di Gianluca Albanese
LOCRI – Con la nomina dell’avvocato Vincenzo Fiato a commissario straordinario dell’Ac Locri 1909 si pone fine alla prima fase del lavoro che ha portato al salvataggio del titolo sportivo e inizia la fase due, quella della costituzione di un nuovo assetto societario e di un nuovo progetto lungimirante, capace di rilanciare il calcio a Locri partendo dai più giovani.
E se quanto fatto fin qui dal sindaco Calabrese e dalla sua fiduciaria, la capogruppo in Consiglio Domenica Bumbaca, ha prodotto i primi tangibili frutti, ora toccherà a Fiato iniziare a tessere quelle relazioni sociali tali da ricostruire una società su basi nuove. Se la scelta è ricaduta su di lui, i motivi non mancano. È un giovane professionista serio e onesto, che ha già rivestito il ruolo di dirigente dell’Ac Locri e che ha una certa competenza calcistica. La sua vicinanza alla maggioranza e i suoi rapporti amicali e professionali faranno il resto. Sicuramente per il bene dell’Ac Locri.
Tuttavia, riteniamo che la vera novità che scaturisce dalla nomina di Fiato a commissario straordinario dell’Ac Locri stia nello spirito rivoluzionario della scelta. Non è la prima volta, infatti, che si affida la squadra a un commissario: anche nel recente passato le figure scelte per il ruolo erano persone serie e competenti; stavolta, però, non gli si chiede di mantenere in vita con delle bombole d’ossigeno un corpo che annaspa nei marosi e che finisce per ottenere risultati deludenti sul campo tanto da subire la perdita di appeal anche per un pubblico conosciuto come uno dei più fedeli e appassionati della zona. No, stavolta, si chiede al commissario di ricominciare da capo, ricostruendo ex novo società, squadra e staff tecnico, tanto che l’unico legame col passato rimane il titolo sportivo.
Per la prima volta, dunque, si taglia il cordone ombelicale con gli anni gloriosi della serie D, con la finale di Coppa Italia persa a Firenze, con Locri-Crotone 0-0 ed ogni suo strascico giudiziario. Si consegnano alla storia le botte da orbi tra tifosi ai tempi dei derby dei nostri padri e contro il Cirò, e le goliardate degli anni più recenti, quando anche la sfida con i rivali storici del Siderno aveva perso mordente, spessore, fascino. Insomma, per la prima volta il calcio locrese ha scelto di non vivere di ricordi – gloriosi, certo, ma pur sempre ricordi – e invece di ripiegare sul proprio passato, guarda avanti, al futuro. La vera rivoluzione è questa. Ed appare l’unica via percorribile per mantenere il titolo e rifondare (di fatto) squadra e società. Per tornare a gremire le tribune del Comunale di via Cosmano bisognerà attendere, forse, qualche anno. Ma meglio qualche mese di attesa in più che assistere al lento e inesorabile declino di una squadra e di una casacca che hanno conosciuto ben altri fasti.
I più attenti ricorderanno che proprio il restauro dello stadio e l’ampliamento delle sue tribune coincisero con l’inizio della decadenza della squadra, che in meno di tre lustri, è passata dall’essere a un passo dalla C2 ad annaspare per salvarsi in Prima Categoria. Ora, si è finalmente capito che serve una nuova era, e una rivoluzione che riporti Locri al centro del panorama calcistico comprensoriale. I numeri e le competenze per ripartire ci sono. In bocca al lupo.