(ph. e video di Enzo Lacopo)
di Adelina B. Scorda
BRANCALEONE – Più di mille persone adunate con fiaccole accese e fiocchi bianchi attaccati al petto per ricordare Tatiana e per esprimere con forza il “no” alla violenza sulle donne. A Brancaleone ieri sera c’erano tutti, autorità politiche, forze dell’ordine, associazioni, e molti, moltissimi cittadini. Sfilano gli striscioni, in alto gli stendardi, ad aprire il corteo i rappresentanti istituzionali della Locride, presenti, i sindaci di Bianco, Bovalino, Benestare, Sant’Agata, Caraffa, Africo, Staiti, Martone, Ferruzzano, Bruzzano e Gerace, i consiglieri provinciali Pierpaolo Zavettieri e Alessandra Polimeno, l’onorevole Imabalzano e l’onorevole Minasi.
Una marcia simbolica e silenziosa, per ricordare sì Tatiana, ma per non dimenticare tutte quelle donne, sono circa un centinaio solo nel 2013, vittime di una guerra fredda e silenziosa, di quella violenza che ha preso il nome di femminicidio. Un gesto, simbolico per chiedere scusa alla comunità ucraina, alla famiglia di Tatiana, ma per dire anche grazie a tutta la comunità di Brancaleone, alle istituzioni, “un gesto sostanziale – dichiara il sindaco Moio – di amicizia e di solidarietà. Tatiana ha pagato un conto che non era suo, è stata uccisa barbaramente in una domenica soleggiata di settembre mentre era al mare, da chi ha visto in lei solo un oggetto da possedere. Adesso più che le parole, abbiamo bisogno di meditare, di riflettere, di reagire, per far riaffermare il senso di legalità, parola ultimamente svilita del suo significato più vero, e per garantire a tutti, ma soprattutto alle donne la possibilità di riappropriarsi dei propri sogni e del proprio futuro, senza avere più paura”. Perdono, riconoscenza e amicizia, i fondamenti che hanno retto il discorso pronunciato da un rappresentante della Pro-loco di Brancaleone, intervenuto qualche istante prima dell’inizio del corteo. “La Pro-loco – ha detto – vuole lanciare un messaggio questa sera. Se siamo qui è per dire no alla violenza, a ogni tipo di violenza, ma siamo anche qui per ricordare Tatiana, perché crimini come questo non possono e non devono succedere. Non siamo qui a manifestare contro colpevoli o responsabili, non siamo qui per discriminare qualcuno, perché la violenza non si combatte con altra violenza o con l’emarginazione. La violenza è una crisi di valori della società e come tale va orientata verso etiche morali giuste e la si può combattere solo con la volontà di ricostruire e far conoscere alla società i principi fondamentali per i quali ogni persona è libera. In questa marcia silenziosa – conclude – ci saranno momenti di riflessione che vogliono dare un messaggio forte alla Calabria e a tutto il territorio”. Si percorre tutto corso Umberto I per arrivare sul lungomare, si cammina in silenzio, chi guarda in cielo, chi tiene gli occhi bassi, tra la folla, anche l’amica di Tatiana e poco distante da lei, la donna a cui Tatiana faceva da badante. Non vogliono essere disturbate, non se la sentono di parlare. Percorrendo il tragitto passiamo per il punto in cui Tatiana era solita passeggiare, li vicino, seduti su una panchina, distanti, sommessi, quattro ragazzi, sono i nomadi di Brancaleone, conoscenti, amici, forse, dell’uomo che le ha strappato la vita. Non si avvicinano, rimangono distanti, si legge nei loro volti l’imbarazzo, il dolore, rimangono fermi, guardano in silenzio passare il corteo, ci fissano, loro sanno di essere riconosciuti. La tensione si percepisce, ma sono solo pochi attimi, il corteo prosegue e loro si fanno sempre più distanti. Una tragedia, l’uccisione di Tatiana che ha sconvolto per certi versi ben due comunità, quella di Brancaleone, e la loro. Hanno paura, sanno di essere osservati, sentono addosso il peso della responsabilità di quanto accaduto e sperano che l’orrore commesso da un loro “membro”non si ripercuota su tutta la comunità nomade. Si percorrono circa due chilometri prima di arrivare in prossimità di dove è stato ritrovato il corpo di Tatiana, qui il silenzio invade l’aria, un minuto per Tatiana. Una poesia, dei palloncini bianchi e rosa che volano in cielo, simboleggiano libertà e speranza, il fuoco delle candele ancora vivo fa sentire tutti più vicini, “un’unica vera famiglia”, queste le parole del parroco, che ricorda un suo figlio strappato alla vita. Un minuto di raccoglimento, poi la parola va al sindaco di Ferruzzano, Marisa Romeo, che ha ben ricordato come l’iniziativa di Brancaleone, è un piccola fiaccola in una mare di lucciole. “La violenza sulle donne – ha detto il sindaco – è in vertiginoso aumento, una piaga quasi endemica che si allarga a tutti gli strati sociali senza differenze di condizioni economiche e sociali. Quasi a contrasto, in questi anni, i movimenti a favore delle donne, hanno visto una crescita esponenziale, forse proporzionata all’espandersi del tragico fenomeno, ultimo è quello della donne riminesi scese in piazza con una protesta silenziosa e a cui noi, stasera, ci uniamo per combattere insieme la stessa battaglia. Una lotta che sia costante e che abbia come cardine l’educazione e il rispetto”. Si ritorna in dietro, il passo ora è più svelto, è tardi, si ritorna al punto di partenza, lì a Piazza Stazione. ancora un grazie da parte del sindaco a quanti, istituzioni e non hanno voluto, donare un contributo con la loro presenza. Sono le 23.00, il cordone umano ormai si è sciolto, è tutto finito e si ritorna a casa, tutti un po’ più ricchi e un po’ più soli.
Questo è il video della manifestazione, realizzato dal nostro Enzo Lacopo:
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