di Antonio Baldari
BIVONGI – 28 luglio 2014. Ai più una data che non dice alcunché ma che per Bivongi, invece, è una data spartiacque rispetto alla storia della ridente cittadina del reggino, aperta da sempre all’accoglienza ed all’ integrazione di quanti sono provenuti anche da terre straniere ma che proprio in quel giorno dà il sigillo definitivo a questa sua, positiva, tradizione con l’apertura ufficiale del progetto Sprar,
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l’iniziativa del ministero degli Interni rivolta ai rifugiati e/o richiedenti asilo che vide in condominio il Comune dello Stilaro, insieme a Monasterace ed a Locri, premiato con 25 unità di cui 21 proprio a Bivongi, 4 a Monasterace e, strano ma vero, zero nella “Città di Zaleuco”: purtroppo i problemi si sono appalesati sin da subito in special modo nel centro bivongese in considerazione del fatto che alcun incontro aperto alla pubblico è stato organizzato nonostante i reiterati solleciti all’interno dell’Amministrazione comunale con la compagine di minoranza, guidata da Ivan Leotta, a stimolare sempre e comunque al dibattito ed a rendere edotti i cittadini su quanto si andava a fare ma il sindaco, Felice Valenti, ed i suoi prodi hanno sempre risposto picche.
Sta di fatto che già dopo qualche giorno vi è stata l’insorgenza dei primi grattacapi con dei fastidi, taciuti, da parte di uno dei soggetti provenienti dal continente africano, ad alcune ragazze del luogo, fastidi sfociati nel fermo da parte dei Carabinieri della stazione di Stilo del ragazzo, indicato nel turbare la serenità delle due giovani, che venne sottoposto a tso e per questo trasferito nella struttura psichiatrico-giudiziaria di Barcellona Pozzo di Gotto; un episodio molto negativo che sembrava essere stato assorbito nel corso dei giorni successivi ma che, in realtà, era soltanto l’inizio di un malcontento ripetutosi in altre circostanze, di cui la più eclatante nello scorso mese di marzo 2015 con una vera e propria sassaiola da parte di alcuni dei ragazzi africani contro il coordinatore comunale dei servizi, Salvatore Murace, riconducibile alla cooperativa sociale “Pathos” di Siderno che ab origine si era aggiudicato l’appalto da 1 milione di euro e spalmato in tre anni per 300mila euro e spiccioli, di cui 114mila euro per il 2014 e 125mila euro per il biennio 2015-2016 quale cofinanziamento a carico del Comune di Bivongi, per come del resto emerge dal “Piano Economico Finanziario” approvato con tanto di delibera di giunta comunale. Ma tant’è!
Quell’increscioso episodio vide un vero e proprio summit tra l’amministrazione comunale, la cooperativa ed i rappresentanti per l’Alto Commissario dei rifugiati in Calabria e dell’Oim per fare il punto della situazione, capire e concludere che la situazione era così insostenibile anche perché i giovani africani lamentavano tutta una serie di insoddisfazioni e carenze, soprattutto legate all’alimentazione dovendo tenere conto, a loro dire, soltanto di 5 chili di pasta, 3 chili di farina, 4 chili di riso, 4 litri di latte, 12 uova, 1 pacco di biscotti, 3 litri di olio, 4 chili di carne di pollo, pomodorini e cipolle nell’arco di una settimana e per cinque persone, chiedevano una card per potere pensarci da sé stessi alle derrate alimentari personali e così fu!
Da allora sembra essere tornato il sereno ma rimanendo, però, sempre come fuoco sotto cenere, ogni tanto si segnala un risveglio dell’intolleranza dei residenti verso questi ragazzi, che nel frattempo sono aumentati considerevolmente di numero, con il primo cittadino Valenti che ne ha chiesto l’ampliamento in barba alle disposizioni legislative, anche in tal caso rivendicate dalla minoranza, che per i Comuni fino a 5mila abitanti prevede l’ospitalità soltanto per 15 unità; anche in questo caso si è sorvolato, peraltro nel contesto più ampio di un’integrazione linguistica che stenta a decollare, parlando prevalentemente la lingua inglese tutti i ragazzi coinvolti nello Sprar e qualche parolina spiaccicata in italiano.
Ma è nella comunità di Bivongi che ancora si vedono troppo poco questi ragazzi, è lì, in mezzo alla gente che difetta l’accoglienza e di riflesso l’integrazione. Ancora tutta da scrivere a metà del cammino.