di Francesco Tuccio
Giorno dopo giorno questa Calabria è sempre più brutta. Perde lavoro ed economia; perde bellezze naturali, patrimonio ambientale, storico e culturale; perde energie giovanili, speranze e futuro.
Perde, e perde in silenzio.
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La mafia la divora. La politica, imbelle e inetta, da soluzione è propulsore di regressione, zona nera senza sussulti e rinnovamento. Parlano poco o nulla gli intellettuali, i centri culturali deputati alla formazione delle nuove classi dirigenti. La società civile pare assuefatta, priva di coscienza, corpo inerme senz’anima.
L’emergenza cronica è divenuta rifluente normalità.
Il 25 aprile è stato Festa di Liberazione, e per la Calabria si è conclamato l’annuncio della soppressione di una voce libera e il licenziamento di 70 giornalisti. Un crollo nel vuoto. L’assassinio, l’esecuzione della pena capitale per chi ha tenuto alta la bandiera della dignità e dell’indipendenza contro le trame oscure dei poteri sporchi. Senza libera informazione non ci possono essere cittadini liberi, eppure questa bandiera che riguarda tutti pare non appartenere a nessuno o a pochi, troppo pochi meritevoli.
Fra questi 70 valenti professionisti ne conosco solo quattro: Simona Musco, Ilario Filippone, Ilario Balì, Giuseppe Cavallo. Cronisti con gli occhi puntati sulla Ionica e spesso ritrovati nelle pagine regionali. Senza che lo sapessero mi incontravo con loro quotidianamente davanti a un buon caffè e qualche sigaretta. Li leggevo con quella piacevolezza tattile e odorosa che soltanto i libri e la carta stampata sanno dare. Li leggevo oltre le parole e vi ritrovavo la sensibilità e la tensione civile in tutto ciò che scrivevano. Adesso decisamente mi mancano assieme a l’ora, e mancano alla Ionica, ai suoi problemi gravi che sulla carta stampata non hanno modo di essere conosciuti.
Ma non possiamo rimanere a registrare nostalgiche mancanze, o esprimere solidarietà poco concreta e di maniera, mentre c’è un gran bisogno di condivisione. Forse un’idea fattiva potrebbe essere quella di far rinascere il giornale facendolo sostenere da un azionariato popolare che ci richiami tutti alla responsabilità civile. Sarebbe una grande vittoria, la dimostrazione che in Calabria ci sono forze sane che la possono cambiare.