di Walter De Fiores
BENESTARE – Mentre il Natale si avvicina, a Benestare, nella comunità Ariaporu, i ragazzi migranti non smettono di vivere assieme il fenomeno dell’aggregazione. Un paese, quello di Benestare che sin dall’insediamento dell’Amministrazione Comunale targata Rocca, ha applicato politiche sociali degne di nota, soprattutto grazie al buon lavoro svolto dall’assessore Domenico Mantegna. Visitando quel centro, si respira subito un’aria diversa, l’integrazione e l’umanità da parte dei ben 13 educatori, danno l’impressione di vivere fuori dalla realtà che circonda e regna nella Locride.
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I quasi 40 ragazzi, tra i quali 12 minorenni, di svariate nazionalità (Mali, Gambia, Nigeria, Egitto) hanno la possibilità di integrarsi a pieno con la comunità benestarese.
I minorenni residenti nel centro, che prevede mensa, posti letto, attività di educazione e di insegnamento scolastico, oltre ad imparare l’italiano ogni mattina, il pomeriggio hanno la possibilità di adoperarsi in laboratori artigianali e nello svago degno e giusto della loro giovane età. I ragazzi più grandi, molti dei quali sono stati messi a regola per potersi mantenere attraverso i lavori che gli imprenditori e le ditte di Benestare offrono, sono per lo più di origine Maliana e Nigeriana. Un mischiarsi di culture che consente oggi di guardare Benestare come la perla, assieme a Riace e Caulonia, di quella tanto acclamata aggregazione che però molti Comuni non hanno ancora deciso di sfruttare al meglio.
Nota negativa che però arriva, non dai ragazzi migranti personalmente, è quella dei mancati ed arretrati fondi che, chi di dovere, fa giungere spesso e troppe volte col contagocce. Finanziamenti che causano l’indebitamento dei Centri, come quello dell’Ariaporu di Benestare, ma che nonostante le mille difficoltà economiche, vive e sopravvive grazie all’eccellente lavoro, riguardante determinate politiche sociali, dell’avvocato e assessore Mantegna. Il quale costantemente presiede alla comunità, caricandosi sulle proprie spalle il peso e le responsabilità che giungono quasi quotidianamente e che avvalendosi, anche e soprattutto, della disponibilità degli educatori e dei collaboratori del Centro, riesce nonostante tutto, ad offrire innumerevoli confort necessari ed indispensabili al fine di garantire a questi ragazzi sfortunati, fino al loro arrivo in Italia, uno stile di vita dignitoso.
Negli anni, l’Amministrazione Comunale ha contribuito all’inserimento di questi giovani nel contesto sociale e lavorativo, infatti, appena avuta la possibilità ha offerto ai ragazzi migranti l’opportunità di lavorare all’interno del Comune, creando loro l’agevole condizione per vivere mantenendosi indipendentemente. Un lavoro che richiede sacrificio, quello degli educatori, che però, con passione e dedizione, si sono messi all’opera aderendo a questo progetto con grande umanità, umiltà e professionalità. Questo è evidente, basta recarsi presso il Centro sito nella piazza più antica e storica di Benestare (che grazie a questa comunità è rinata) per notare, l’attaccamento, quasi materno, che i ragazzi provano nei confronti di chi con sentimento, dà oggi loro l’occasione di sentire meno distante la propria casa natia, i propri affetti familiari, ma anche le condizioni disumane in cui versavano, le guerre, la fame e la miseria che purtroppo hanno conosciuto. L’immagine che più colpisce deriva da quelli sguardi giovani, seduti su un banco a cercare d’imparare l’italiano con una volontà mai vista prima, o il sorriso di chi sbuccia una mela e la mangia seduto sulla propria sedia mentre guarda un pallone rotolare tra i piedi dei suoi fratelli africani che ci giocano assieme ai bambini di Benestare, la gioia di chi impara a leggere e a scrivere, la felicità e la spensieratezza di chi dice “voglio diventare come Gigi Buffon”, l’amore verso chi porge loro un paio di vestiti nuovi o un paio di scarpe, verso chi gli dice andiamo a fare un giro per le vie di Benestare, verso chi sogna e basta, ed è contento di farlo. Ci si dimentica in quel contesto, che fuori c’è un altro mondo, un’altra Locride, che vive momenti economici, culturali, sociali difficili.
Quanto basta a consigliare ai lettori che per staccare (come si suol dire) la spina, non serve recarsi fuori dalle nostre zone, nelle grandi città, nelle immense campagne o sulle rive del mare, basta recarsi in quella comunità in mezzo ai quei ragazzi, dove nessuno si sentirà diverso dall’altro, la spensieratezza entrerà nel vostro animo e resteranno fuori i problemi personali, le complessità derivanti da una crisi che non è solo economica. Lì vi sembrerà di essere in un altro mondo.
Un buon Natale a tutti questi ragazzi, che possano avere la fortuna che meritano e, che grazie al lavoro svolto da tutti i dipendenti del Centro, possano continuare a sentirsi risorsa indispensabile per la comunità.