di Adelina B. Scorda (ph. Enzo Lacopo)
BRANCALEONE – Torna sul luogo del delitto il reo confesso per quello che gli inquirenti hanno definito “sopralluogo guidato”. Sono le 14.30 la pioggia battente cade sul nastro delimitatore, quel tratto di spiaggia già così isolato appare ancora più triste, desolato. Si deve attendere, la pioggia non aiuta, la scientifica non può operare, le apparecchiature sofisticate potrebbero subire gravissimi danni. Passano circa due ore prima che il sopralluogo possa avere inizio, il cielo si apre esce addirittura il sole, siamo pronti per iniziare.
L’area è totalmente delimitata, noi giornalisti dobbiamo allontanarci, non possiamo sostare lì, almeno fin quando tutti i rilievi non saranno terminati. Gianluca Bevilacqua arriva ammanettato, e scortato dai carabinieri della Compagnia di Bianco, ad attenderlo sul luogo anche il suo avvocato di fiducia, che seguirà passo dopo passo tutta la ricostruzione di quanto accadde quel giorno. Gianluca Bevilacqua ripercorre gli attimi che hanno preceduto, vissuto, e seguito l’omicidio di Tatiana. Un racconto che poco si discosta dalla confessione rilasciata la scorsa notte agli inquirenti. Tatiana era sdraiata a prendere il sole, lui le girava attorno, l’aveva puntata, la telefonata all’amica, dice di aver paura di qualcuno che le stava girando intorno. Lui le si avvicina, la prende alla sprovvista, lottano, forse, poi lui la tramortisce con un bastone trovato in spiaggia, la trascina in luogo poco distante, il luogo dove poi verrà ritrovato, a seguito di una telefonata anonima, il corpo martoriato di Tatiana. Lei a quel punto non reagisce più, è tramortita, forse svenuta, lui la violenta, abusando di lei, ma non basta, la uccide, poi, con un colpo alla testa con un masso trovato li vicino. Eccolo il piccolo nuovo elemento che i carabinieri della Compagnia di Locri e del nucleo Investigativo di Locri, hanno aggiunto al quadro sconvolgente di un omicidio senza senso. Dopo aver ucciso la donna, Gianluca Bevilacqua sarebbe tornato a casa, spogliato, disfatto dei vestiti sporchi di sangue e subito dopo, probabilmente preso dal panico, avrebbe deciso di raccontare quanto aveva fatto alla madre. Si spostano da un punto all’altro della spiaggi gli inquirenti insieme al presunto colpevole, per ricostruire minuziosamente gli attimi di quel tragico pomeriggio. Poi, parla di uno zaino, che Tatiana aveva con sé, indica il luogo dove l’avrebbe nascosto, questo un nuovo elemento che renderebbe ancora più veritiera e agghiacciante la sua confessione. Si rimettono all’opera i carabinieri per falciare le sterpaglie e gli alberi che nasconderebbero lo zaino, ecco cosa ci riamane adesso di lei, le sue cose celate, messe via, nella volontà di cancellare ogni traccia, ma il tentativo forse disperato, forse maldestro e inutile di occultare ogni cosa, come quello di bruciare il suo corpo, falliscono, uno dopo l’altro. Colto da un raptus, scatenato da non si sa cosa, forse solo dalla voglia irrefrenabile e brutale di possederla ad ogni costo, lui, il reo confesso il presunto assassino, si mostra gelido, glaciale, a tratti non sembra rendersi conto della gravità di quanto racconta di aver commesso, non piange, non si dispera, non crolla disperato durante l’interrogatorio, ma stretto dalle prove, a quanto pare, dalle schiacciati prove contro di lui, confessa. A inchiodarlo definitivamente, manca solo la prova del Dna, per quella però ci vorrà ancora un po’ di tempo. Nel frattempo la sua permanenza sarà in via Vittorio Veneto al civico 59, presso la casa circondariale di Locri, almeno fino a quando non sopraggiungeranno nuove disposizioni. Rimane un dubbio chi ha fatto quella famosa telefonata anonima, il luogo dove è stato ritrovato il corpo di Tatiana, è un luogo appartato, di difficile passaggio, forse chi ha chiamato già sapeva, una voce di donna al telefono quel pomeriggio ha segnalato quel corpo, forse ha avuto pietà, per una donna che ha pagato con la sua vita il prezzo di essere bella. Tatiana, è il nome di un’altra donna che si aggiunge a quel lungo, quasi interminabile elenco di donne uccise, violentate, abusate. Tatiana è ognuno di noi.