di Simona Ansani
《L’italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti》. Sono le dichiarazioni del Presidente Silvio Berlusconi durante il discorso del 1994 quando annunciò la sua discesa in campo politico. Un discorso vero, di pancia, rivolto a tutti, che gli diede la fiducia per poi Governare il Paese.
《È sorta in questi anni un’altra Italia, umile e tenace, orgogliosa e onesta, moderata ma ferma nel difendere i principi di libertà, che non ha nessun passato da nascondere e che soprattutto non ha paura di sperare e di credere. Questa Italia siamo noi, si chiama Forza Italia》. Ciò che si legge nel libro “I discorsi a braccio di Silvio Berlusconi” pubblicato nel 2000.
Dopo la rivoluzione politica e democratica del liberalismo di massa delle elezioni del 94, che dettano la storia, il 2 dicembre 2006 a San Giovanni il popolo è presente, una marea di elettori giunti da ogni parte di Italia per proseguire quella saldatura politica con Forza Italia, ma soprattutto con Silvio Berlusconi. Ricordo ancora che insieme ai 2.2 milioni di persone, secondo gli organizzatori, 700 mila per la Polizia, c’ero anche io, in una veste diversa, da giornalista, perché all’epoca scrivevo per Calabria Ora, e dovevo, volevo, seguire tutta la giornata per raccontare ai lettori, il lungo cammino da Anagnina fino a San Giovanni. Più di 8 chilometri a piedi, ascoltando il popolo, riprendendo i cortei, allegri, leggendo i tantissimi cartelloni. Nel 2006 a Palazzo Chigi c’era il Presidente Romano Prodi, ma lo scopo di Berlusconi era proprio ricompattare il suo popolo puntando sulla piazza, scenario da sempre dei suoi incontri pubblici, delle sue vittorie, dei suoi confronti con gli elettori. Quel tipo di comunicazione che lui conosce bene, che aggrega e lo fa proprio a San Giovanni, da dove da il via alla nascita si un’altra rivoluzione politica, quella del Pdl.
Berlusconi ha trasformato il mondo della politica italiana, un rivoluzionario della comunicazione, un uomo che ha fatto la storia dell’Italia. Imprenditore, editore, politico, statista, riconoscimenti che gli vengono attribuiti da tutte le parti del mondo politico sia nazionale che internazionale. Oggi, anche i suoi competitor riconoscono in Silvio Berlusconi, un uomo senza eguali, un leader che ha dominato la scena politica per oltre trentanni, innovatore della comunicazione.
Comunicazione che Berlusconi fa un punto di forza, tanto da, anche in questi anni, scanditi dai social, aprire un profilo e una pagina oltre che Facebook anche su Tiktok per parlare alle nuove generazioni di politica. Uno strumento per lui apparentemente nuovo, ma che aveva come unico scopo quello di avvicinare le generazioni dei millennial alle tematiche sociali, costituzionali e di politica nazionale.
Un uomo generoso, dal grande entusiasmo, un genio, un visionario, un sognatore, lungimirante, come lo definiscono nel mondo del calcio da Galliani a Capello, fino al Presidente del Coni, Giovanni Malago’. Una storia irripetibile, 29 trofei in 31 anni. Parliamo del club rossonero, l’era di Silvio Berlusconi, dal 1986 al 2017: 8 Scudetti, 1 Coppa Italia, 7 Supercoppe italiane, 5 Champions League, 2 Coppe Intercontinentali, 5 Supercoppe Uefa, 1 Mondiale per club. La sua creatura talmente amata e talmente bella.
Cosa sarà da domani lo scenario politico, non è facile stabilirlo, certo è che niente e nessuno probabilmente avrà un impatto così innovatore e di gran peso specifico. Un altro pilastro della politica italiana ci lascia, un collante nel campo della politica estera, che le nuove generazioni sicuramente studieranno sui libri di storia.