di Adelina B. Scorda (streamvideo e foto di Enzo Lacopo)
BENESTARE – Cartelloni, fiaccole e striscioni, c’è tutta Benestare al corteo che l’amministrazione ha organizzato per sostenere, l’ormai sindaco dimissionario Rosario Rocca. I sindaci della Locride si sono precipitati accompagnati dalle fasce tricolore, per dimostrare la loro vicinanza. Ma non ci sono solo loro, a schierarsi vicino all’amico, al collega e compagno Rocca, anche il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, i rappresentanti di Libera Locride il circolo Sel della Locride e tantissimi cittadini. A denunciare in prima fila accanto ad un’amministrazione ferita e a un paese sconvolto, loro, le vittime di mafia.
Scrutando i volti della gente scesa in piazza per stare vicina al suo sindaco, è chiaro il senso di sconforto che affligge tutti. “Non cambierà mai niente” è la frase che riecheggia fra il brulichio delle voci. Si attende ancora fuori prima che la fiaccolata abbia inizio. Un gesto, che è un simbolo, di speranza di lotta, di voglia, bisogno di rivincita, contro uno Stato sordo e assente, latitante, contro chi ha scelto il crimine per la sua vita. “E anche se Benestare – parla Deborah Cartisano – di locali di ‘ndrangheta non ne ha, almeno in senso stretto, questo non è un buon motivo che può giustificare il disinteresse e l’assenza delle istituzioni. Quello che ora bisogna combattere, non è la cosca, troppo grande e forte, per dei semplici cittadini, quel compito deve essere lasciato a chi ha i mezzi e le possibilità per poterlo fare. In questa terra dimenticata, la lotta parte dalla mentalità, a quella mentalità mafiosa che vive di favori e di compari, dove il legittimo è merce di scambio, terra dove l’ignoranza e la solitudine hanno creato un altro codice che non è quello d’onore. No l’onore è un’altra cosa”. Mentre si percorrono le vie del paese, si passa per via Regina Margherita, per via Roma, per tagliare poi per via Marconi e qui sostare, per qualche minuto, in silenzio. È qui, di fronte la casa di Rosario, proprio dietro il Comune, che la mano criminale ha compiuto il suo gesto codardo. Il silenzio domina, i pensieri vanno tutti a quella notte. Solo poche ore prima in Chiesa si festeggiava il Santo patrono e l’unità del popolo benesterese, provata dal gesto di fratellanza e amicizia da parte della comunità benestarese residente in Australia, il “Benestare social club” che nei giorni scorsi ha donato alla parrocchia ben 50 mila euro da impiegare per la ristrutturazione della Chiesa Matrice. Due eventi intensi ma diametralmente opposti che turbano necessariamente tutto e tutti. Si ritorna in Piazza Municipio, è qui che la fiaccolata ha termine non prima però che alcuni fra i sindaci presenti e Rosario Rocca non esprimano i loro pensieri. Tra la folla ad ascoltare, ritto, attendo c’è il papà di Gianluca Congiusta, la bandiera di Libera sventola fra le sue mani, a fianco a lui Deborah Cartisano, poco più distante suor Carolina. Loro due donne che hanno vissuto su seconda pelle il dolore della perdita e dell’ingiustiza. Due donne, profondamente diverse per scelta di vita, ma che lottano entrambe dentro questa terra. Parole di coraggio e di conforto, quelle pronunciate dal sindaco Ginni Speranza, lui come molti altri suoi colleghi sa cosa vuol significare lottare, soli, in terra di ‘ndrangheta. “E’ intollerabile – dice – questo ennesimo atto, lo Stato non può lasciare la popolazione di Benestare, Rosario e la sua famiglia senza un adeguato sostegno contro la mafia.. C’è anche il sindaco di Bovalino, Tommaso Mittiga, solo pochi mesi, era il 6 marzo la sua auto, una Toyota Yaris, è stata data alle fiamme quasi di fronte la sua abitazione, in via Fratelli Bandiera. Ma quello di stasera non è il primo atto di denuncia che la comunità benestarese grida, e per Rosario e al sua famiglia quest’ultimo altro non è che l’ennesimo atto intimidatorio subito. A