R. & P.
“Noi si può votare una certa linea negli organismi e poi esprimerne una diversa a favore di telecamera, non è leale verso quel milione e mezzo di italiani che ha partecipato alle ultime primarie e quel milione e due che ha voluto Nicola Zingaretti segretario del Partito Democratico, solo due anni fa!”
Angela Martino, capolista all’ultimo congresso, nel collegio di Reggio Calabria, per la mozione Piazza Grande ed oggi membro dell’assemblea nazionale del Partito Democratico, si prepara all’appuntamento di domenica con una chiara idea rispetto a ciò che dovrà essere il dibattito.
“In un partito pluralista come il nostro, le fasi interne di dialettica e finanche di conflitto sono fondamentali, ma non si può immaginare di pretendere un congresso ad ogni fase politica nuova, in un’epoca in cui proprio le fasi politiche si susseguono continuamente! Sarebbe come chiudersi in una discussione astratta su se stessi che il Paese non capirebbe, soprattutto mentre viviamo una pandemia devastante per la vita sociale ed economica di ognuno. Inoltre, come ho detto a “Piazza Grande”, la trasmissione di radio Immagina condotta da Marco Furfaro e Stefano Vaccari, non possiamo rifare gli errori del passato e chiuderci alle alleanze, il Partito Democratico non può permettersi di fare solo testimonianza e la vocazione maggioritaria ad oggi è velleitaria. I suoi valori, la storia della tradizione che lo ha anticipato e i principi che ne hanno ispirato la fondazione lo obbligano a costruire sane vittorie per cambiare l’Italia, ad ogni livello amministrativo e istituzionale.
Gli italiani ci osservano e si aspettano da noi battaglie sui diritti dei più deboli, sulla salute, sul lavoro, sulle riforme, sulla formazione, sull’ambiente, sulla decrescita demografica ed economica. Sulle persone. Un partito come il nostro deve stimolare e far sua la battaglia sulla questione meridionale contemporanea, così come deve rafforzare l’impegno sulla parità di genere, interna e nelle istituzioni. Su questo fronte molto ha fatto Zingaretti durante il suo mandato, riprendendo un tema totalmente assente nel partito prima del suo arrivo, ma è necessario insistere per riuscire a scardinare lo sbilanciamento a favore degli uomini nelle posizioni di vertice. Senza contare che va ricostruita la rete territoriale del partito, smantellata negli anni scorsi e senza la quale il popolo democratico si è ritrovato orfano persino di un luogo dove incontrarsi.
Un dibattito autoreferenziale in assemblea sarebbe un macigno troppo pesante in grado di segnare il nostro futuro, bisogna aprire una reale fase di ascolto e di confronto con i nostri iscritti e simpatizzanti sui temi della società. Le spartizioni di potere non possono essere l’argomento unico e sott’inteso di ogni confronto interno, in assemblea dovremo confrontarci apertamente su ciò che ha condotto il segretario Zingaretti a questa fortissima scelta di rottura e ripartire dall’impostazione che con Piazza Grande abbiamo dato al Partito Democratico. Il consenso su Nicola Zingaretti si dimostra ancora molto forte nella nostra comunità, segno che il percorso fatto in questi due anni dovrà rafforzarsi e continuare il suo cammino”