R. & P.
E’ indispensabile evitare, soprattutto in Calabria, che l’emergenza sanitaria ed economica creata dal Covid-19 si trasformi in un’occasione di profitto per le organizzazioni criminali, danneggiando ulteriormente le tante imprese che hanno sempre lavorato in maniera lecita ed onesta.
Pochi giorni fa, il Governo ha approvato il decreto legge n. 23/2020 che, per come dichiarato dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, darà liquidità immediata per 400 miliardi di euro (200 miliardi per il mercato interno ed altri 200 per potenziare l’export) alle imprese italiane, piccole, medie e grandi.
Le misure previste prevedono garanzie da parte dello Stato italiano, che copriranno tra il 70% e il 90% dell’importo finanziato in base alle dimensioni dell’impresa e subordinatamente ad una serie di condizioni, concesse attraverso una società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti (SACE Simest) a favore di banche che effettuino finanziamenti alle imprese sotto qualsiasi forma. Inoltre, il decreto potenzia ulteriormente il Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese, già ampliato dal decreto “Cura Italia” ed il sostegno pubblico all’esportazione.
Tuttavia, il nuovo decreto, nell’encomiabile obiettivo di prevedere varie misure dirette ad assicurare la continuità delle imprese nella fase emergenziale, a sostegno dell’economia e dell’occupazione, desta sotto diversi aspetti preoccupazioni se osservato “nella prospettiva delle politiche di prevenzione criminale” per come affermato dai procuratori capo di Milano e Napoli Francesco Greco e Giovanni Melillo che hanno chiesto urgenti correzioni di rotta.
L’art. 13 comma 5 del decreto, infatti, prevede la possibilità che il credito sia concesso anche alle imprese per le quali non è possibile l’immediato rilascio della certificazione antimafia, riservandosi, successivamente, se dovessero sussistere cause interdittive, di revocarlo, mantenendo comunque la garanzia dello Stato.
La denuncia “forte e chiara” sui rischi che sta correndo il Paese, arrivata da parte della Magistratura è condivisa dal presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani che ha chiesto, inoltre, al Governo che tra i delitti per i quali non è possibile beneficiare di alcun sostegno pubblico ci siano i delitti ambientali introdotti nel codice penale dopo oltre venti anni di lotte dell’associazione ambientalista.
La situazione rischia di essere particolarmente grave in Calabria, per come si evince anche dalle dichiarazioni del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri nel lanciare l’allarme sulle possibili ingerenze della mafia nella gestione degli aiuti economici ad imprese e famiglie, contenuti nel decreto liquidità.
Si tratta di forti preoccupazioni condivise e rilanciate anche da Legambiente Calabria poiché’, per come sottolineato dalla vice-presidente Anna Parretta, sussiste il rischio potenziale ma enorme che, a causa delle lacune del sistema, possano avvalersi delle garanzie dello Stato e dei finanziamenti previsti dal decreto n. 23/2020 anche imprese affiliate o vicine alla ‘ndrangheta.
Per evitare o almeno limitare questo rischio sarebbero necessarie le opportune modifiche al decreto ad esempio, prevedendo la tracciabilità dell’utilizzo dei finanziamenti e subordinando l’accesso al credito agevolato all’obbligo preventivo, da parte dell’imprenditore di attestare, a pena di falso, di non essere sottoposto a procedimenti per gravi delitti tra i quali quelli di corruzione, frode fiscale, criminalità organizzata e tutti i cosiddetti eco-reati tra i quali inquinamento o disastro ambientale, traffico illecito di rifiuti e omessa bonifica.
Legambiente ha lanciato, al riguardo, attraverso il responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità Enrico Fontana, un appello, condiviso da Legambiente Calabria, affinche’ non ricevano finanziamenti garantiti dallo Stato imprenditori sottoposti a procedimenti giudiziari in materia di ecoreati.
Sarebbe, infatti, insostenibile, soprattutto in un momento storico come questo nel quale il Coronavirus ha reso evidente a tutti l’importanza della tutela ambientale per la nostra stessa sopravvivenza, che lo Stato possa sostenere economicamente imprenditori che hanno accumulato, nel tempo, ingentissimi profitti illeciti distruggendo l’ambiente e compromettendo la salute dei cittadini.