di Domenica Bumbaca
Siamo “entrati” a casa di una bella famiglia numerosa di Bovalino e abbiamo chiacchierato con Elisa mamma di 5 bambini.
La famiglia al centro, le responsabilità, le politiche a sostegno della famiglia, il lavoro, l’organizzazione, diritti e doveri, aborto, studio. Queste alcune tematiche affrontate.
Elisa: “Lo Stato cosa ci guadagna nel sostenere le famiglie?”. E poi… “Le donne dovrebbero avere il diritto di decidere di non lavorare. Dovrebbero avere il diritto di decidere di avere figli e fare le mamme, perché essere madre vuol dire educare un altro essere umano e non puoi assolvere ad un compito così importante nei ritagli di tempo che ti restano quando non lavori”.
Ecco la nostra intervista ad Elisa:
Come si vive in casa con 5 bambini?
Una casa abitata da un bambino è una casa benedetta dal Signore. La nostra dunque è stata ultra-benedetta. Certo: io non manco di urlare per contenere la loro vivacità e di sbraitare per il disordine immenso, ma quando li vedo giocare e ridere insieme penso che si stiano davvero divertendo un mondo e allora tutto passa in secondo piano.
Quale difficoltà maggiore?
Bè, sai, il termine “difficoltà” ha una connotazione negativa. In realtà parlerei forse meglio di “sforzi”. In questo senso, lo sforzo maggiore per noi genitori è quello di riuscire a capire come relazionarsi con ogniuno di loro. Sai: sono tutti piuttosto piccoli, la nostra primogenita ha otto anni, mentre il piccolo Davide appena 16 mesi. Dunque ogniuno di loro ha mille esigenze, ma ancora nessuno riesce a verbalizzarle con efficacia. Bisogna quindi essere “costantemente sul pezzo” a prescindere dalla situazione contingente, capisci cosa intendo? Sempre concentrati a capire perché si comportano in un certo modo, se si tratta di gelosia, stanchezza o eccesso di confidenza…Quando riusciamo ad addormentarli io e mio marito facciamo quasi sempre il punto della situazione, chiedendoci se abbiamo agito bene, dove abbiamo sbagliato, dove possiamo migliorare. E’ un continuo “aggiustare il tiro”. Indubbiamente stare obbligatoriamente in casa tutto il giorno esaspera certe situazioni, tuttavia sappiamo che non dobbiamo mollare, non possiamo cedere, non adesso. Per loro.
Lo Stato secondo te ha compreso le esigenze familiari?
Ah, Ah, Ah (risata di gusto). La domanda semmai dovrebbe essere, “Lo Stato cosa ci guadagna nel sostenere le famiglie?”.
Rispondo innanzitutto alla tua domanda con un secco “No”, ma specifico che non si tratta di mancanza di comprensione. Per come la vedo io lo Stato preferisce investire le proprie risorse in settori che ritiene strategicamente più interessanti (non saprei per chi). Il risultato lo vediamo nelle pseudo politiche in atto a sostegno delle famiglie, che di fatto disincentivano le giovani coppie a fare figli e in questo particolare momento storico hanno lasiato i genitori abbandonati a loro stessi. Con la chiusura della scuole, chi doveva continuare a lavore si è dovuto letteralmente “arrangiare”. Il risultato di questa politica è sotto gli occhi di tutti: il paese invecchia e le famiglie sono sempre più deboli e sofferenti.
Ma la famiglia è in nucleo della società e i miei amici biologi ti confermerebbero che una cellula senza nucleo muore…..
Una famiglia numerosa come organizza la giornata?
SI, ci vuole organizzazione. E’ necessario avere dei punti di riferimento stabili, ma credo questo sia necessario in una qualsiasi famiglia (a prescindere dal numero). Di norma la nostra giornata è scandita dagli impegni lavorativi e scolastici. Quindi sveglia prestissimo al mattino, circa le sei, si fa colazione insieme e poi tutti ai propri posti: chi a lavoro, chi a scuola, chi all’asilo. Al rientro si pranza, tutti insieme. Quindi i bambini si riposano (per me alla loro età è fondamentale, soprattutto dopo cinque ore di scuola, nel caso dei due più grandi che frequantano la classe seconda e terza primaria). Al risveglio merenda, compiti e attività sportive (nei giorni dedicati alla palestra), mentre i più piccoli giocano tra loro. Quindi cena, ancora tutti insieme, un po’ di televisione, infine a letto tra le nove e le nove e trenta. Ovviamente ti ho descritto le mie intenzioni, quello che cerco di fare tutti i giorni. Il programma non viene mai rispettato interamente, né accettato senza proteste. Qualche volta salta completamente.
