LOCRI – Presso il Museo Archeologico Nazionale di Locri si è tenuta una conferenza a cura dei professori Diego Elia e Valeria Meirano dell’Università degli Studi di Torino (Dip. di Studi Storici) dal titolo: Al cuore dell’antica città. Esplorazioni e ricerche in corso dell’Università di Torino a Locri Epizefiri.
Dopo i saluti della dottoressa Rossella Agostino, direttrice del Museo e del Parco, la professoressa Meirano ha introdotto la serata ringraziando la direzione e il personale del Museo, la Soprintendenza archeologica nella persona del dott. Alfredo Ruga, nonché il Comune che, con il Sindaco Giovanni Calabrese e l’assessore alla Cultura Anna Rosa Sofia, da sempre collabora con l’équipe torinese insieme ad altre istituzioni cittadine al fine di garantire le migliori condizioni per il prosieguo delle ricerche e la divulgazione dei risultati. La missione torinese, attiva sul campo a Locri dal 1969, ha infatti accolto negli anni centinaia di partecipanti tra docenti, studenti, dottorandi e studiosi appartenenti anche ad altre università italiane e straniere, diventando un punto di riferimento imprescindibile per l’archeologia dell’Italia meridionale.
Si sono quindi presentate le ricerche in corso da parte dei membri dell’équipe: fra i temi principali si segnalano lo studio delle ceramiche figurate di produzione locrese, dei reperti in metallo – oggetto nel 2016 e del 2017 di presentazioni nell’ambito di importanti convegni nazionali e internazionali –, delle terrecotte figurate, nonché della necropoli di Parapezza-Lucifero, la cui edizione sistematica, che già conta un primo volume, è in fase di completamento. Cenni sono stati fatti anche ai progetti di restauro su materiali locresi trasferiti a questo scopo presso il Corso di Laurea a ciclo unico in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Ateneo torinese – uno dei pochi attivi in Italia – con la cui collaborazione la missione ha restaurato di anno in anno le strutture, gli apprestamenti e molti dei materiali venuti in luce.
Prima di passare ad illustrare le novità emerse nel corso delle esplorazioni condotte nel 2016 e 2017, per lo più inedite dal momento che le operazioni sul campo si sono concluse la settimana scorsa, si è voluto sottolineare che il 2017 costituisce un anno-chiave nei programmi della missione, che segna l’avvio di una nuova concessione di scavo pluriennale da parte del MIBACT. Ai progetti già conclusi o sul punto di esserlo, si sono affiancati quest’anno nuovi obiettivi scientifici, con il lancio di rinnovate sfide per il futuro.
In questi anni, la missione torinese ha potuto indagare a Locri stratigrafie e realtà archeologiche databili tra l’età dei primi coloni e all’abbandono della città in età tardo-antica, cosa che ha consentito di cogliere fondamentali fenomeni di continuità e trasformazione urbana. L’area indagata si è infatti rivelata uno straordinario osservatorio per studiare il progressivo sviluppo della forma della città e le sue successive modifiche, dalle iniziative intraprese dalle élites in età arcaica al rimodellamento nel periodo dell’influenza siracusana di Dionigi II, fino alla destrutturazione e nuova fioritura tra il periodo della tarda Repubblica e l’età imperiale avanzata. Dal 2017, le indagini si concentreranno su questi fenomeni di continuità/discontinuità dell’impianto urbanistico greco alle soglie della romanizzazione e delle modalità di occupazione dell’area urbana in età imperiale e tardo-antica, prima del definitivo abbandono del sito. La serata è stata quindi anche l’occasione per fare un bilancio dei risultati ottenuti a beneficio del vasto pubblico.
Venendo all’esposizione dei risultati, si aggiornato il quadro delle esplorazioni del ‘santuario delle acque’ di recente scoperta: grazie all’effettuazione di un sondaggio al di là della cancellata di recinzione del Parco, subito richiuso a conclusione delle esplorazioni, è stato possibile mettere in luce i limiti del complesso e nuovi apprestamenti rituali. Il luogo sacro, il primo noto al centro della città, legato a riti connessi alla sfera femminile, ha continuato a riservare sorprese anche nel 2017, con la scoperta di nuovi depositi votivi in conseguenza all’ulteriore espansione dell’area esplorata. Analogamente, sono stati messi in luce nuovi elementi pertinenti al complesso sistema di regimazione delle acque realizzato dai Locresi in quest’area della città, che ha permesso alla missione di ridisegnare il quadro topografico di questa parte dell’impianto cittadino.
Il professor Elia ha quindi illustrato alcuni dei nuovi obiettivi, in particolare i primi risultati dell’espansione delle indagini nel settore a sud dell’area sinora esplorata, dove le prospezioni geognostiche condotte in collaborazione con il Politecnico di Torino (dip. DIATI) si erano rivelate molto promettenti, rivelando la presenza di anomalie sotterranee che il recente scavo ha confermato corrispondere a possenti strutture di età romana. Proprio in quest’area è stato infatti messo in luce un nuovo edificio con estensione pari ad almeno 1500 mq, la cui esplorazione costituirà uno dei temi di ricerca sul terreno nei prossimi anni.
Anche per la fase tardo-antica si segnalano importanti novità, tra cui il rinvenimento di un’ulteriore sepoltura entro anfora che si va ad aggiungere a quelle già emerse nella zona.
La professoressa Meirano ha quindi ripreso la parola per introdurre alcune delle ricerche attualmente in corso sui reperti e sulle evidenze archeologiche scaturiti dalle recenti esplorazioni da parte dei membri della missione: i dottori Elisa Ercolin e Damiano Mariani hanno rispettivamente presentato alcuni dei nuovi approcci applicati allo studio delle ceramiche a vernice e nera e delle anfore; per le ceramiche, si sono messi in evidenza nuovi, importanti dati sull’aspetto produttivo; per il materiale anforico appaiono di grande rilievo i risultati inerenti la diffusione al momento del delicato passaggio tra la fase greca e il nuovo assetto di età romana. Il dottor Simone Guion ha invece illustrato alcune anticipazioni desunte dal lavoro che sta conducendo sui materiali e le tecniche costruttive.
La parte finale dell’incontro è stata dedicata al territorio dell’antica Locri.
Nel 2016 la missione torinese, su invito del dottor Ruga ispettore della Soprintendenza, ha indagato un nucleo di necropoli nel Comune di Careri, loc. Serro dei Morti. Ai lavori hanno partecipato il professor Elia, il dottor Gianluca Sapio, l’architetto Nicolò Masturzo, il dottore Riccardo Consoli ed alcuni studenti dell’Ateneo torinese. Qui sono state messe in luce alcune tombe con i relativi corredi, databili tra il VI e la metà del IV secolo a.C. I risultati di questo intervento costituiscono un prezioso tassello che si aggiunge al quadro delle conoscenze, ancora molto puntiforme, relativo all’occupazione del territorio dell’antica città, che doveva presentare nuclei abitativi e fattorie sparse. I contesti e i reperti, debitamente restaurati, sono ora in fase di pubblicazione.
Il dottore Gianluca Sapio ha infine presentato un’anteprima degli studi condotti sul territorio compreso tra le Fiumare Bruzzano e La Verde, in cui l’applicazione di un approccio pluridisciplinare ha permesso di ottenere risultati insperati circa l’occupazione antropica, dalla preistoria all’età moderna.
Il professor Elia ha concluso l’incontro ricordando la lunga tradizione degli scavi locresi, la loro importanza a livello didattico e scientifico, dando appuntamento al prossimo anno per un nuovo aggiornamento.
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