di Adelina B. Scorda
BENESTARE – Dalla posa della prima pietra all’apertura delle sue porte sono trascorsi circa 70 anni. È la storia della Chiesia Nova che ieri sera in un’affollatissima via Margherita ha visto convergere nel cuore del Comune autorità politiche ed ecclesiastiche per quella che è una data storica per tutta la comunità, ma soprattutto per le generazioni che popolano e hanno popolato Benestare.
LA STORIA
Le notizie sommarie e di scarsa attendibilità circa gli impedimenti che non consentirono la consegna dell’opera, nonostante i lavori fossero stati ultimati, ci dimostrano come le pastoie burocratiche abbiano origini più lontane di quanto si possa immaginare. Gli anziani raccontano che negli anni del conflitto, dentro, vi si accamparono tedeschi o americani di passaggio. Fu anche infermeria militare e, all’occorrenza, deposito per munizioni. O ancora, per qualche anno, anche rifugio per gli zingari.
Ma la Chiesa Nova fu una falegnameria ma soprattutto spazio di esibizione di diverse compagnie teatrali itineranti, dove la prima esibizione teatrale ebbe luogo nel 1946, settant’anni fa appunto. Nel 1961 la gradinata fu ultimata grazie a un finanziamento di sette milioni di vecchie lire, ma inspiegabilmente non fu aperta neppure allora. Negli anni ‘80 si iniziò a ipotizzare una destinazione d’uso diversa dal culto cattolico. E’in quegli anni che nasce l’idea di destinare la Chiesia nova all’aggregazione giovanile e alle manifestazioni culturali. Vincenzo Garreffa, fu poi il primo sindaco a proporre di “ristrutturare la chiesa nuova, dotandola di un palco stabile per le attività di arte varia e di tutti quei sussidi audiovisivi che sono utili strumenti di formazione”. Alla sua amministrazione va il merito di avere avviato la pratica di usucapione da parte del Comune, visto che la proprietà dell’immobile non era mai stata definita. La procedura di acquisizione definitiva fu conclusa dall’Amministrazione guidata dal Sindaco Vincenzo Rocca che, alla Chiesia nova, destinò due importanti finanziamenti. Un altro finanziamento poi nel 2011 proveniente dai Pisl ha permesso di ultimare i lavori di ristrutturazione.
L’INAUGURAZIONE
Davanti al portone della Chiesia Nova il vescovo Monsignor Oliva, il presidente della Regione Mario Oliverio e il sindaco Rosario Rocca, dietro una folla trepidante attende il taglio del nastro tricolore e l’ufficiale apertura del teatro comunale di Benestare, “uno spazio – afferma il sindaco Rosario Rocca – voluto e per cui hanno lavorato tutte le amministrazione che negli anni si sono succedute. Un luogo che deve essere di tutti i cittadini benestaresi e locridei”.
Ad accogliere la cittadinanza curiosa ed emozionata uno spettacolo ricco e articolato che apre ufficialmente la nuova stagione culturale di benestare con il Coro degli Angeli.
“Un luogo, la Chiesia nova, – il vicesindaco Domenico Mantegna – da cui è importante ripartire, gettando alle spalle dissidi e divisioni, per costruire e coltivare quell’unità d’intenti che serve alla nostra comunità. E questo teatro ne è l’esempio concreto”.
Simbolo e strumento di aggregazione per i tanti giovani benestaresi e non solo, il teatro comunale rappresenta “un luogo di crescita – ha spiegato il parroco don Rigobert – ma questa struttura non varrà nulla se noi tutti non la metteremo in moto.”
Un’opportunità di crescita culturale e umana per i ragazzi di questa comunità per il vescovo Oliva, pensiero condiviso anche dal presidente Oliverio, accompagnato dal consigliere Sebi Romeo.
Entrambi hanno espresso grande soddisfazione nel vedere l’opera finalmente realizzata e aperta al pubblico. Oliverio ha poi sottolineato come “la cultura, l’aggregazione e il confronto sono le basi senza le quali non è possibile costruisce un futuro fatto di crescita di opportunità e di legalità. Solo così è possibile costruire una comunità sana, improntata sul rispetto, sulla tolleranza, e alla solidarietà. Ecco perché è importante quello che avviene stasera a Benestare ed è importante che questo luogo si ponga in un contesto territoriale teso al futuro per un territorio culturalmente ricco come la Locride, un patrimonio che deve essere messo in rete per diventare un grande attrattore”.