di Emanuela Alvaro
LOCRI – Un docufilm che narra di generazione, ma soprattutto di rigenerazione urbana, parte di un progetto pilota più ampio, tutto in divenire.
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Ospitati nella sala della Curia vescovile di Locri ci si è confrontati su un modo diverso di approcciarsi ai luoghi conosciuti e frequentati, quasi come farebbe un turista. Appunto di rigenerazione urbana che vada oltre il progetto urbanistico, la quale, però, non può prescindere da una rigenerazione culturale e sociale.
A parlare del progetto “Reactioncity” i ragazzi delle associazioni “Giovani per la Locride” e “Pensando meridiano” nell’incontro – confronto di idee e proposte, moderato da Francesco Emanuele Capogreco.
Il progetto diventato poi “progetto pilota” è stato spiegato ai presenti da Filippo Macrì, Giuseppe Marrapodi, giovani architetti, dalla docente presso l’Università della Calabria, Consuelo Nava, da Danilo Evo e Giuseppe Mangano di “Pensando meridiano” e Ivan Giannotti presidente di “Giovani per la Locride”.
Rigenerazione urbana che non può essere considerata come una questione che possa dipendere solo dalle amministrazioni comunali. Per poter essere valida è necessario riconsiderare il proprio rapporto con le città. Quindi un programma che parte dal basso da chi, quotidianamente, vive gli spazi reinventando quelli degradati, abbandonati.
Rigenerare riproponendo, come si vede nel docufilm del registra Fabio Mollo, nuovi scenari. Quindici giorni nel corso dei quali la città di Reggio Calabria è stata trasformata in un laboratorio. Sei aree di Reggio Calabria, tra storie e progetti. Un progetto di riscatto per tutte quelle città che vogliono diventare smart e socialmente sostenibili. Tutto questo inserito nella questione più ampia della Città metropolitana, puntando sulle risorse che ogni territorio possiede. Un progetto universitario nel rispetto del recupero dei luoghi.
Processo analitico e rigoroso su due tematiche quali l’ambiente e il paesaggio, spesso confusi, ma sicuramente diversi, senza sottrarsi al dialogo con le comunità.
Un progetto portato avanti grazie al supporto di tantissimi giovani provenienti da diversi luoghi e con l’aiuto di comitati, associazioni, cittadini volontari e istituzioni come l’amministrazione comunale e i giovani industriali.
“L’unico modo per rigenerare il territorio e avere un progetto culturale e per avere questo se ne deve avere uno umano, riconoscersi umanamente”.