ventiquattro ore dalla chiusura della campagna elettorale per le politiche 2013, dove Rosario Rocca era candidato per Sel alla camera dei deputati, ignoti, purtroppo lo sono ancora oggi, danno alle fiamme l’auto della sorella, parte da qui l’escalation di atti mafiosi ai danni, di un uomo, di un’istituzione, dell’intera società civile. Già perché come recita lo slogan principale di questa sera, impresso a chiare lettere sugli striscioni, “Rosiario siamo tutti noi”. La solitudine e la miopia, l’indifferenza delle forze politiche statali hanno portato a questo, “ noi sindaci ribadisce il Presidente di Assocomuni Giuseppe Strangio – siamo l’unico Stato presente su questo territorio”. Una storia particolare quella di Benestare che nell’ultimo anno si è negativamente arricchita di atti e piccole grandi tragedie che hanno colpito l’intimità di una comunità che si è trovata a stringersi, anche sbigottita, attorno al suo parroco, vittima anche lui come Rosario Rocca. “Rosario – racconta Deborah nel suo intervento – ha scelto di ritornare al sud e per questo va sostenuto. A lui va sicuramente un’attenzione particolare, perché questo non è il primo atto intimidatorio subito. A febbraio la macchina si sua sorella è stata incendiata, ebbene già da allora le istituzioni avrebbero dovuto dare un segnale forte, di sicurezza verso la sua famiglia e la sua persona” . Aiuto che non c’è stato, presenza politica forte, Stato, che anche in quest’ennesimo caso si è fatto desiderare, che non ha inteso, voluto o potuto, combattere la stessa lotta di un suo difensore. Quindi, forse no, il sindaco Rocca non ritirerà le sue dimissioni a meno che non giunga un segnale forte e concreto da chi ora è chiamato in causa a dimostrare quella presenza per troppi anni latitante.
Il discorso di Rosario Rocca
“Io, questa sera, non voglio parlare delle mie dimissioni, non voglio affrontare questo argomento, perché la vita o la morte di questo paese, di questo territorio, non sono e non possono essere legate alla scelta di una persona. È stato emozionante per me vedere questo calore,incontrare tanti cittadini benestaresi e della Locride che in questi giorni si sono recati presso gli uffici comunali per esprimermi una parola di conforto, per esprimermi la loro solidarietà, ma negli occhi di tanta gente che ho incontrato ho letto un aspetto tragico, il più tragico di questa vicenda, la rassegnazione. […] Se ognuno di voi, rimarrà un caso isolato, sarà da solo. Allora il sentimento comune prevalente sarà la rassegnazione, quel sentimento, quella convinzione di cui ci parlava Corrado Alvaro, secondo cui vivere onestamente è una cosa inutile. Quando prevale questo senso di rassegnazione, allora è lì che muore un popolo. Quindi quello che mi sento di chiedervi stasera è di continuare ad essere società civile, a voler essere tutti insieme, a voler chiedere e denunciare l’assenza delle istituzioni a parlare dei bisogni e delle speranze che sono di tutti. Perché I bisogni di una persona non saranno mai attenzionati se non diventeranno il bisogno di tutti. Questi sono stati per me anni di duro e immenso lavoro e ringrazio la mia amministrazione, i ragazzi, i miei amici che in questi cinque anni mi hanno aiutato. Abbiamo cercato, sbagliando ovviamente, ma chi fa necessariamente sbaglia, di lavorare tanto con la gente, con i giovani, con le associazioni, perché il nostro sogno di cambiamento, il nostro progetto, quello che abbiamo pensato per Benestare, l’abbiamo voluto condividere con gli altri, perché pensavamo e pensiamo che il cambiamento non può che essere figlio di una scelta, di un cambiamento collettivo. Quindi se volgiamo cambiare, dobbiamo camminare insieme come società civile. Io non sono più il vostro sindaco da due giorni e stasera sono felice di sentirmi società civile, di sentirmi cittadino insieme a voi, cittadino che vuole cambiare, che vuole combattere per