di Adelina B. Scorda
BENESTARE – Senza contare i propri passi, porta avanti il suo viaggio nell’accoglienza la comunità benestarese,e lo fa anche grazie al suo parroco Elangui Gigobert, per tutti don Rigo. Così domenica, Benestare ha festeggiato la giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato.
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Una celebrazione unica nel suo genere, che vuole essere “una presa di coscienza verso un fenomeno divenuto ormai una realtà, una realtà che dobbiamo convivere – precisa don Rigo durante l’omelia – non possiamo come cristiani essere indifferenti al grido del povero, ma dobbiamo saper accogliere e condividere, solo così saremo artefici e partecipi in quella rivoluzione delle coscienze che Papa Francesco non si stanca di invocare”.
Parla alle gente don Rigo, chiede, domanda sprona. In chiesa domenica mattina è presente tutta la comunità benestarese, non solo quella di nascita. È questo il momento giusto, il luogo giusto per aprire un nuovo dialogo, una nuova riflessione: “La multi etnicità del nostro territorio non ci provoca forse la ricerca di una più autentica identità? La multiculturalità non è forse occasione di scambio e di ricchezza?. La presenza islamica non ci richiama la necessità di una più chiara testimonianza? I bisogni di tanti non spingono le nostre coscienze alla solidarietà e condivisione?”
Domande che hanno accompagnato tutti i presenti, se non altro per tutto il resto della giornata. Dalla riflessione si passa alla convivialità, il pranzo, la tavola, uno dei luoghi migliori per sentirsi più vicini, per aprirsi anche e soprattutto all’altro. Così grazie alla buona volontà e disponibilità di molte famiglie benestaresi si è allestita una tavola imbandita nella palestra comunale.
Musiche africane, indiane e italiane, già perché la giornata del migrante non ha riunito solo gli extracomunitari ma tanti benestaresi, hanno fatto a sottofondo ad un giornata passata all’insegna della condivisione, dell’apertura verso l’altro così diverso e uguale a me. Benestare, infatti, ospita diverse etnie non solo grazie al progetto d’accoglienza, molte sono le famiglie, i singoli che hanno scelto questo piccolo comune per vivere, magari anche per ricominciare.
A nulla valgono i proclami, le marce se non sono seguite da atti concreti, gesti che rendono tangibile pensieri espressi a voce. La giornata del migrante e del rifugiato, che si è celebrata a Benestare altro non è che l’esempio tangibile di come sia possibile creare passo, dopo passo una nuova conoscenza dell’altro, esempio di quanto sia facile e bello aprire i propri occhi, tendere le proprie orecchie, e spalancare le braccia all’altro, in un abbraccio reciproco, in uno scambio constante di esperienze e di vita.