezione da corona virus.
La presidente Santelli ha temporeggiato, ha fatto proclami ma poi di fatto ha infilato soltanto tutta una serie di brutte figure sia per le scelte discutibili del responsabile per la protezione civile, tale Pallaria, poi subito dimessosi a seguito delle Sue dichiarazioni durante un’ intervista a Report (“non so neppure come sia fatto un respiratore polmonare” cit.) Sia del suo successore Varone già coinvolto in inchieste giudiziarie e scandali legati al suo ruolo. Entrambi dunque provenienti da ambienti ben diversi da quello medico o medicale, senza alcuna esperienza nel settore e pertanto inadatti al ruolo assegnatogli.
I dati sembrerebbero smentire un tale allarmismo ma in realtà non è così nella realtà.
Il
contenimento del contagio è essenzialmente dovuto al lock down ed al
senso di responsabilità e di civiltà dei calabresi, ma soprattutto alla
mancanza di tamponi.
Meno tamponi effettuati uguale a meno contagi. E
nei bollettini che la regione Calabria presenta ogni giorno, non sono
considerati i migliaia di calabresi con sintomi lasciati a curarsi in
casa né gli asintomatici.
Il vaso di Pandora però è stato scoperchiato e tutte le storture degli ultimi 20anni si sono palesate in questa circostanza.
Ma di cosa avremmo bisogno noi calabresi per proteggerci dall’incubo del covid19?
Sicuramente di una task Force composta da varie figure professionali tra cui un epidemiologo clinico
esperto in protocolli di sorveglianza attiva, un virologo clinico, un
immunologo, un anestesia e rianimatore, un igienista esperto in medicina
territoriale.. una task Force che sia in grado di fronteggiare questa
situazione.
Soggetti che dovrebbero cooperare col presidente e la
giunta regionale tramite processi decisionali ed azioni operative per il
superamento di questa emergenza, nell’ assoluto rispetto delle
indicazioni fornite dal Ministero della Salute, dall’ Istituto Superiore
di Sanità e dal Comitato tecnico- scientifico della Protezione Civile.
Ad oggi però nulla di tutto questo è stato fatto, la Calabria è stata lasciata
al suo destino e la Presidente Santelli, a quasi un mese dalla sua unica
conferenza stampa sul tema Covid19, non ha attuato nessuna delle
promesse fatte ne’ delle strategie ipotizzate.
I 400 posti in più
per le terapie intensive calabresi sono diventati in realtà 34 per l’
intera Regione, la nave da crociera atttezzata che si era offerta di
attraccare al porto di Gioia Tauro per garantire ulteriori 400 posti
letto in caso di necessità, è stata fatta andare altrove.
Abbiamo
13 comuni chiusi per numero di contagi allarmante ma nessuno di questi è
stato sottoposto a reali controlli sul territorio con verifica con
tampone.
Non esiste un’ assistenza sanitaria domiciliare, chi
contatta il numero verde regionale non riceve risposta e se riesce a
mettersi in contatto con qualcuno, pur manifestando tutti i sintomi
viene lasciato a casa per curarsi e senza effettuare il tampone e
stabilire quindi la quarantena anche per i familiari.
La Regione Calabria ad oggi non ha fornito dei dati reali sul quantitativo di tamponi disponibili
ne’ ha mai manifestato alcuna volontà di contrastare davvero questo
virus con scelte coraggiose e consapevoli che puntino non solo al
contenimento del virus ma alla lotta allo stesso che ci porti ad un
azzeramento del rischio di contagio.
Tutto questo può essere
realizzato soltanto puntando all’innovazione tecnologica, supportando
economicamente una strategia che deve prevedere massicci e concreti
investimenti perchè una pandemia si sconfigge andando all’attacco del
virus e non certo sviluppando una passiva logica ospedalocentrica finalizzata esclusivamente al controllo e al contenimento del contagio.
Oggi noi calabresi paghiamo dunque lo scotto di una sanità abbandonata a se’ stessa, di tagli ingiustificati di posti letto strutture e personale sanitario, di una totale mancanza di controllo e strategie sanitarie che abbiano come focus il cittadino e la sua salute.
Paghiamo una decennale gestione commissariale scellerata, l’indifferenza della classe politica calabrese che ha soltanto attinto alle nostre tasche con progetti rimasti solo una chimera opere incompiute come l’ ospedale di Gerace, costruito nel lontano 1977 e costato 9 miliardi delle vecchie lire, 120 posti letto. Mai entrato in funzione e lasciato all’ abbandono e all’ incuria.
Oggi, in questa situazione emergenziale, ci sarebbe stato molto utile ma rimetterlo in sesto è impossibile in tempi brevi: occorrerebbero molti soldi e mesi di lavoro. Questa come tutte le altre opere fantasma calabresi, oggi ,ci avrebbero fatto comodo, avrebbero salvato vite umane ed invece no.. restano lì come spettri di scelte politiche dissennate e folli.
C’è dunque da chiedersi: qual è il virus peggiore, quello più pericoloso per i calabresi? Il covid19 o l’ atavica inefficienza e la corruzione che albergano nelle istituzioni?
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