SANT’ILARIO DELLO JONIO – Quella di Anthony Reale avrebbe potuto essere una storia come tante, vissuta tra la campagna natìa e il Nord America. La trafila è stata quella di sempre: valigia di cartone, oceano Atlantico, Canada. Infanzia e adolescenza in mezzo ai “wops” (così chiamavano in maniera dispregiativa gli immigrati dell’Europa del Sud, specie quelli senza documenti) e una vita di lavoro per costruire quel benessere che basta a godersi gli anni di una pensione dorata nel clima mite della Florida. Invece no. Anthony from Sant’Ilario non ha mai dimenticato il paese natale, ci è tornato col chiaro intento di acquistare la terra dove è nato ma, non riuscendoci, ha comprato un altro appezzamento di terreno nei pressi di Condoianni, in contrada Fallò, dove ora sorgono la sua azienda vitivinicola, il suo agriturismo con b&B, il suo ristorante, la sua amata cantina. Dopo 55 anni di Canada, tra il ghiaccio delle strade di Toronto e la Labatt’s spillata in birreria, Reale ha lasciato la sua azienda per tornare in Italia, assecondare la sua passione per il vino e coltivare l’ambizione di vincere il primo premio in Italia. Il suo è “il sogno calabrese”, altro che “american dream”. È convinto che «Qui ci sono tante opportunità che i calabresi ancora non vedono e che nei prossimi vent’anni si possono e si devono realizzare. Purchè – ha chiarito a margine della presentazione del suo ultimo vino – ci sia la volontà politica da parte di chi amministra e si cominci, finalmente, a parlare bene di questa terra, ad esaltarne gli aspetti negativi». Anthony, tornato per l’occasione “Ntoni” è un concentrato di positività. Quasi patriarcale per il physique du role e per il modo in cui parla ai suoi collaboratori. Sintesi tra la creatività calabrese e l’efficienza canadese. Lunedì scorso ha presentato il suo ultimo prodotto, un rosso frutto della coesistenza di quattro vitigni: tre noti (magliocco, gaglioppo e nero d’Avola) e uno “segreto” che Reale non vuole svelare perchè lo ritiene “l’arma in più” come la formula della Coca Cola. Il vino con cui aspira a vincere il primo premio in Italia si chiama “Bocca di rosa”. La confezione risente dell’esperienza acquisita in 55 anni di marketing ed è molto curata, tra il disegno dell’etichetta che richiama ad una sensualità tutta mediterranea e l’utilizzo “pro domo sua” di un verso della celeberrima canzone di De Andrè, e poco importa se la “Sant’Ilario” menzionata da Faber fosse in realtà Sant’Ilario d’Enza. In amore vale tutto e non si fa peccato. E Anthony ama. La sua terra, i suoi prodotti, la sua gente. Proprio quella gente che lunedì sera ha affollato la splendida terrazza in collina, ha attinto al ricco buffet di stuzzichini e apprezzato questo vino che al palato è equilibrato: secco, strutturato e tannico quanto basta. Un prodotto d’avanguardia omologato da Vincenzo Ippolito, leader dell’enologia calabrese. Un prodotto competitivo, sul mercato e nei circuiti dei sommelier. Un prodotto da calabrian dream, insomma. Good luck, Anthony! And cheers…
GIANLUCA ALBANESE