questo territorio, che vuole denunciare l’assenza inaccettabile dello Stato. Quando parlo di Stato non mi riferisco alle forze dell’ordine, ai quei militari che tanto s’impegnano su questo territorio, parlo della politica che decide le sorti dei territori. Parlo di governi centrali che ci hanno messo in ginocchio. Questo territorio è stato messo abbandonato, questa è la verità. La viabilità è qualcosa di spaventoso, raggiungere la Locride è un’impresa ardua. Le nostre scuole, l’edilizia scolastica è ferma all’anno zero e quando lo Stato non risponde neppure a un bisogno di scolarizzazione quale prospettiva di cambiamento un sindaco può presentare ai propri cittadini? Io ho fatto il sindaco onorando giorno dopo giorno la fascia tricolore, con sacrificio e dedizione e la mia decisione scaturisce proprio da questo: non essere più nelle condizioni di difendere, sostenere uno Stato assente. Le dimissioni non sono arrivate e perché voglio ritornarmene a Torino, io sono cittadino benestarese e lo sarò sempre, però da sindaco vorrei non essere l’unico presidio dello Stato presente sul territorio. […] Voglio ringraziare, questa sera, i tanti colleghi, i tanti sindaci che in questi anni mi hanno sostenuto, aiutato, una piccola parte dei successi ottenuti in questi anni la devo anche a loro. Ma oggi non posso difendere più una politica, quella politica che conta che decide che ci considera semplice serbatoio di voti. Fin quando noi saremo solo quello allora nessuno mai ci ascolterà, e noi smetteremo di essere serbatoio di voti solo quando diventeremo società civile. Ma allora perché loro, la mafia vince? Ci riescono perché noi non ci giochiamo la partita perché riteniamo che difendere questo territorio non rappresenti la partita più importante della nostra vita[…] ma le cose non stanno così. Se noi non ci preoccupiamo delle speranze di tutto e tutti verranno meno anche le nostre e soprattutto oggi che la società è debole, la famiglia è debole, la scuola è debole, solo la società civile potrà veramente cambiare le sorti di questo territorio. Quando c’è una società civile che rappresenta e difende i bisogni di un territorio, allora la politica non può essere sorda perché a quel punto non ci sarà più il compare di turno a prendere voti, si voterà un progetto, ma questo, dipende solo da noi, se decidiamo veramente di crederci la partita la vinciamo noi. […] Consentitemi di rivolgere delle parole alla persone, ai ragazzi che hanno deciso di incendiare la mia macchina e di incendiare i mezzi del comune. Siete degli stupidii, quella notte si poteva sfiorare una tragedia, nei garage comunali, lì dove hanno tentato di alimentare il fuoco, c’era una bombola del gas e al piano di sopra la dottoressa di turno alla guardia medica. Quindi voglio dire a loro: vi sentite forti, ma siete solo degli sciocchi degli stupidi perché avete regalato, avete bruciato la vostra giovinezza, l’avete regalata al crimine, non capite che siete in prigione, consegnatevi alla giustizia e cambiate. Sappiate che i saluti che la gente vi porge tutti i giorni sono dettati dal timore, dalla paura, dall’ipocrisia purtroppo. […]Sapete,oggi ho sentito per l’ennesima volta il presidente della camera, Laura Boldrini che mi ha chiesto quale fosse l’esigenza per questo territori ola mia risposta è stata:.Ci serve un maestro elementare perché abbiamo i bambini di seconda e quinta in una pluriclasse piccola. […]. Io mi auguro che questo momento non rappresenti un caso bello, ma isolato, io mi auguro che questo momento di riflessione e di sinergia rappresenti un vero momento di ripartenza. Grazie”.
QUESTE LE DICHIARAZIONI DI ROCCA RILASCIATE AL NOSTRO ENZO LACOPO PRIMA DELLA FIACCOLATA:
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QUESTO, INVECE, E’ IL VIDEO INTEGRALE DELLA FIACCOLATA, GIRATO E MONTATO DAL NOSTRO ENZO LACOPO:
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