R. & P.
“La voce che corre sulla bocca del popolo ha molta forza”: lo diceva il Re Agamennone nell’omonima tragedia andata in scena nel 458 a.C. ad Atene. Dev’essere allora, anno più anno meno, che è nato il populismo. Certo, un populismo embrionale e pieno di dubbi, con secoli di storia e chilometri di strada davanti. Ma l’intuizione … beh, l’intuizione era giusta! La sovranità appartiene al Popolo, che la concede e la revoca appellandosi alle leggi; alla disobbedienza, quando si rende necessario; alla rivoluzione, nei casi estremi.
E se perfino Agamennone – il più potente monarca della Grecia arcaica, il vincitore della guerra di Ilio, reso immortale da Omero, celebrato da Eschilo – se perfino lui era consapevole che la voce del popolo può essere più forte della sua, come ha potuto dimenticarselo Jole Santelli?
È ormai nota l’ordinanza emanata dalla Presidente che anticipa di una settimana la tanto attesa Fase 2: ai microfoni di “Dritto e Rovescio”, Santelli ha parlato di una “parziale riapertura”, “qualche tavolino fuori dai bar”, una “concessione di piccole libertà ai calabresi che se lo meritano”. Certo, molto carino da parte sua. Peccato che i calabresi non gliel’abbiano chiesto.
Non serve tornare sulle tempistiche e sui numeri della pandemia che speriamo di lasciarci alle spalle con l’aiuto della sanità e del buon senso; non serve neppure citare il Presidente del Consiglio, che sottolinea l’illegittimità di iniziative che comportino misure meno restrittive, quando vadano in contrasto con le norme nazionali. Serve invece chiedersi (e scusatemi per la caduta di stile): ma a che diamine serve? Qual è il senso effettivo di questa ordinanza che i sindaci di moltissime città hanno sospeso e che ci è costata una diffida del Ministro Bocci e una sculacciata (elegantissima, per carità!) dal Presidente Conte? Qual è l’aiuto concreto ai proprietari di bar e ristoranti che si scusano per il disagio ma, nonostante l’ordinanza, preferiscono rimanere chiusi fino alla data stabilita su base nazionale? Da quando ne ho memoria, l’Italia non ci ha mai fatto un complimento. Per una volta che ci siamo comportati bene, ecco che Santelli (a nome di nessuno!) ci fa mettere di nuovo una nota sul registro.
Ora, non metto in dubbio il nostro senso civico, ma non credo che la severità responsabile e vigile che stiamo dimostrando derivi unicamente dal rispetto per l’esecutivo che ce lo chiede. Probabilmente ci saremmo mostrati ossequiosi e riverenti anche su richiesta, più probabilmente no, ma la storia non si fa con i se. Parliamo invece di questo stato di cose: in questo stato di cose, sul piatto della bilancia grava la nostra salute che è una motivazione assai più stringente di qualsiasi altra richiesta. Parafraso: non stiamo obbedendo perché siamo obbedienti, ma perché ci stiamo salvando la pelle!
Ed è qui che faccio di nuovo riferimento al populismo e al suo basico funzionamento: se il Politico dice al Popolo quello che il Popolo vuole sentire, il Popolo vota per il Politico che glielo ha detto. È solo questo: è semplice! E viceversa: non c’è bisogno che il Politico dica al Popolo quello che il Popolo non vuole sentirsi dire: è inutile per il Popolo ed è inutile per il Politico. Agamennone ci aveva avvisati.
Francesca Frascà