Va meglio in estate, durante la quale i tempi sono molto più dilatati e tutti siamo molto meno stressati (soprattutto io ha ha ha).
In questi giorni tento di mantenere un ritmo pseudo invernale, per dare loro un punto di riferimento. Ovviamente la mattina ci svegliamo in orari più umani e quindi la sera sono meno fiscale sull’orario della messa a letto. Ma la struttura portante direi che è più o meno la stessa.
Capitolo scuola. La didattica a distanza……. è adeguata?
Non ti darò un giudizio di valore in merito: si tratta di un periodo assolutamente straordinario che ha visto la scuola impegnarsi nello sviluppare metodologie nuove e altrettanto straordinarie. Di sicuro non eravamo pronti a tutto questo, né come insegnanti, né come scuola, tantomeno come famiglie. Le mamme si sono dovute improvvisare maestre, le maestre sono diventate loro malgrado delle supporters da remoto e in tutto questo marasma i nostri figli si stanno perdendo. Per rispondere alla tua domanda: no, non è adeguata. Non lo è la tecnologia in uso alle scuole e neppure quella in uso nella maggior parte delle nostre case (sicuramente non lo è nella nostra). Eppure facciamo il nostro dovere, tutti, ogniuno secondo le proprie possibilità e competenze. E sono certa che ognuno di noi uscirà arricchito da questa difficile esperienza.
Come si concilia lavoro e famiglia?
Sto per darti una risposta scioccante: le donne dovrebbero avere il diritto di decidere di non lavorare. Dovrebbero avere il diritto di decidere di avere figli e fare le mamme, perché essere madre vuol dire educare un altro essere umano e non puoi assolvere ad un compito così importante nei ritagli di tempo che ti restano quando non lavori. Questi sono, secondo me, i veri diritti per i quali battersi. E penso in particolare alle femministe, che con mio grande sconcerto, invece, si battono il petto per tutelare l’aborto. Per venire alla tua domanda: le due cose non sono conciliabili, ma si fa in modo che coesistano nella vita di una madre con grandissimo sforzo, sacrificio e sofferenza (e tu lo sai benissimo). “Lacrime e sangue”, è proprio il caso di dirlo, senza timore di sembrare melodrammatica o patetica. Le mamme lavoratrici lo sanno bene.
Essere mamma di cinque bimbi oggi è:
Anzitutto una Grazia di Dio, come dicevo all’inizio della nostra chiacchierata. Ma lo è sempre stato, non solo oggi. Non so, in effetti, perché l’avere cinque figli mi collochi, mio malgrado, in una posizione diversa da chi ne ha tre, o uno. Io non mi sento di fare qualcosa di diverso da te o dalle altre mie amiche che hanno meno bambini di me. Spesso le persone mi chiedono come faccio con cinque figli. Spesso mi è stato detto che sbaglio ad annullarmi come donna, ad aver smesso di uscire con le amiche, andare in palestra, fare shopping. Credo si tratti di prospettive diverse. Secondo la mia, diventare madri significa trasformarsi, almeno mentalmente. E’ stato, per me, un passaggio, dall’età della giovinezza e della spensieratezza a quella della responsabilità vera: quella di avere un essere umano che dipende completamente da te. Secondo me, se l’atteggiamento è quello del darsi completamente all’altro, annullando anche se stessi, in un atto di amore incondizionato e supremo, non sussistono differenze in termini di quantità: l’amore è infinito. Anzi: l’amore si moltipica, non si divide.
Sotto l’aspetto materiale, legato strettamente al dato oggettivo di mantenere economicamente cinque bambini, non ti nascondo che ci sono mille difficoltà. Tuttavia io e mio marito non ci sentiamo penalizzati rispetto a chi ha meno figli. Siamo, anzi, maggiormente stimolati a migliorare la nostra posizione economica per loro. Nel frattempo operiamo giornalmente scelte di qualità che ci portano a dare maggiore importanza agli aspetti morali della nostra vita, piuttosto che a quelli materiali. Non ci interessa se non indossiamo abiti di marca o non abbiamo l’ultimo smartphone. Quando guardiamo i nostri figli ci sentiamo le persone più ricche di questo mondo.