R. & P.
L’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19 ha sicuramente lasciato dei segni indelebili nella vita di tutti.
Per più di due mesi, la quotidianità è stata stravolta, il tempo dilatato e le abitudini dell’individuo sono cambiate. La gente, all’improvviso, si è dovuta fermare.
Tra le tante attività praticate durante la quarantena, una in particolare ha riscosso molto successo ed è stato lo Yoga, disciplina orientale millenaria, che guida l’individuo nel suo percorso verso l’ascolto, l’attenzione e la cura di sé, concedendosi proprio quello di cui la frenesia della vita moderna sembra aver privato tutti noi: il tempo.
Pratica quasi sconosciuta nella Locride fino a pochi anni fa, lo Yoga si sta facendo finalmente strada lungo la costa dei gelsomini, grazie a Roberto Tricoli e alla sua Associazione Italiana Hatha Yoga, presente da cinque anni sul nostro territorio, non solo con lezioni per chiunque sia alla ricerca del proprio benessere psicofisico, ma anche tramite workshops e corsi di formazione certificati dal CONI.
Proprio in questi giorni di inizio estate, partiranno delle sessioni all’aperto negli spazi pubblici del lungomare di Locri, anche grazie alla risposta positiva dell’Amministrazione Comunale della cittadina, sensibile alla richiesta dell’Associazione Italiana Hatha Yoga nel suo intento di promuovere un servizio utile al benessere della collettività intera.
Dott.Tricoli, in che modo la disciplina che lei insegna può migliorare la vita dell’individuo?
La parola “Yoga” deriva dalla radice sanscrita yuj che significa aggiogare, legare insieme.
Le tecniche dello Yoga, infatti, si occupano di ottimizzare il funzionamento dei due sistemi mente-corpo dell’essere umano, favorendo una comunicazione tra di loro.
La vita migliora attraverso lo yoga perché praticandolo migliora la nostra flessibilità corporea, la nostra respirazione, la concentrazione su noi stessi e di conseguenza il nostro funzionamento mentale, liberando risorse ed energie che troppo spesso lasciamo sotto traccia. All’uomo contemporaneo, sempre orientato sulla frenesia, sulla dispersione di energie e sul funzionamento multitasking, la disciplina dello Yoga restituisce la capacità di conoscere le proprie risorse, sapere come usarle e assumersi la responsabilità di “guidare” quelle potenzialità e quelle energie che ha imparato ad aggiogare.
Come sono strutturate le sue lezioni?
Esistono molti stili e molte scuole, il mio stile e il lignaggio di riferimento sono riconducibili alla tradizione dell’Hatha Yoga.
Le lezioni sono strutturate in un susseguirsi di posizioni di distensione muscolare e mobilità articolare, praticate con un atteggiamento mentale di focalizzazione sul respiro, attraverso un approccio amorevole con il corpo, perché uno dei pilastri della cultura dello Yoga è la non violenza (Aimsha) e ogni pratica è sempre un “laboratorio” di non violenza verso noi stessi. Praticati gli esercizi fisici, si prosegue con quelli di respirazione e si conclude con una pratica di rilassamento che serve a promuovere la consapevolezza psico-corporea del lavoro svolto (Savasana). Una delle definizioni di Yoga alle quali sono più affezionato è “fare e praticare amore con sé stessi.
In questo particolare momento storico, perché le persone dovrebbero avvicinarsi alla pratica dello Yoga?
Perché da questa triste esperienza è emerso un messaggio di grande importanza, che troppo spesso abbiamo trascurato: i primi responsabili e costruttori della nostra salute siamo noi stessi.
I sistemi sanitari, anche al massimo dell’efficienza e operatività, possono in ogni momento entrare in crisi. La cosa migliore da fare è assumersi la responsabilità della propria salute e solo nei casi di necessità rivolgersi ai sistemi sanitari. Perché la maggior parte delle volte, la cura ai nostri malesseri, come le emicranie croniche, i mal di schiena, i problemi cardiovascolari, le ansie o le sindromi da stress post traumatico, è nascosta dentro noi stessi, che troppo spesso somatizziamo tensioni ammalandoci e ricorrendo a farmaci più che evitabili.
Lo Yoga insegna questo: ripartiamo da noi stessi, manteniamo aperta la porta del contatto con le nostre tensioni muscolari, con il nostro respiro e con le nostre fluttuazioni mentali. Da lì poi torniamo all’ascolto dell’altro e alla salubrità delle relazioni personali ed interpersonali.