di Adelina B. Scorda
BOVALINO – Sembrava dovesse scorrere senza troppi intoppi l’assise comunale discussa nel pomeriggio a Bovalino, eppure c’era da aspettarsi, almeno dall’opposizione qualche appunto, per non dire critica, sulla relazione riguardante il piano di riequilibrio finanziario pluriennale, argomento posto in cima alle priorità concertative.
L’indirizzo preso dalla maggioranza guarda con speranza alla possibilità di accedere al fondo rotativo eventualità che se approvata dalla corte dei conti dei conti, previa valutazione della relazione finanziaria fornita, permetterà all’Ente di estinguere il debito contratto nell’arco di 10 anni. Questa però è solo una faccia della medaglia, già perché, riprendendo anche le parole del consigliere Vadalà ‹‹l’approvazione in questo consiglio del piano di rientro, determinerà un aumento al massimo di tutte le aliquote con particolare riferimento al canone idrico, depurazione, fognatura, Tares, Imu, nella misura massima consentita. Un aumento del carico fiscale – sostiene Vadalà – che diventerà insostenibile per moltissima famiglie››. Una decisione, quella di elaborare un piano di rientro che prevedesse il ricorso al fondo rotativo che meritava forse una più approfondita valutazione, una discussione in fase di stesura più ampia che forse sarebbe stata possibile attuare con maggior profitto con l’istituzione di una commissione di bilancio, ovviamente mai esistita. Un’opposizione, quella nei confronti dell’approvazione ad attingere al fondo di rotazione, espressa a gran voce da tutti i singoli membri della minoranza che a turni hanno espresso la loro visione politico – amministrativa. Ma a crear scompiglio sono stati i chiarimenti chiesti da consigliere Vadalà che elencando punto per punto della propria relazione ha evidenziato incongruenze significative sia a livello tecnico che formale. A scatenare il panico, poi, la possibilità, evidenziata dallo stesso Vadalà, che la relazione in suo possesso potesse essere mancante di qualche significativa parte esplicativa dell’attuale e futura condizione finanziaria, fino a temersi il falso di bilancio. Parole che hanno colpito duramente, lasciando un po’ interdetta la maggioranza consiliare che trovandosi spiazzata ha richiesto e ottenuto, nonostante il voto contrario del’’opposizione, la sospensione di mezzo’ora dell’assise consiliare E tra schiamazzi, vocii e rimbombi di campana, giunti in perfetta sincronia giusto per rendere ancora più caotica un’assise comunale che già si preannunciava poco stabile, si dà lo stop alla seduta. Una prassi quella della sospensione e del rinvio che sta diventando un cliché dell’esecutivo masiniano che privo di risposte immediate e bisognoso di ragguagli si riunisce per sbrogliare la matassa insieme a tecnici e ragionieri. Trenta minuti, che in realtà son bastati all’esecutivo per chiarire, se non altro, che l’incongruenza fra la relazione del consigliere Vadalà e quella in possesso al tavolo di presidenza, sarebbe stata causato da un semplice errore di numerazione della pagine.Tuttavia, le inesattezze segnalate dal consigliere Vadalà andrebbero ben oltre il difetto di numerazione delle pagine, e si riferirebbero a una ‹‹marcata superficialità nella ricognizione e quantificazione dei debiti, dal momento che – dichiara – tre giorni fa ho avuto notizia dagli uffici che ci sono debiti fuori bilancio che andrebbero riconosciuti in un prossimo consiglio››. Puntualizzazioni, questa a cui fanno seguito anche le dichiarazioni dei consiglieri Muscari e Maesano che in un documento registrato agli atti evidenziano come: ‹‹ Nella relazione mancherebbero le indicazioni documentali relative alle misure rivolte al superamento della situazione critica››. Secondo i consiglieri, infatti, il documento sottoposto a valutazione terrebbe conto soltanto dei debiti fuori bilancio e della possibilità di ripiano previsto nel periodo di dieci anni, ma non fa alcun cenno ai fattori di squilibrio che hanno causato le risultanze debitorie, ‹‹secondo noi- proseguono – il piano presenta dati non veritieri, contraddittori ed improponibili in merito alla fase di accertamento e di riscossione dei suddetti tributi ed in merito all’indicazione delle percentuali di copertura del costo dei servizi realizzato per ciascuno degli anni del triennio precedente. Il Piano invece prevede, poi, un’esposizione opposta, che sembra fatta apposta per mettere in difficoltà ulteriore le nuove generazioni e gli amministratori che verranno dopo di noi. Siamo, infatti, convinti che la volontà di questa maggioranza amministrativa sia stata quella di ricorrere al fondo di rotazione e che nulla è riuscito a farla recedere da tale decisione. Crediamo, inoltre, che la pratica, come è stata preparata, non potrà essere accolta per le contraddizioni, le insufficienze da noi rilevate e che naturalmente non sfuggiranno all’occhio esperto dei funzionari della Corte dei Conti e del Ministero dell’Interno››. Una scelta, discutibile, quella di accedere al fondo di rotazione anche secondo il consigliere Perrone, e il gruppo Nuova Bovalino, che peserà enormemente sulle collettività,proprio perchè il fondo anti dissesto altro non è che un prestito pluriennale che lo stato concede agli Enti i cui squilibri di bilancio sono stati tali da rendere il dissesto condizione quasi improrogabile. Tuttavia pur essendo, e in parecchi casi lo è, l’ultima ancora di salvezza per i comuni deficitariii e Bovalino, come dichiarato nel precedente consiglio comunale non lo è, non cancella magicamente il debito, ma ne permette il solo dilazionamento negli anni, con l’obbligo di attuare consistenti tagli di spesa, che si tramuterebbero poi in altrettanti tagli all’erogazione dei servizi. ‹‹Questo documento – conclude infine Tramontano prendendo la parola dopo Perrone – è il risultato di tre anni di amministrazione sterile, l’accesso al fondo di rotazione se verrà approvato costringerà questo ente ad obblighi e tagli che andranno a penalizzare come sempre i cittadini, crediamo pertanto che dirigerci solo verso un piano di rientro possa essere la soluzione più adatta alle condizioni di questo Comune››. Dichiarazioni che non hanno, tuttavia, mutato la decisione della maggioranza che ha approvato il riequilibrio finanziario.