Con l’aumento della digitalizzazione e della connettività, sono cresciuti inevitabilmente anche gli attacchi informatici ai danni di aziende, cittadini ed enti pubblici. Un fenomeno, questo, che accomuna tutta Italia, da Nord a Sud, sintomo della formazione inadeguata, della poca attenzione e della scarsa consapevolezza dei rischi digitali.
Crescono i reati informatici in Calabria
Da mesi al centro dei dibattiti nazionali ed internazionali, la cybersecurity sta assumendo un ruolo sempre più importante nelle nostre vite e nei nostri lavori. Il 2022 è stato infatti un anno disastroso per la sicurezza informatica, con 2.489 incidenti gravi a livello globale, di cui 188 solo nel nostro Paese.
Incidenti che hanno coinvolto tutte le regioni italiane, da Nord a Sud. Solamente in Calabria, infatti, nell’ultimo anno i reati informatici sono cresciuti del 12,4%, come evidenziato nel focus territoriale del report dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Calabria. Tra le province con la crescita più accentuata, Vibo Valentia, con un incremento del 26,3% e Cosenza, che ha registrato un +23,5% dei casi. Per quanto riguarda invece l’incidenza, Reggio Calabria e Catanzaro sono le città con l’intensità maggiore: se infatti la media è di 45 denunce ogni diecimila abitanti, in entrambe le province il numero sale a 51.
Per quanto riguarda il tipo di attacchi, se nel 35% dei casi i criminali hanno approfittato della vulnerabilità dei software, della scarsa qualità della connessione Internet o dell’inefficacia dei programmi di difesa, nel 26% è stata una violazione di password a causare il tutto.
In Italia ancora poca consapevolezza e formazione
Rispetto agli altri paesi europei, l’Italia è molto indietro in tema di cybersecurity. Basti pensare che, secondo i dati Censis, ben il 17,1% degli italiani non sa minimamente cosa sia la cybersicurezza, il 58,6% ne ha solo un’idea approssimativa, mentre solo il 24,3% conosce a sufficienza il tema.
Eppure, per garantirsi una buona protezione dai rischi del digitale bastano pochi e semplici accorgimenti. Qualche esempio? Non scaricare software o altri file da fonti poco affidabili, evitare le reti wi-fi pubbliche, proteggere i dispositivi con password sicure e aggiornare costantemente i sistemi operativi e i programmi.
Il consiglio più importante, tuttavia, rimane sempre quello di avvalersi di un buon antivirus, strumento in grado di prevenire e rimuovere le minacce. Oggi esistono dei programmi in grado di scansionare i virus direttamente online, senza la necessità di dover installare nulla sul proprio PC. È possibile trovare una lista dei migliori antivirus online su punto-informatico.it.
Anche per quanto riguarda la formazione aziendale, le imprese italiane sono ancora molto indietro. Secondo il Cybersecurity Readiness Index 2023, il rapporto realizzato da Cisco per misurare la preparazione e la resilienza delle imprese nei confronti della criminalità informatica, ripreso da Adnkronos, solamente il 7% delle aziende in Italia ritiene di essere in grado di difendersi da un attacco informatico. Una percentuale molto bassa, soprattutto se confrontata con i numeri che arrivano dall’Europa, dove la media sale al 15%.
Identità, dispositivi, sicurezza della rete, carichi di lavoro applicativi e dati sono i cinque pilastri presi come criteri di misurazione: a partire da questi le aziende sono state classificate in quattro gradi, ovvero principiante, formativo, progressivo e maturo. Se in Italia solo il 7% delle imprese è nella fase matura, l’8% si trova in quella principiante e il 61% in quella formativa.
Come emerso dalla ricerca, circa un terzo dei titolari d’azienda intervistati ha subito un attacco cyber lo scorso anno, mentre il 75% si aspetta di subirlo nei prossimi due anni. Per questo motivo, quasi nove aziende su dieci hanno deciso di aumentare il budget per la sicurezza nel prossimo anno di almeno il 10%.
Sempre più attacchi in Italia
Come già anticipato, il 2022 è stato un anno record per quanto riguarda gli attacchi informatici, in Italia e nel mondo. L’ultimo Rapporto Clusit ha evidenziato come il nostro Paese abbia subito ben il 7,6% delle azioni criminose mondiali, e l’83% dei casi italiani segnalati ha avuto un’entità critica o grave.
Malware e phishing sono state le modalità criminali più usate, mentre per quanto riguarda gli obiettivi degli attacchi, il podio è occupato da estorsione di denaro, sabotaggio e spionaggio. L’attivismo è in aumento, ma occupa solo il 7% degli attacchi totali.