di Franco Crinò*
Ci sono ancora esperienze, affetti e una visione che si possono ricondurre ad una storia socialista. Che, lo penso con tutta franchezza, non ritornerà neppure lontanamente per come l’abbiamo vissuta. Anche dopo le commoventi tappe di ogni anno ad Hammamet, chi ha militato nel Partito Socialista Italiano rimane nella sua nuova (per quanto precaria) casa, per sfruttare un’opportunità, perché non si organizza (affatto semplice) un consenso simboleggiato dal Garofano da mettere sul “tavolo” della politica.
Anche qui da noi nelle istituzioni è presente un’interessante area politica di derivazione socialista, manco a dirlo, divisa. Con questa politica, fatta da un sovranismo costretto a tenersi addosso scorie antistoriche ed antieuropee (per la verità, dilatate più del giusto dagli avversari) e da una sinistra subordinata al qualunquismo pentastellato, vengono a sfumarsi tempi e temi di una politica che i socialisti conoscevano bene. Chiedevano una vera autonomia tra i Poteri dello Stato, un primato della politica. Tanti sindaci della provincia sono ancora conosciuti come socialisti ( c’è sempre stata una grande tradizione di primi cittadini socialisti in Italia).
La fase di emergenza sociale ed economica, oltre che sanitaria, spinge a decuplicare gli sforzi oltre che la capacità progettuale degli enti locali. Si deve mettere a frutto – celebrazioni e dolorose ricorrenze di questi giorni lo sollecitano – una politica che ha saputo essere grande.
“Presunto colpevole” di Marcello Sorgi completa la terna (recente) di libri su Bettino Craxi. Per lui e per Aldo Moro lo Stato non ha inteso negoziare. “È morto al momento giusto” : è buona per entrambi questa epigrafe che Mario La Cava in “Omissione di soccorso” prese da un libro di Elias Canetti! Il leader socialista gridò per il leader democristiano, inascoltato, “Salvatelo, fate l’impossibile”. La storia non doveva svoltare, lo aveva deciso, fra gli altri, Enrico Cuccia (che non accettò di essere respinto da Craxi) e se ne dovevano incaricare degli strani “mastini”. Borrelli “tenne botta” fino alla fine, negò ad un timido D’Alema (non comprendemmo perché Bobo Craxi gli fece da Sottosegretario agli Esteri nel 2006, nel Governo Prodi) il corridoio umanitario per Bettino per curarsi. Ne “L’antipatico”, Claudio Martelli, l'”impaziente” delfino di allora, racconta di quegli italiani che hanno “sopportato” Andreotti e Berlusconi ma non Bettino e fa un compendio politico della storia italiana recente, con una frase di Gianni Agnelli “Per fare una politica di destra in Italia ci vuole un governo di sinistra”. Per “Controvento” di Fabio Martini, siamo stati tra i relatori nella presentazione organizzata da Mag a Siderno. La storia svincolata dalla cronaca il filo conduttore in quell’appuntamento : sul “muro” , a tutti noto, ma solo per alcuni e per lui, Craxi, invalicabile, del finanziamento illecito ai partiti, non si sono infranti i successi sui punti di contingenza, il nuovo Concordato con il Vaticano, Sigonella e i rapporti con gli Usa, gli aiuti ai movimenti di resistenza ai regimi dittatoriali, la governabilità, le riforme indicate, la meritocrazia e “i limiti dell’egualitarismo, le nuove regole – e soprattutto meno regole – per l’economia”.
Un anno fa moriva Gianni De Michelis, un politico di una capacità straordinaria, co-costruttore della bella stagione socialista. È stato il massimo esperto italiano di politica estera del dopoguerra, e dopo gli anni dell’ostracismo, rientrò nel Parlamento Europeo nel 2004, totalizzando una messe di voti nella nostra regione. Per la Locride parlò per primo – siamo negli anni 80 – di Giacimenti Culturali. C’è un detto ” Il primo a piangere è il morto”. Inconsolabilmente queste personalità : nel nostro paese non si trova tanta traccia della loro eredità.
*:Senatore della XIV legislatura