di Antonio Baldari
Prove tecniche di “fine del mondo”, o quasi, perché qui si stanno verificando delle robe da matti che neanche il pool di psichiatri e psicologi più preparato ed attrezzato può risolvere!
Ciò che è accaduto da una settimana a questa parte, in Italia, con due omicidi perfetti di altrettanti animali – sì, avete letto bene, animali – da parte dell’uomo (volutamente minuscolo!) dà il senso e la misura davvero smisurata che si sta vivendo: due vere e proprie esecuzioni in luoghi distinti e separati, con modalità completamente diverse ma entrambi accomunati da un unico leit-motiv: non c’era alcun motivo per farlo!
Sì, proprio così, ciò che è stato perpetrato ai danni di una povera quanto indifesa capretta ad Anagni, in provincia di Frosinone, da parte di un pugno di giovani vuoti e sconsiderati, che hanno pensato bene di divertirsi scalciandola fino a farla morire, per poi immancabilmente pubblicare il “trofeo” di cotanta vergogna sui social, ed il colpo di fucile sparato verso una mamma orsa, Amarena, nel Parco nazionale d’Abruzzo, avevano soltanto questo punto in comune, che ne aggrava il gesto in maniera inequivocabile: il compiere un atto omicidiario così evidente, verso un animale, senza che ve ne fosse una ragione, posto che ci sia una ragione nel togliere la vita ad un animale.
Che non c’è mai, come per qualunque essere vivente in Natura!
Due misfatti distinti e separati nello spazio, ancorché vicini nel tempo, da cui si può dedurre, senz’ombra di essere smentiti, che qui l’unico “bastardo” in natura è proprio l’uomo, con i primi che rimarcano ancora una volta il senso di vuoto che alberga nelle giovani generazioni di oggi, perché se per passare il tempo te ne vai a scalciare una capretta fino a farla scoppiare, morendo, e come se non bastasse non vedi l’ora di far vedere a tutti quanto sei stato eccellente nel fare tutto ciò, allora vuol dire che, effettivamente, l’animale autentico e certificato sei tu, con appresso tutto quello che i tuoi genitori non hanno fatto allevandoti come si deve.
E che dire dello sconsiderato che con un solo quanto letale clic ha tolto di mezzo non solo uno dei plantigradi tra i più prolifici del parco nazionale d’Abruzzo ma anche e soprattutto una mamma ai propri figli?
Dei cuccioli, oggi orfani, e per i quali bisognerà vedere il da farsi facendo superare loro il tremendo trauma, che purtroppo essi vivranno peggio nei giorni, settimane, anni a venire in cui sentiranno la pesante assenza della mamma; sullo sfondo mettiamoci l’ormai “consueto” abbandono di cani, gatti e quant’altro durante il periodo estivo, ad accentuarne l’essere cinico verso il mondo animale, certamente più…umano degli umani, e il pessimo ritratto che ne viene fuori è completo.
Del tutto inguardabile.