R. & P.
SANTA DOMENICA DI PLACANICA – Circa tremila persone erano presenti, domenica 11 febbraio, a Santa Domenica di Placanica, presso il santuario diocesano di Nostra Signora dello Scoglio, per partecipare alla giornata speciale di preghiera per gli ammalati e i sofferenti, presieduta da Sua Eccellenza il Vescovo della diocesi di Locri – Gerace, monsignor Francesco Oliva. Il culmine delle celebrazioni e delle funzioni ha avuto luogo nel pomeriggio.
Fratel Cosimo ha effettuato una evangelizzazione, il vescovo ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica e c’è stata una processione con il Santissimo Sacramento e proprio in sua presenza, quando è stato riposizionato sull’altare, Fratel Cosimo, con al fianco il successore degli apostoli, ha elevato al Signore una preghiera di intercessione per la guarigione dei malati e dei sofferenti. Il vescovo, nella propria omelia, ha ricordato le parole del Papa, sul non lasciare solo chi soffre; ha poi elogiato l’impegno dei medici, degli infermieri, degli operatori sanitari e dei volontari oltre di chiunque altro si prende cura degli ammalati e ha esortato a non lasciare solo chi soffre, soprattutto gli anziani.
L’evangelizzazione di Fratel Cosimo, la riportiamo, qui di seguito: “Carissimi fratelli e amici, devoti di questo Santuario Mariano Nostra Signora dello Scoglio, a voi tutti rivolgo un saluto di pace e di ogni bene nel nome del Signore. Oggi, come tutti sappiamo, la chiesa celebra la giornata mondiale del malato. Tale giornata è divenuta ormai una ricorrenza annuale in tutta la chiesa e venne istituita, se lo ricordate, dal Santo Papa Giovanni Paolo II, proprio nella data dell’undici febbraio in cui si fa memoria della Beata Vergine di Lourdes. Alla nostra tenera e premurosa Madre del cielo, oggi vogliamo affidare in modo particolare tutti coloro che sono affetti dalla malattia fisica e spirituale, affinché non faccia mancare loro il suo soccorso e la sua materna consolazione.
Ora, con questi sentimenti vogliamo accogliere nel nostro cuore la Parola del Signore, tratta dal Vangelo di Marco c. 1 a partire dal v. 40 fino al v. 42: “In quel tempo venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: Se vuoi, puoi purificarmi. Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: lo voglio, sii purificato! E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato”. Fratelli e sorelle, i tre versetti del Vangelo che ho appena citato, e che lo Spirito Santo ha messo nel mio cuore per la nostra riflessione, ci descrivono un povero uomo affetto da una grave malattia incurabile: la lebbra. Gesù da poco aveva appena iniziato il suo viaggio per i villaggi della Galilea, portando in ogni luogo il messaggio della Buona Notizia, cioè la predicazione del Vangelo di grazia, di vita e di speranza. Ed ecco che, durante il viaggio, si presentò a Lui un uomo coperto di lebbra. La lebbra a quel tempo, oltre che ad essere incurabile, era una brutta malattia che progressivamente sfigurava la persona affetta. Proviamo a immaginare questo povero uomo, il quale viveva un’esistenza miserabile, a causa della devastazione provocata dalla malattia in se, ma anche della situazione di impurità in cui si trovava e per la quale veniva escluso dalla società. Ma il povero lebbroso alla vista di Gesù non si perse d’animo e convinto nella sua fede che Egli poteva liberarlo, gli disse: “Se vuoi, puoi purificarmi”. A questo punto notiamo bene cosa accadde! Gesù mosso da compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato”. Ed ecco che, in un attimo, la pelle del lebbroso diventò liscia e pura. Potremmo dire che il gesto di Gesù, nel toccare il lebbroso, lascia intendere che Egli desidera un incontro personale con l’uomo, perché vuole creare un contatto che salva, e non solo un contatto che guarisce. Miei cari fratelli e sorelle, questo è molto importante, perché per essere salvati occorre avere un incontro personale nella propria vita con Gesù Cristo il Salvatore, ed essere disposti a seguirlo sulla strada che Lui ci indicherà e cioè sulla strada del Vangelo. Al tempo di Gesù, la malattia della lebbra era incurabile, oggi possiamo dire che in buona parte è stata debellata. Ma esiste in questo tempo in cui viviamo, un’altra forma di lebbra, ancora peggiore, che potremmo chiamare col nome di droga, alcolismo, prostituzione, violenza, e soprattutto peccato, il quale dilaga sempre più nel mondo. Dio nella sua grande misericordia mandò nel mondo il Figlio Gesù Cristo per la salvezza delle anime e dei corpi e dare all’uomo e alla donna la salute integrale. Infatti sta scritto nel Libro del Profeta Isaia al c. 53 v. 5: “Egli è stato trafitto per i nostri peccati, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci da salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti”.
S’intende guariti integralmente: corpo, spirito e anima. Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, se crediamo davvero come credette il lebbroso di Galilea, ancora oggi, Gesù ci può toccare e liberare dalle schiavitù, guarirci dalle malattie fisiche e spirituali, e soprattutto liberarci dalla lebbra del peccato. Il lebbroso guarito da Gesù confessò la notizia della sua purificazione e allo stesso tempo della sua guarigione. Questo è anche il nostro compito, il compito di ogni cristiano: testimoniare e diffondere la buona Notizia del Vangelo. E concludo fratelli e sorelle nel dire che, per custodire bene e con frutto nel nostro cuore la Parola del Signore, che abbiamo ascoltato dal Vangelo di Marco, dobbiamo innanzitutto credere che Gesù Cristo non è cambiato, ma è sempre lo stesso, e che anche oggi avrà compassione di noi, stenderà la sua mano e pronuncerà le stesse parole che disse al lebbroso: “Lo voglio, sii purificato”. Dite amen! Dio vi benedica e sia lodato Gesù Cristo.”