di Arturo Rocca*
SIDERNO – Il SIAN (Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione) si occupa principalmente di tutelare la salute dei cittadini attraverso la vigilanza, il controllo e la formazione di tutti coloro che producono detengono e somministrano alimenti di origine non animale, ivi compresa l’ acqua potabile. Il SIAN, dunque, ha il compito di verificare periodicamente che le acque destinate al consumo umano soddisfino i requisiti previsti dal D.lgs. n.31 del 2001; il servizio dipende dal Dipartimento di Prevenzione dell’ASP di Reggio Calabria che ne determina il funzionamento col fornire uomini e mezzi a questo importantissimo compito. Già la vastità del territorio da tenere sotto osservazione, la dislocazione dei laboratori dell’Arpa, la difficoltà di raggiungere pozzi e sorgenti, data l’orografia del territorio da Monasterace a Palizzi, zone interne comprese, sono di per se un forte freno all’attività istituzionale a cui si aggiunga che il dipartimento non fornisce le attrezzature ed il materiale necessario e che l’attività è stata sospesa da aprile u.s.
Buon senso e responsabilità istituzionale vorrebbero che almeno a seguito dell’ondata di maltempo che si è abbattuta sulla zona venga fatta un’indagine a tappeto sulle acque che vengono erogate alla popolazione. Invece niente di tutto questo: il Capo Dipartimento si trincera dietro la trafila burocratica sostenendo che ha fatto tutto quello che gli era dovuto ma la responsabilità ora è di altri.
Al di là della ricerca di responsabilità, che sono scivolose come il pesce appena pescato, per quanto tempo ancora la popolazione deve stare nel dubbio che l’acqua utilizzata per il consumo sia o meno contaminata?
uanto tempo deve trascorrere perché chi ne ha la responsabilità se l’assuma? Ma non è questo uno di quei casi in cui il magistrato competente non debba aspettare alcuna denuncia per intervenire? La salute dei cittadini non interessa, quindi, ne alla politica, ne ai funzionari pagati profumatamente e tantomeno alla magistratura, che interviene solo se ci scappa un morto? L’Osservatorio Ambientale svolge con grande senso di responsabilità un ruolo di stimolo, e non solo, ma non può e non vuole sostituirsi agli organi competenti.
Intanto si cominci ad evadere le nostre richieste di accesso agli atti che da oltre un anno giacciono sulla scrivania di chi dovrebbe rispondere. Ci si augura che chiunque abbia a cuore la salute dei cittadini faccia i propri passi e le autorità competenti obblighino i responsabili ad agire invece che a scaricarsi la coscienza con letterine di circostanza.
*: presidente Osservatorio Ambientale per il Diritto alla Vita
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