di Redazione
BOVALINO – L’Unla (Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo) ed il suo Centro di Cultura per l’Educazione Permanente hanno scelto le otto persone che saranno premiate con targa di benemerenza nella serata del 4 agosto presso la Villa Comunale di Bovalino alle ore 21.30, nella manifestazione del “Festival della Memoria e dell’Identità”, giunta alla terza edizione. “Mancheranno le targhe per due illustri bovalinesi, segnalati dal Centro, per i quali “provvederemo il prossimo anno, ci ha detto il Dirigente dell’UNLA”.
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Le targhe saranno consegnate ai familiari di: Mario La Cava scrittore, Antonino e Francesco Vizzari ultimi pescatori dello storico rione “Borgo”, Salvatore Cagliostro, impiegato dell’E.N.E.L., Elena Romeo ostetrica, Francesco Perrone, cantoniere ANAS, donna Tita Maisano, commerciante, Alfredo Vadalà impiegato comunale e Domenico Zappia ex sindaco di Bovalino negli anni ’60, pensionato che ritirerà personalmente la targa.
Ritorna quindi anche quest’anno il “Festival”, quale momento di “memoria” e di “identità” dedicato ai giovani ai quali vengono presentati “profili” di bovalinesi che sono “Memoria” di un passato nobile incentrato sul duro ed onesto lavoro dove spiccano l’impegno, il sacrificio, il rispetto delle regole, il civile confronto, l’amore per la famiglia. “L’incontro con i nativi, si concretizza in un “Festival-dedica” della riconoscenza, che non è “nostalgia” del passato bensì insieme dinamico di appartenenza e di profonda e consapevole identità, in un inizio di Millennio dominato dal vivere l’oggi e consumare il “presente” ridotto a materia, cancellando la gioia e l’impegno di pensare e costruire il proprio futuro.
Una grande e sincera “festa” di popolo, quindi, che penetra nelle radici, alla riscoperta dei valori autentici di quanti hanno accompagnato la nostra vita con la loro presenza preziosa, affettuosa, laboriosa e rigorosa. L’UNLA attraverso il C..C.E.P. di Bovalino con il “Festival” vuole così continuare a rendere memoria soprattutto agli umili: contadini, casalinghe, ciabattini, panettieri, commercianti, ristoratori, meccanici, fabbri, sarti, muratori, pescatori, barbieri, carbonai, maniscalchi, stagnini, ferraioli, ma anche imprenditori, artisti, intellettuali, docenti, dipendenti comunali, provinciali, statali, rappresentanti delle Forze dell’Ordine, tutti coloro insomma che hanno permesso alla nostra società di crescere, in un periodo storico di grande povertà ma che hanno avuto il coraggio di ricostruire la speranza. “Riteniamo questo incontro-festa della riconoscenza -ci dice Giuseppe Marzano, collaboratore del Centro Unla – un dovere ed una necessità in quest’epoca segnata dall’individualismo e dal relativismo dove l’apparire prevale sull’essere e i veri valori polverizzati dal dilagare del raggiungimento di “bisogni” artatamente confezionati dai mass media. Dobbiamo imparare a “chiamarci per nome”, guardarci, riconoscerci e a non rinchiuderci in noi stessi”.
Perché una cosa è certa: sta emergendo la grande potenzialità del mondo giovanile che sta reagendo alle difficoltà con forte determinazione e continua a coltivare sostanziali attese per il futuro. “I giovani non cercano scorciatoie o soluzioni magiche – ha detto il cardinale Scola – chiedono piuttosto di essere messi in grado di affrontare i problemi con una rigorosa formazione professionale, animata dalla perenne ricerca del senso del vivere. Non abbiamo scelta: dobbiamo essere in grado di sapere offrire alle nuove generazioni la sapienza del conoscere e del vivere”.
Il saluto del Presidente della Provincia GIUSEPPE RAFFA
Memoria e identità nell’estate di Bovalino. Temi quanto mai attuali in un mondo in cui il cittadino globale è sempre più privo di radici, labile nella memoria storica ed esposto al rischio di assumere lo status di apolide della propria identità. La terza edizione del “Festival della memoria e dell’identità” vuole mettere la comunità di Bovalino, soprattutto quella formata dalle giovani generazioni, al riparo dai rischi della postmodernità. Nell’idea di Domenico Agostini, responsabile della delegazione regionale dell’UNLA, c’è un forte messaggio identitario di una comunità legata ai valori della famiglia, della solidarietà, del senso del dovere e del rispetto degli altri. Sono queste le radici che legano passato e presente, l’antidoto per la disgregazione che accompagna le attuali strategie di vita che preferiscono l’apparenza alla sostanza, producono frammentazione e cancellano importanti punti di riferimento che sono stati la vera forza della coesione sociale di interi territori.
L’appuntamento agostano attua uno schema che preferisce la sostanza all’apparenza e accende le luci della ribalta non solo sui figli illustri di Bovalino ma anche su quanti, pur non conquistando un posto sul palco della notorietà, sono gli artefici silenziosi e discreti di una comunità in cui tutti, dall’intellettuale all’impiegato, dal commerciante ai pescatori, con il loro lavoro contribuiscono alla ricchezza sociale, culturale ed economica di questo tratto di territorio della provincia reggina.
Esempi da seguire, portatori di speranza: così diversi da quei modelli effimeri esposti all’eclissi dello zapping, cancellati da un semplice clic del mouse o dimenticati nello spazio di una notte.
Il saluto del Sindaco di Bovalino Tommaso Mittiga
L’Unla che il prossimo anno festeggerà 60 anni di onorevole permanenza nel nostro Comune, si appresta, in questa terza edizione del “Festival” ad additare alla nuova generazione le “radici” bovalinesi che hanno segnato un periodo storico in cui un’ora, se pur formata dagli stessi sessanta minuti, infallibili ed uguali, davano il senso del trascorrere della vita fatta di sacrifici, di dedizione alla famiglia ed al lavoro, rispetto per gli altri, speranzosi di poter assicurare una vita dignitosa ai propri figli. Un’epoca che il nostro Dirigente Domenico Agostini, meritevolmente eletto alla Vice Presidenza Nazionale dell’Ente Morale, riflette ma vivendo intensamente questo tempo “elettrico” e oggi “ultrasonico”che crea una molteplicità di “bisogni” con intrecci di pseudo valori che distolgono la mente da tutto ciò che richiede attenzione, impegno, serietà, dignità. Non è una semplice “festa”, quindi, né una passerella di uomini e donne del passato che per molti giovani potrebbero identificarsi in «fantasmi», ma un momento identitario che diventa memoria. Chi sarà chiamato a ritirare una semplice targa, rappresenta l’appartenenza e la continuità dello stile di vita, dell’impegno, dell’onesto lavoro ma anche dell’identico sacrificio e dell’amore per i propri simili, proprio come i Padri. Non sono perciò “fantasmi, ma “idee”, esempi che devono essere seguiti per poter sperare in una società a misura umana, e quindi partecipi degli sviluppi che inevitabilmente fanno parte di questo Terzo Millennio al quale siamo chiamati, uomini e donne, giovani ed anziani a offrire ogni idea perché questa società sia più equilibrata e si senta dignitosamente parte del contesto produttivo e sociale del Paese. Bovalino, la Locride, la Provincia, la Regione hanno bisogno di stimolare queste tappe culturali che devono rappresentare la riscoperta dei valori autentici che hanno segnato il secolo passato, quello dei nostri padri, morti in guerra, in terre lontane, da soldati o da emigranti, ma con la schiena dritta e la dignità di essere italiani di Bovalino.