di Adelina B. Scorda (ph. Enzo Lacopo)
ARDORE – La necessità di rinnovamento si fa sentire prepotentemente anche fra le fila del PD ardorese. La stagione del commissariamento, oltre ad aver privato, se pur per cause per legge comprovate, la cittadina di una guida politica, ha colpito duramente anche il circolo del partito, di cui Giuseppe Campisi, ex sindaco di Ardore, è da sempre parte attiva e oggi anche segretario del circolo. Il tavolo concertativo che ieri è stato allestito nella sala della biblioteca comunale di Ardore, tra le varie presenza ha annoverato anche il coordinatore territoriale, Giuseppe Mammoliti, e il segretario provinciale Sebi Romeo.
{loadposition articolointerno, rounded}
E se il dibattito fra vari circoli locali presenti, ha colorato la serata di opinioni e di suggerimenti per proseguire quel rinnovamento del partito tanto richiesto quanto vitale, il nodo della questione che porta i militanti democrat ruota attorno ad una sola certezza, “gli anni bui del Pd sono passati”. Il “mea culpa” delle responsabilità è in prima linea e si criticano gli anni in cui il partito svolgeva le funzioni di ufficio di collocamento e il bene comune era solo, o quasi, un concetto di cui ci si faceva enunciatori in campagna elettorale. Si chiede, si vuole, e si pretende unione, “le divisioni ataviche fra cuperliani, civatiani e renziani non possono più sussistere se conducono alla disgregazione del partito. Se le divisioni proseguiranno non andremo da nessuna parte – ha aggiunto Giuseppe Campisi”. Concetto, questo, rimarcato e ripreso più volte nell’arco del dibattito anche dal coordinatore territoriale Giuseppe Mammoliti che non lasciandosi andare a troppe chiacchiere e digressioni ha aperto lo sguardo al panorama nazionale. “Le sue andature, si riflettono sulla nostra vita, sulla nostra Locride, solo un partito unito potrà portare avanti l’arduo compito di apportare quel cambiamento che noi tutti attendiamo da tempo. Dobbiamo dare fiducia al nostro segretario nazionale, al nostro PremieRenzi senza, però mai smettere di vigilare, fuggendo e contrastando istinti demagogici”. Costruttivi e pieni di significato gli interventi di Giuseppe Zappavigna, Pino Mammoliti e Maria Grazia Messineo, insieme hanno riportato, con sguardi su orizzonti diversi, a questioni che inequivocabilmente dovranno e avranno un peso sulla a volte immobilista e per certi versi distruttiva attività politica dedicata alla Locride. E allora “no” al modello Reggio, lo sguardo deve esser puntato sulla sanità e sul ripristino dei servizi essenziali e poi ancora infrastrutture e trasporti. Un decalogo comportamentale, requisiti necessari affinché si possano ricoprire cariche strategiche all’interno del Partito, non ultima una rigida selezione culturale. Suggerimenti, esigenze che il coordinatore Sebi Romeo ha ascoltato e a cui ha dato una risposta in termini di intenzioni e di programmi che attenderanno il Pd da qui al prossimo futuro, ma per i quali serve l’unione di tutto il partito che “è sì diviso, ma deve trovare la strada per non ricadere in vecchi errori, il rischio che corriamo come popolo democratico è veramente alto, il rischio insieme a Renzi questa volta fallisca l’Italia”.