di Franco Spedale*
“Unire i Socialisti, rinnovare la Repubblica”. Questo era lo slogan che caratterizzava il congresso del PSI nel 1992.
Il contesto era diverso, in quel caso l’intento era di concludere un percorso di riunificazione della sinistra anche alla luce della fine del Comunismo.
Ma per alcuni versi credo che quello slogan mostra l’attualità del contesto che viviamo.
Da un lato vi è una chiara e forte esigenza di rinnovare la Repubblica.
Un Paese che da troppo tempo non ha strategie, non ha prospettive, non ha una collocazione seria ed efficace nel panorama Europeo ed internazionale.
Il nostro è un Paese ancorato strutturalmente e burocraticamente al primo periodo post bellico.
È incapace di darsi un progetto, non sa affrontare le crisi di sistema, perde in competitività.
Si fa saccheggiare da forze ed interessi stranieri a cui in alcuni casi, si aggiungono anche meschini personaggi italiani, che tanto mi ricordano, per approccio e stile culturale, il buon Togliatti che rinnega la sua nazionalità e si mette al servizio di un Paese allora ostile.
Viviamo in uno stato governato dagli indici di borsa, come se questo aspetto pur importante potesse condizionare le scelte politiche. Svolgendo il lavoro che faccio mi verrebbe da pensare se l’asportazione o meno di una massa tumorale ad un paziente dipendesse dal costo dell’intervento e non viceversa che lo stesso debba essere fatto per scelta strategica e tutto il resto che venga di conseguenza.
La magistratura deviata ha sopperito in questi 30 anni all’assenza della Politica; una magistratura deviata che aveva provveduto ad abbattere la politica con anche poco malcelati intenti di prenderne il posto.
Abbiamo perduto l’orizzonte internazionale, abbandonando una politica filoaraba che ci aveva permesso di essere uno dei punti cardinali del Mediterraneo, mantenendo nel contempo l’approccio Atlantico.
Non solo la Libia, ma anche il Libano l’Egitto, la Tunisia, erano territorio in cui l’influenza italiana era importante e decisiva.
Esisteva una sorta di Nazionalismo laico, contrariamente a quello integralista francese, che ci permetteva di avere peso e considerazione internazionale.
Le industrie avevano un loro piano ampio definito di prospera attività, il terziario svolgeva un ruolo centrale nell’economia del nostro Paese.
Lo Stato sociale in questi anni è stato completamente abbandonato.
I poveri diventano sempre più poveri giungendo alla soglia di sopravvivenza; la classe borghese media e medio alta ha un potere d’acquisto 50 volte inferiore a quello di 30 anni fa.
Il nostro Paese ha un bisogno urgente di riforme, di rinnovamento; bisogno di un progetto che vada al di la del contingente.
O si attua una cura drastica o non ci sarà futuro.
Rinnovarsi o perire diceva Nenni.
Ma per rinnovare un Paese è necessario che vi siano forze Politiche che propongano un loro progetto.
In questa logica ha senso RIUNIRE I SOCIALISTI.
Non in una logica che segua le categorie del passato.
Non solo sarebbe antistorico, ma non sarebbe nemmeno funzionale; ne al Paese tantomeno al “progetto”.
Riunire i Socialisti ha e deve avere il senso di mettere insieme una cultura un modo di pensare, un approccio culturale.
Laico moderato, liberale, riformista, moderno innovatore.
Che sappia interpretare l’oggi per prevedere il futuro.
Che si ponga come obbiettivo non tanto quello di eleggere un manipolo di “professionisti della Politica”, ma che generi una classe dirigente di Politici di Professione.
Per questo credo che non sarebbe opportuno costruire un percorso basandoci sull’esistente.
Troppi e insormontabili sarebbero gli ostacoli che si creerebbero se ci dovessimo oggi appellare ai nomi “attuali” del recente passato.
Nè sarebbe giusto e opportuno partire da pregiudizi di schieramenti.
Cosa è la destra oggi e cosa sia la sinistra è una distinzione che in cuor mio fatico a percepire.
E che in questo momento creerebbe dei pregiudizi che non hanno senso di esistere?
Meglio Matteo, l’altro Matteo, il fratello di Montalbano o il buon Immortale?
Il presupposto deve essere un altro.
Ricordo quando Craxi, al Congresso dell’Ansaldo a Milano rimproverava al PCI di non poter dare la patente a nessuno o ancora quando credo sempre in quel congresso riferendosi a Signorile affermava che non capiva per quale motivo Claudio dovesse definirsi più a sinistra di lui!
Io credo che essere di cultura, di spirito, di matrice Socialista, sia già di per se una definizione.
Significa, a parer mio avere in testa un’idea di Stato nella quale tutti possano avere le stesse possibilità; un Paese in cui tutti debbano migliorare la propria condizione; in sostanza significa essere un Paese moderno!
Costruiamo una identità, elaboriamo un manifesto programmatico, stabiliamo il nostro percorso.
Per cultura, per caratteristiche naturali, noi, ma non solo noi, siamo la rappresentazione della moderazione del buon senso. E il buonsenso altro non è che la FISIOLOGIA.
Cioè l’evoluzione naturale della vita che ruota attorno al buon senso, appunto attorno alla fisiologia!
È necessario proporre un’alternativa alla scorrettezza culturale del “politicamente corretto”.
Questo lo si può fare se e solo se riunendo un modo di pensare saremo in grado di andare oltre l’interesse particolare.
Ricercare un filone filosofico, rappresentare i nuovi meriti e i nuovi bisogni, sapere come e dove posizionare il nostro paese all’interno dell’Unione europea e come indirizzare questa nello schieramento della nuova geografia mondiale.
Proporre un piano di sviluppo industriale, una nuova riforma agraria, riformare strutturalmente la scuola.
Deburocratizzare gli apparati, riformare la difesa, rinnovare la Sanità, riformare lo stato sociale oggi troppo slivellato verso il basso.
L’Italia ha bisogno di una classe politica colta, degna di un Paese come il nostro; ha bisogno di prospettive e non di litigi, ha bisogno di anteporre l’interesse generale al particolare.
Ecco perché non ho particolari “simpatie” né per i Craxi, né per Caldoro e nemmeno per Nencini.
Perché loro, anche per ragioni comprensibili anteporrebbero l’interesse personale a quello generale.
E poi perché un partito che si richiami alle radici del Socialismo Liberale, Democratico riformista, non può ne deve vivere sulle glorie del passato, ma sulle potenzialità del futuro.
Ecco perché credo che sia necessario ri-Unire i Socialisti, perché quello che dobbiamo fare, non che ci chiedono, ma che è nostro compito fare è RINNOVARE LA REPUBBLICA!
- Medico Chirurgo e Oculista
CENNI BIOGRAFICI:
Cresciuto nel PSI vicino a Sergio Moroni, è stato Vice_segretario Provinciale del MGS.
Nel 1996 ha partecipato all’appello per la ricostituzione del PSI.
E’ stato prima Segretario Reagionale della Lombardia del Partito Socialista con Gianni De Michelis Segretario Nazionale; poi Segretario Regionale della Lombardia del Nuovo PSI dalla sua costituzione fino al 2006.
Dopo la scissione di Gianni De Michelis nel 2007, ha sostenuto la segreteria Caldoro, diventando Vice-Segretario Nazionale.