R. & P.
E’ ormai di dominio pubblico la “querelle” in atto tra il Sindaco di Platì e il Sindaco di Bianco a seguito di una espressione, fatta da quest’ultimo, il quale, durante l’Assemblea dei sindaci della Locride, per screditare una non meglio definita persona, l’avrebbe etichettata come un “trafficante di Platì” Espressione che ha irritato il Sindaco di Platì poiché lesiva dell’immagine dell’intera comunità.
L’espressione “trafficante di Platì” ha irritato anche me che vivo fuori ma sono…orgogliosamente di Platì.
E mi ha irritato ancora di più il fatto che a pronunciarla sia stato un rappresentante delle istituzioni.
Purtroppo, questo episodio fa capire quanta strada bisogna ancora fare per liberarsi dalle catene del pregiudizio e Platì, negli anni, è stato l’emblema di un pregiudizio che lo ha condannato ad una marginalità che ha penalizzato, in primis, i suoi cittadini.
E’ vero, nell’immaginario collettivo Platì viene identificato con la ‘ndrangheta, e siamo consapevoli che si sono verificati a Platì molti fatti delittuosi, ma è anche vero che, per l’art. 27 della Costituzione, la responsabilità è personale, pertanto, non si può dire “trafficante di Platì” o “trafficante” di un qualsiasi altro Comune” perché si rischia una generalizzazione che offende tutti i cittadini, anche quelli che non risiedono a Platì.
Io sono insegnante e sono autrice di un libro che parla di storia, di Sud, di pregiudizio e anche di Platì, anzi, il nome Platì ho voluto, caparbiamente, riportarlo in copertina. Porto il mio messaggio ovunque, in giro per l’Italia dove vado a presentare il libro, ricevo stima ed apprezzamenti per il mio lavoro e per il mio impegno e nessuno, dico nessuno, si è mai permesso di esprimere un giudizio negativo sulle mie origini.
Bene ha fatto dunque il Sindaco Sergi ad indignarsi, perché, come rappresentante delle istituzioni ha il dovere di tutelare l’immagine della comunità che amministra, una comunità che sta faticosamente cercando di riscattarsi da un marchio negativo che pesa come un macigno e che, negli anni, non ha risparmiato nessuno, nemmeno i bambini, “grazie” a certa stampa e certa pubblicistica che spesso dimentica che i bambini sono semplicemente bambini, anche a Platì.
Per chi non lo sapesse, il sindaco Sergi, come amministrazione, con delibera n. 77 dell’8 settembre 2016, ha aderito al Comitato “No Lombroso”, un Comitato che sta portando avanti, anche nelle sedi giudiziarie, la battaglia contro il pregiudizio antimeridionale. Di recente l’amministrazione ha anche deliberato la donazione di un contributo di € 250,00 per sostenere lo stesso Comitato. Tutto questo, a parer mio, gli fa onore perché ha compreso che combattere il pregiudizio significa guardare avanti, significa rispetto, significa dignità.
La Locride, nell’immaginario collettivo purtroppo non gode di “buona fama”, e questo anche a causa di un pregiudizio che gli è stato cucito addosso e che non riguarda solo Platì, ecco perché io penso che è questa la prima battaglia che dovrebbe unire proprio gli amministratori della locride e non puntarsi il dito contro.
Ritengo pertanto che non sia nè rispettoso, nè dignitoso, nè civile dire con tanta leggerezza “un trafficante di Platì” anche perché qualcuno potrebbe essere assalito dal dubbio che…tanta sicurezza nel dire che si trattasse proprio di un trafficante ….possa derivare da esperienza diretta.
Prof. ssa Antonella Musitano