di Patrizia Massara Di Nallo
Un traguardo raggiunto, dopo oltre due anni di istruttoria complessa, da tutta la Calabria: il Bergamotto di Reggio Calabria ha ottenuto il marchio Igp. Il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste con a capo il ministro Francesco Lollobrigida, ha approvato l’IGP Bergamotto di Reggio Calabria e il relativo disciplinare di produzione. “Una enorme soddisfazione per l’intero comparto agricolo e grande apprezzamento giunge da tutto il territorio dopo un’attesa di due anni, sei mesi e sette giorni esatti” afferma l’agronomo Rosario Previtera presidente del Comitato promotore per l’IGP Bergamotto di Reggio Calabria e la sua tutela e valorizzazione” .
(Rosario Previtera, agronomo e presidente del “Comitato promotore per l’Igp Bergamotto di Reggio Calabria).
Questo disciplinare prevede la produzione e la trasformazione del prodotto esclusivamente all’interno dell’area vocata e si estende ai derivati dell’industria agroalimentare e del cibo. Un importante passo avanti perché l’IGP assicura quindi il bergamotto di Reggio Calabria non solo all’agricoltura ma anche all’impiego del frutto nell’enogastronomia. Infatti la sigla IGP (Indicazione Geografica Protetta) identifica un prodotto le cui caratteristiche dipendono dall’area geografica di origine. Un prodotto però può essere preparato in una determinata area geografica, ma con una materia prima che ha una diversa origine di produzione territoriale. Attualmente il bergamotto si produce anche fuori dalla nostra provincia e precisamente in Sicilia, in Basilicata, in Puglia e anche all’estero. Si sta pertanto già lavorando ad alcuni progetti che coinvolgeranno i comuni ed il turismo nella promozione di un mercato tutto da scoprire a salvaguardia dei produttori dalle crisi di settore e dalla concorrenza sleale.
La sigla DOP (Denominazione di Origine Protetta) indica invece un prodotto originario di una regione e di un paese le cui qualità e caratteristiche siano essenzialmente o esclusivamente dovute all’ambiente geografico in cui viene prodotto. L’“ambiente geografico” comprende sia i fattori naturali (il clima), sia fattori umani (tecnica di produzione tramandata e artigianalità) che consentono di ottenere un prodotto inimitabile al di fuori della zona produttiva. Tutta la produzione, la trasformazione e l’elaborazione del prodotto devono avvenire nell’area delimitata.
Fra le origini, più leggendarie che storiche, sulla coltivazione del bergamotto in Calabria appare più interessante delle altre la storia del moro di Spagna, che per 18 scudi vendette un ramo del prezioso albero ai signori Valentino di Reggio i quali lo innestarono su un arancio amaro un loro possedimento nella contrada Santa Caterina (Reggio Calabria) dando vita alla coltivazione sul nostro territorio.
Il territorio originariamente e naturalmente deputato alla coltivazione del bergamotto era la Costa dei Gelsomini fascia costiera che va da Scilla a Monasterace, tra lo Stretto di Messina e il basso Jonio Calabro e copriva un’area di circa 50 comuni. I cambiamenti climatici degli ultimi decenni hanno oggi reso possibile la coltivazione anche in nuove zone ad esempio a Fiumara di Muro o sull’altopiano di Campo Calabro.
A Reggio in via Filippini, in pieno centro storico, è visitabile il Museo del Bergamotto gestito da un’accademia che ha mosso i primi passi nel 1993 avvalendosi della collaborazione degli associati volontari per promuovere e valorizzare il bergamotto in ogni settore produttivo e in più parti del mondo. Il Museo mostra una rassegna dell’archeologia industriale con le macchine da estrazione che risalgono all’inizio del Settecento, le prime a vapore degli anni Ottocento e quelle coni motori elettrici nei primi del Novecento, per poi giungere all’industria degli anni Sessanta in pieno boom economico.
Negli anni ‘60 e ‘70 molto nota era l’area di coltivazione della zona di Melito di Porto Salvo (RC) e in particolare le frazioni di Prunella e Caredia (Lacco). Ogni anno, nel periodo tra novembre e gennaio, solo questa zona contribuiva con le proprie piantagioni al maggior raccolto del frutto del bergamotto. La coltivazione dell’oro verde subì un tracollo intorno agli anni 70 sia per l’impoverimento del mercato estero, soprattutto francese, che sostituì l’essenza naturale calabrese con quella di sintesi dei laboratori d’Oltralpe, sia per varie malattie degli alberi (quali la “Phoma tracheiphila” fungo comunemente denominato mal secco) che decimò intere piantagioni per diversi anni.. Oltretutto si diffuse anche la voce, rivelatasi poi infondata, di una presunta attività cancerogena del frutto. Una ripresa lenta e graduale si ebbe intorno agli anni 2000 quando gli industriali francesi, obtorto collo, si resero conto che le note uniche dell’essenza del bergamotto non potevano essere sostituite con quelle di sintesi.
La nutriceutica ha avuto poi un ruolo primario e decisivo riguardo alla scoperta delle virtù salutari del frutto verde, delle molteplici proprietà benefiche e nutrizionali sull’organismo: è ricco di vitamine e antiossidanti, ha proprietà antibatteriche e anti-infiammatorie e riduce i livelli di colesterolo e di glicemia. Si è così incrementato il suo impiego in enogastronomia e nella cosmesi anche se la sua principale produzione rimane dedicata alla realizzazione dei profumi più prestigiosi (Chanel n. 5, ecc.).
Non secondario viatico per l’incremento della coltivazione è stata la presa di coscienza dei produttori di fare fronte comune davanti all’ennesima usurpazione di un identitario patrimonio calabrese e ciò ha favorito ulteriormente l’impiego del prodotto e il suo dilagante successo.