(foto e video di Enzo Lacopo)
di Emanuela Alvaro
PLATI’ – Politica, legalità, competizioni elettorali, scioglimento delle amministrazioni comunali per infiltrazioni mafiose e Legge Lazzati. Questi gli argomenti sui quali si è focalizzato l’incontro organizzato dalla sezione provinciale del Centro Studi Lazzati, con la collaborazione di Francesco Carbone, esponente CGIL Platì, nella sala convegni della Chiesa Matrice della cittadina.
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I lavori sono stati aperti dal neo commissario straordinario del Comune di Platì, Luca Rotondi, dopo il nulla di fatto alle ultime elezioni amministrative. Il Commissario nel suo ruolo non facile in considerazione di quello che significa per una cittadina il commissariamento, si è presentato ufficialmente sottolineando tutto il suo impegno per Platì.
A moderare l’incontro Maria Grazia Messineo, Responsabile provinciale Centro Studi Lazzati e Dirigente regionale PD Calabria, a dimostrazione dell’impegno del Partito democratico regionale, sui temi della legalità, della democrazia, del riscatto dei piccoli comuni dell’entroterra, nei confronti dei quali, spesso, non si riscontra l’attenzione dovuta da parte dei partiti e delle Istituzioni. Supporto ai piccoli comuni su cui lei ha confermato tutto l’impegno.
Nel suo intervento il Giudice di Cassazione Romano De Grazia, Presidente del “Centro Studi regionale G.Lazzati”, con passione ha sottolineanto quello che è stato ed è il percorso democratico, le battaglie perse e quelle vinte, il lungo iter che ha portato la Legge Lazzati in Parlamento, pur non nella sua completezza, come sarebbe dovuto essere. «E’ la seconda volta che vengo a Platì, paese del quale mi sono subito innamorato quando ho sentito l’indifferenza della politica verso di esso e, con moto di ribellione, mi sono presentato in paese per proporre la mia candidatura, per dare alla gente il mio supporto, ma soprattutto per far comprendere alla classe politica regionale e nazionale che la lotta alla mafia va fatta in trincea e non dai salotti. Non si può instaurare la democrazia con parate, ma con l’esempio».
Il Giudice De Grazia ha fatto riferimento ai valori della Carta Costituzionale e del perché la legge è stata intitolata a Giuseppe Lazzati, colui che ha indicato la strada da percorrere per parlare veramente di legalità. «Giuseppe Lazzatti predicava il dialogo con i più giovani. Giovani che non hanno fiducia nelle istituzioni, non hanno prospettiva di lavoro. Chiedo formalmente la cittadinanza onoranza di Platì! Paese che ha una sua identità che non può dipendere solo da quattro cialtroni».
Il Giudice ripercorre quella che è stata la lotta alla mafia a livello nazionale, ricordando che si devono onorare le morti solo con strumenti concreti e dare risposte con lo strumento normativo. Ricorda anche quella che è stata la lotta contro la Legge poi di fatto mutilata. Un baluardo che copre le lacune del sistema. «La Legge Lazzati previene in maniera efficace. Il sorvegliato speciale così come non può votare non può raccogliere voti. Uno Stato di diritto deve essere uno Stato garantista. La Legge Lazzati è stata storpiata perché ha seminato il panico, temuta fortemente e per questo trasformata. Sulla tematica degli scioglimenti – ha proseguito – sono d’accordo sul fatto che è un provvedimento generalizzato e per questo iniquo. Con penalizzazione dell’immagine dell’intera comunità, di quella parte cattiva, ma anche di quella buona».
A relazionare su questi argomenti sempre fin troppo attuali, sui quali non molti passi avanti sono stati fatti, i referenti del Centro Studi Lazzati della provincia di Cosenza, gli avvocati Natalia Branda e Damiano Viteritti e il professor Ilario Ammendolia, noto editorialista e osservatore attento dei fenomeni storico-sociali del Meridione e della Locride, in particolare.
Gli avvocati, Natalia Branda e Damiano Viteritti, hanno focalizzato il proprio intervento su democrazia e quanto sia fondamentale che ognuno dia il proprio contributo affinché la situazione possa evolvere, sul danno che la ndrangheta, ma anche l’assenza dello Stato ha provocato e provoca in territori come la Locride e la necessità che a livello politico, così come Papa Francesco sta facendo a livello ecclesiastico e non solo, si cambi prospettiva, influenzando positivamente il territorio.
«Sul territorio una diffamazione calcolata – ha affermato Ilario Ammendolia –. Io mi domando in ch periodo storico è stata provocata la frattura tra Stato e territorio, quando è accaduto! Io sono e mi colloco solo dalla parte della Costituzione Italiana, scritta no da burocrati, ma da persone uscite dalle galere fasciste. Per questa Calabria, per i nostri territori non può essere solo repressione. Sono contrario, ho espresso il mio punto di vista in altre occasioni, alla legge sullo scioglimento dei Comuni per infiltrazione mafiosa, perché i funzionari di prefettura non possono fare questo in modo democratico. Mi domando anche come sia possibile che i membri della Commissione antimafia si rechino a Polsi in elicottero, ignorando la gente che li ha votati. Si deve andare in mezzo alla gente se si vuole parlare e fare qualcosa. Io credo che i cittadini di Platì debbano riappropriarsi della propria storia. Rialzare la testa perché non abitanti della Locride non abbiamo nulla di cui vergognarci. Per le prossime elezioni regionali non mi interessa il nome del presidente, ma i contenuti del progetto per il futuro della Calabria».
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