di Redazione
BOVALINO – Ci sono articoli che bisogna scrivere di getto, per non omettere alcun particolare dell’evento narrato,
altri che hanno bisogno di introspezione per “venire alla luce”… e, quanto segue, è frutto di un
piacevole pullulare di pensieri ed emozioni. Matrice di tali sentimenti è l’incontro che si è tenuto nella
Sala Consiliare del comune di Bovalino, in un insolito sabato pomeriggio di inizio dicembre. Difatti,
in data 9/12/23, alle ore 17:30, si radunano, poco per volta, i partecipanti all’incontro, pronti ad
assistere alla presentazione del libro di Rosario Rocca, docente ed ex Sindaco di Benestare, “Il tempo
del mandorlo”.
Se proprio di “tempo” parliamo, ci rendiamo conto che sono tempi duri per i libri; cartacei o digitali
che siano, brevi o lunghi, interessanti o meno, rappresenta, infatti, un rischio economico, per una casa
editrice, pubblicare. Risulta, inoltre, agli occhi di molti, opera estremamente virtuosa partecipare ad
un evento culturale di questo tipo, che può apparire come un’attività che porta a scontrarsi, faccia a
faccia, con momenti intrisi di noia e di voglia di scappare altrove…
Eppure, eccoci lì seduti ai banchi, in attesa di ascoltare quanto del libro verrà anticipato: in realtà,
quasi nulla della trama verrà svelato dagli interlocutori, verranno, invece, presi in analisi gli elementi
strutturali capaci di rendere vivi e palpitanti i personaggi stessi.
Al tavolo siedono l’Assessore alla Cultura, Pasquale Blefari, il Sindaco di Bovalino, Vincenzo
Maesano, la giornalista Maria Teresa Ripolo, l’autore e, in qualità di relatore, la prof.ssa Anna Costa,
docente in pensione, pilastro culturale e punto di riferimento, durante la sua attività, del Liceo
Scientifico “F. La Cava” di Bovalino.
Critico letterario di grande spessore, non si è mai presa troppo sul serio la prof.ssa Costa; dopo una
pausa, fin troppo lunga, torna a far fruttare il suo profondo amore per la letteratura: si alza in piedi,
lasciando tutti con il fiato sospeso, e avvia, quindi, un dibattito, partendo da una domanda cardine:
“Che cos’è per voi il tempo?” Ciascuno di noi avrà una sua personale risposta a questa domanda.
Sicuramente, svuotato degli eventi e del loro significato, il tempo vale poco; l’autore del libro prende
però in analisi un tempo specifico, quello del mandorlo: pianta “giusta e coraggiosa”, che ha la forza
di crescere anche su un terreno argilloso, di opporsi al tempo avverso;si tratta, quindi, di una rinascita,
un anticipo di primavera, o meglio, di un fiorire, che rappresenta la speranza di un futuro migliore,
nell’ avvicendarsi delle stagioni della vita.
La relatrice pone l’accento sul fatto che una vicenda che muove i passi dalla nostra terra, ne narra
fatti, in parte realmente accaduti, può sembrare, a colpo d’occhio, un romanzo meridionalista, con i
limiti che esso comporta: al contrario invece, l’autore, attraverso la narrazione, scardina il tempo,
vince sullo spazio, che circoscrive l’area di interesse, e si allarga poderosamente, come l’eco di
un’onda, capace di varcare qualsiasi confine, grazie al suo stato “liquido”. Liquidi si possono definire
anche i pensieri e i sentimenti contenuti nel testo, capaci di mandare alla deriva qualsiasi preconcetto:
il romanzo, intriso di riferimenti culturali, fa proprio il flusso di coscienza di Joyce, insieme alla sua
peculiare capacità di trasportare con sé il lettore.
Tutti i personaggi subiscono, nell’evolversi della trama, un’evoluzione; unica eccezione è
rappresentata dall’insegnante del liceo, che, per la prima volta, riesce a mettere in mano un libro al
protagonista del romanzo, che incarna l’autore stesso.
Molti i riferimenti autobiografici, grande l’esigenza dello scrittore di operare una catarsi dall’anima
attraverso la scrittura.
La musica che fa da “colonna sonora” al testo è rappresentata dalla canzone di Guccini, “Don
Chisciotte”: il pensiero di Anna Costa va a tutti i suoi ex alunni, tra cui lo stesso Rosario Rocca, che
combattono quotidianamente delle battaglie come dei cavalieri, che tentano di rendere, nel mondo,
reali i propri ideali, vincendo così piccole battaglie quotidiane.
Passa il testimone ai suoi ex alunni presenti all’incontro la prof.ssa e, attraverso il parallelo con il
“Piccolo Principe”, invita a costruire la propria strada passo dopo passo, step by step, e, soprattutto,
di fare attenzione agli incroci, ai bivi, alle scelte, senza delle quali, non potremmo andare poi così
lontano, privando, in tal modo, la nostra vita di un reale e autentico significato.
Nel presenziare il dibattito, in cui si sono avvicendati numerosi interventi, possiamo dire di aver
assistito anche ad una lezione di vita, di aver subito, in quel frangente, un andirivieni e un mescolarsi
di passato, presente e futuro, in un tratto di vita indeterminato, di cui, conclusosi l’incontro, non
possiamo che avere nostalgia.