(foto di archivio)
R. & P.
Sanità sempre più in apnea in Calabria e l’orizzonte appare ancora più cupo alla luce degli ultimi orientamenti che vedono la nostra regione decisamente penalizzata nella distribuzione di risorse umane e materiali e con un Piano di rientro ancor di più incomprensibile.
Alla luce di quello che sta accadendo non possiamo rimanere in silenzio: la situazione è critica e, di questo passo, rischia di diventare presto insostenibile se non verranno adottati interventi concreti, sostanziosi e sostanziali per garantire i Livelli essenziali di assistenza che, oggi, resistono solo grazie all’abnegazione dei medici e di tutto il personale sanitario, letteralmente in trincea. Al contempo aumenta la forbice tra Nord e Sud quanto a risorse destinate al comparto sanitario con la nostra Regione che sembra essere la “pecora nera” dello Stivale. E come se non bastasse, mentre in quasi tutta Italia sono stati previsti più posti per l’ingresso nelle facoltà che andranno a formare le professioni sanitarie, l’Università di Catanzaro registra, incredibilmente, una riduzione sostanziale del numero dei posti. Già la situazione, prima dell’emergenza sanitaria determinata dalla diffusione del nuovo Coronavirus, era al limite del collasso, oggi, dal momento che la paura del Coronavirus è scemata, va sempre peggio e nell’indifferenza generale. In Calabria, purtroppo, la sanità è ferma al palo ma nessuno si straccia le vesti.
Addirittura, nella nostra provincia, unica in Italia, la sola preoccupazione di chi dirige sembra essere quella di mandare in pensione il maggior numero di persone. Ma a fronte dei numerosi pensionamenti – che peraltro potrebbero per scelta dell’amministrazione anche essere differiti, come avviene dappertutto, alla fine dell’emergenza stante la disponibilità a rimanere in servizio dei colleghi – registriamo pochissime assunzioni. Gli organici, già ridotti all’osso, rischiano di far rimanere la nostra sanità senza le risorse umane necessarie per reggersi in piedi specie in un momento in cui coloro che l’hanno sostenuta fino ad oggi, con turni massacranti e stressanti, soprattutto nel periodo più acuto del Covid, hanno il diritto sacrosanto di tirare il fiato usufruendo delle meritate ferie.
Vogliamo sperare solo che non ci sia a settembre una nuova ondata della pandemia perchè poi dovremo ricorrere ai colleghi albanesi, cubani o cinesi ma questo, certo, non è un problema che interessa gli attuali commissari tanto loro a settembre probabilmente saranno come al solito sostituiti ed il problema ricadrà su chi subentrerà ed ahimè su noi eventuali pazienti. Ci uniamo, poi, all’appello della sezione reggina dell’Associazione Italiana Donne Medico, sempre sostenuta dalla nostra Commissione Pari Opportunità, in riferimento alla necessità di riattivare i servizi ambulatoriali dell’Asp, sospesi a causa dell’emergenza Covid ed, ancora oggi, disponibili per le sole urgenze nonostante un’ordinanza irrealizzabile della Regione, emanata un mese fa, ne imponesse la riapertura. Questa situazione, oltre a non garantire il diritto alla salute dei pazienti, ha determinato l’allungarsi delle già interminabili liste d’attesa. Tutto ciò è determinato dal fatto che, ad oggi, le strutture ambulatoriali dell’Asp non sono state adeguate alle disposizioni anti-Covid per carenza di locali idonei, strumentazioni e fondi. Per di più, case della salute, punti di primo intervento, centri di salute mentale, assistenza domiciliare, consultori e tutte quelle strutture e servizi che dovrebbero accogliere i malati meno gravi evitando di intasare i Pronto Soccorso restano “fragili“ e l’agognato potenziamento della medicina territoriale rimane un miraggio.
Non meno critica la situazione al Grande Ospedale Metropolitano, in riferimento al quale, avevamo già segnalato i numerosi, ma anche “importanti”, pensionamenti che, in questo momento storico di emergenza sanitaria, andranno a depauperare inopinatamente la struttura di riferimento di tutta la Città Metropolitana. Non va dimenticato, peraltro, che le liste d’attesa per interventi chirurgici, già lunghe in epoca preCovid, hanno raggiunto dimensioni insostenibili anche per il ridotto funzionamento delle sale operatorie a causa della carenza di personale. Per non dire, poi, quello che succede negli ospedali della Provincia dove giornalmente vengono segnalate sulla stampa carenze di ogni genere ed addirittura di recente abbiamo letto di qualche primario che ha minacciato di gettare la spugna dinnanzi alla mancanza di uomini e mezzi non più accettabile.
Dinnanzi ad un quadro tutt’altro che confortante e con il rischio di criticità ancor peggiori, l’Ordine dei Medici di Reggio Calabria si appella alle Istituzioni a tutti i livelli, tanto sul piano politico che aziendale, affinché non si attenda l’acuirsi di un’emergenza già in atto per potenziare un servizio sanitario che vacilla pericolosamente. A paventare una possibile recrudescenza della pandemia sono in molti ed anche se le carenze della sanità calabrese sono ataviche e molteplici, il nostro più che un invito assume i connotati di un grido disperato: “sosteniamo la sanità prima che sia troppo tardi”.
Reggio Calabria 09.07.2020
Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della provincia di Reggio Calabria