R. & P.
Gentile Direttore,
in queste settimane di emergenza coronavirus abbiamo assistito,
con un certo favore, e, a alcune, partecipato insieme ai nostri
figli, alle manifestazioni, più o meno spontanee, via via
promosse, specie attraverso i social. Ci sono sembrate una buona
opportunità per dirci, l’un l’altro, che eravamo sulla stessa
barca in tempesta. Detto questo, però, a distanza di oltre un mese
dall’inizio di questa reclusione domiciliare collettiva, occorre
prendere atto, con disappunto, che a differenza di quanto ci siamo
scritti e detti, non sta andando tutto bene.
L’immobilismo è totale e palpabile. Ci si affida, forse un po
troppe fideisticamente, ad esperti di ogni natura e chi ha
responsabilità politiche sembra più spettatore che protagonista,
con una evidente incapace di compiere il gesto essenziale del
governare che è quello di prendere decisioni. L’unica certezza è
che siamo tutti a casa. Nulla più. Si moltiplicano i commissari, i
comitati tecnici, le task force, i gruppi di lavoro e chi più ne
ha più ne metta, ma senza una visione, un progetto, una strada.
Sappiamo che quanto stiamo per affermare farà storcere il naso a
molti, ma dovremmo imparare dagli amici tedeschi. Li, infatti, una
sola cabina di regia, guidata dalla Cancelliera Merkel e composta
dai governatori dei Lander, si assume responsabilità, fa’ scelte
precise e le mette in atto. La Germania dà una prospettiva certa
ai suoi concittadini ed è pronta a ripartire, al pari della
Spagna, che ha vissuto una esperienza tragica, altrettanto come la
nostra. Tutti lo fanno mettendo al centro un ambito decisivo per
il futuro, la scuola. In quasi nessun Paese europeo, infatti,
l’istruzione si fermerà per così tanto tempo, come pare avverrà in
Italia.
Questa palude nella quale ci troviamo è frutto della evidente
sottovalutazione della portata devastante di questa forzata
quarantena, non tanto e non solo dal punto di vista economico, ma
soprattutto da quello sociale. In questi lunghi giorni non si è
mai sentito qualcuno preoccuparsi del fatto che per sette lunghi
mesi i nostri bambini, ragazzi e giovani non vedranno un’aula
scolastica. Perché, diciamocelo onestamente, malgrado l’impegno
eroico di molti docenti e dirigenti scolastici, la didattica a
distanza è solo un improbabile palliativo. Nessuno che abbia
pensato alle migliaia di diversamente abili, che, da un momento
all’altro, hanno perso il loro quotidiano equilibrio, fatto di
tanti punti fermi, che si sono, d’improvviso, sgretolati. Nessuno
che abbia fatto caso a cosa rappresenti per milioni di bambini
perdere l’essenza della loro vita e della loro crescita: le
relazioni oltre quelle familiari. Questi sono solo alcuni esempi
delle tante, troppe sottovalutazioni alle quali stiamo assistendo.
Altre ce ne sarebbero da raccontare. Solo il Ministro
dell’Interno, non a caso una donna, si è resa conto di quello che
sta avvenendo, ma le è stato dedicato qualche trafiletto.
Bonus da pochi spiccioli e congedi parenteli non bastano, per non parlare dello smartworking che non tutti possono fare, non per mancanza di volontà, ma per oggettive difficoltà infrastrutturali. Che si riapra entro giugno o a settembre (con le vacanze di tre mesi che la Ministra Azzolina non intende accorciare) manca un progetto organico. E il problema è che bisogna costruirlo adesso, subito, prima della pausa estiva. Nessuno sottovaluta il diritto alla salute, ma va conciliato con molti altri, primo fra tutti quello all’istruzione.
Per questo, quindi, credo che sia utile, dal basso, far sentire la nostra voce, sottoscrivendo una petizione, lanciata da genitori e insegnanti di tutta Italia, per chiedere alla titolare del Ministero dell’Istruzione e a tutto il Governo un impegno di serietà, prospettiva e concretezza. Priorità alla scuola, dunque! https://secure.avaaz.org/it/community_petitions/ministra_della_pubblica_istruzione_lucia_azzolina_priorita_alla_scuola_/details/
Domenico Vestito
Cristina Briguglio